Rapporto OCHA del periodo 7 – 20 novembre 2017 (due settimane)
- 70 anni di promesse mancate: la storia non raccontata del piano di partizione
- L’organo internazionale di controllo della medicina complice degli abusi israeliani
- Rapporto OCHA del periodo 7 – 20 novembre 2017 (due settimane)
- Perché la Palestina è ancora il problema
- Le forze israeliane mandano avvisi di sgombero a 300 palestinesi in un villaggio beduino
Il 17 novembre, in due episodi
distinti ma consecutivi, prima all’incrocio Efrata e poi al raccordo
stradale di Gush Etzion (Betlemme), un 17enne palestinese ha guidato il
suo veicolo contro coloni israeliani, ferendone due; successivamente è
stato colpito e gravemente ferito dai soldati israeliani.
In quest’ultima circostanza, prima di
essere colpito, il giovane era uscito dall’auto e aveva tentato di
accoltellare un soldato. Da ottobre 2015, presso il raccordo di Gush
Etzion, si sono verificati 20 aggressioni e presunte aggressioni
palestinesi che hanno causato l’uccisione di 4 israeliani e 12
palestinesi (questi ultimi, eccetto uno, tutti aggressori o presunti
aggressori).
In Cisgiordania, durante scontri, 21
palestinesi, dieci dei quali minori, sono stati feriti dalle forze
israeliane; in sei casi si è trattato di ferite da arma da fuoco.
Gli scontri più ampi sono scoppiati durante operazioni di
ricerca-arresto svolte nei villaggi di Tuqu’ (Betlemme), Deir Nidham
(Ramallah), Fahma (Jenin) e Azzun (Qalqiliya); durante scontri avvenuti
per gli stessi motivi nel Campo Profughi di Al Jalazun (Ramallah);
durante la dimostrazione settimanale a Kafr Qaddum (Qalqiliya) ed,
infine, vicino ad uno degli ingressi all’area H2 (Bab az Zawiya) della
città di Hebron, a controllo israeliano.
Nella zona H2 della città di Hebron,
il 9 novembre, le forze israeliane hanno lanciato lacrimogeni nel
cortile di un complesso scolastico, provocando lesioni a cinque minori.
Secondo fonti israeliane, il lancio di lacrimogeni è stato conseguente
al lancio di pietre, effettuato dall’interno del complesso, contro
veicoli di coloni israeliani. Sono stati arrestati anche due insegnanti
e, per il resto della giornata, le lezioni sono state sospese per oltre
1.200 studenti. Inoltre, un 13enne palestinese, mentre tornava a casa
nella zona H2, è stato aggredito fisicamente e ferito da coloni
israeliani. Infine, in tre casi, presso checkpoint della zona H2, tre
palestinesi, tra cui un 17enne e una donna, sono stati arrestati perché
in possesso di coltelli. Negli ultimi due anni, nella città di Hebron,
migliaia di palestinesi che risiedono vicino agli insediamenti colonici
israeliani sono stati soggetti ad intensificate restrizioni della
mobilità e ad un contesto sempre più coercitivo che prefigura il rischio
di trasferimenti forzati.
Per far osservare le restrizioni di accesso alle aree [interne della Striscia di Gaza] adiacenti la recinzione perimetrale ed alle zone di pesca della costa [della Striscia di Gaza], in almeno 27 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco verso agricoltori e pescatori;
un pescatore è rimasto ferito. In due occasioni, le forze israeliane
sono entrate in Gaza, vicino a Beit Lahiya e Jabalia (nella parte nord
di Gaza), ed hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e
scavi nei pressi della recinzione perimetrale.
A scopo punitivo, le autorità
israeliane hanno demolito un appartamento (danneggiandone altri due) in
un edificio a Beit Surik (Ramallah) ed hanno sigillato l’ampliamento di
una casa a Yatta (Hebron); 11 palestinesi, tra cui sette minori, sono
stati sfollati. L’appartamento apparteneva al responsabile di un
attentato (settembre 2017) nel quale furono uccisi tre membri delle
forze di sicurezza israeliane e lo stesso aggressore. L’ampliamento
sigillato apparteneva all’autore di un attacco in cui furono uccisi
quattro israeliani (giugno 2016). Dall’inizio del 2017, otto abitazioni
sono state demolite o sigillate a scopo “punitivo”, provocando lo
sfollamento di 44 palestinesi.
Per mancanza di permessi di
costruzione, altre 17 strutture sono state demolite o sequestrate
nell’Area C e a Gerusalemme Est, sfollando 49 palestinesi, tra cui 25
minori, e colpendone altri 81. Undici delle strutture prese di mira
(tutte non abitative, tranne una) erano in Gerusalemme Est. Tre di
queste sono state demolite dai proprietari per evitare multe. Le
restanti sei strutture si trovavano in tre comunità parzialmente o
totalmente situate in Area C, tra cui i villaggi Ni’lin (Ramallah), Al
Jiftlik ash Shuneh e Frush Beit Dajan: questi due ultimi si trovano
nella Valle del Giordano.
L’esercito israeliano ha emesso
ordinanze militari che circoscrivono le aree in cui vivono tre comunità
pastorali palestinesi; su tali aree ha imposto la “rimozione di tutte le
proprietà”. Le comunità colpite sono: Ein al Hilwe e Um al Jmal,
nel nord della Valle del Giordano, e Jabal al Baba, nel governatorato di
Gerusalemme. Quest’ultima si trova nella zona inclusa nel piano di
insediamento E1, progettato per collegare [l’insediamento colonico di]
Ma’ale Adumim a Gerusalemme. Come conseguenza degli ordini di cui
sopra, un totale di 520 strutture, tra cui 130 precedentemente fornite
come aiuto umanitario, sono a rischio di distruzione o di sequestro e
419 persone, metà circa delle quali minori, sono ad elevato rischio di
trasferimento forzato.
Il 10 novembre, e fino alla fine del
periodo di riferimento di questo Rapporto, l’esercito israeliano ha
bloccato tre delle quattro strade sterrate che collegano 12 comunità
della parte meridionale di Hebron (Massafer Yatta) al resto della
Cisgiordania. Di conseguenza è stato sconvolto l’accesso ai servizi e
ai mezzi di sostentamento di circa 1.400 palestinesi, costretti a
lunghe deviazioni. Questa zona è stata destinata [da Israele]
all’addestramento militare e designata come “zona per esercitazioni a
fuoco”, mettendo i residenti a rischio di trasferimento forzato.
Nel contesto della raccolta delle olive (ancora in corso), sono stati registrati tre episodi che hanno avuto coloni come protagonisti.
In uno di questi, un gruppo di coloni israeliani ha attaccato contadini
del villaggio di Urif (Nablus), ferendone due, colpiti alla testa con
pietre. Gli agricoltori, che avevano ricevuto dalle autorità israeliane
un’autorizzazione speciale, stavano raccogliendo le loro olive vicino
all’insediamento di Yitzhar; dopo questo episodio, altre 40 famiglie che
lavoravano nella zona hanno ricevuto l’ordine di andarsene. Negli altri
due episodi, è stato riferito che coloni hanno raccolto le olive di
alberi appartenenti ad agricoltori di Burin, anch’essi vicino a Yitzhar,
ed hanno rubato un asino appartenente a contadini del villaggio di Jit
(Qalqiliya). Sono stati segnalati ulteriori episodi di lancio di pietre
da parte di coloni contro agricoltori palestinesi.
Gruppi di coloni israeliani sono
entrati, sotto la protezione delle forze israeliane, in siti religiosi
che si trovano in aree palestinesi, scatenando scontri che si sono
conclusi senza feriti. I siti interessati includevano il complesso
Haram ash Sharif / Monte del Tempio a Gerusalemme Est ed altri due siti:
nell’area H1 della città di Hebron e nel villaggio di Halhul (Hebron).
Secondo resoconti di media israeliani,
nella Città Vecchia di Gerusalemme e su strade vicino a Sinjil e Deir
Nidham (entrambi in Ramallah), Tuqu’ (Betlemme) e il Campo Profughi di
Al ‘Arrub (Hebron) tre coloni israeliani, tra cui una donna, sono
rimasti feriti e diversi veicoli sono stati danneggiati, a causa del
lancio di pietre da parte di palestinesi.
Nella Striscia di Gaza, il valico di
Rafah, sul lato controllato dall’Egitto, è stato eccezionalmente aperto
per tre giorni (18-20 novembre) per casi umanitari urgenti, consentendo a
3.837 persone di attraversare in entrambe le direzioni. Questa è la
prima volta, dal giugno 2007, che il lato del valico di pertinenza
della Striscia di Gaza viene gestito da personale dell’Autorità
Palestinese; il 1° novembre ne ha infatti assunto il controllo in base
all’accordo di riconciliazione tra Fatah e Hamas. Il valico è stato
ufficialmente chiuso dal 24 ottobre 2014; per specifiche categorie di
persone sono state consentite aperture sporadiche. Dall’inizio del 2017 i
giorni di apertura sono stati 31.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
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