Raid israeliani su Gaza: uccisi 4 palestinesi



I raid sono in risposta a tre missili lanciati dalla Striscia che non hanno fatto alcuna vittima. Nelle manifestazioni a Gerusalemme est e nella West Bank sono stati feriti 217 palestinesi. Proteste contro la decisione di Trump su Gerusalemme in molti Paesi arabi e islamici.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Un raid di aerei israeliani su Gaza alle prime ore di questa mattina ha fatto due morti. Altre due persone uccise sono state trovate oggi sotto le macerie di un edificio colpito ieri sera da altri raid israeliani in risposta ai lanci di missili dalla Striscia, che non hanno fatto alcuna vittima.
L’esercito israeliano ha comunicato di aver preso di mira “luoghi di produzione di bombe, un deposito di armi, una base militare” di Hamas. I raid di oggi hanno colpito una base a Nusseirat, nel centro della Striscia; quelli di ieri hanno distrutto alcuni edifici a Beit Lahiya, nel nord del territorio sotto il governo di Hamas.
Da ieri a Gaza e nei territori palestinesi occupati sono in atto manifestazioni e proteste definite "giorno dell'ira" contro la decisione del presidente Usa Donald Trump di muovere l’ambasciata statunitense a Gerusalemme, riconoscendo quest’ultima come la capitale di Israele al posto di Tel Aviv.
Ieri da Gaza sono stati lanciati tre missili. Uno di essi ha colpito la città israeliana di Sderot, ma – secondo l’esercito d’Israele - il missile non è scoppiato. Un altro missile sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome (“cupola di ferro”). Di un terzo si è persa traccia e non sembra abbia raggiunto il territorio israeliano.
I raid militari di Tsaal hanno fatto in tutto quattro morti e 16 feriti, fra cui donne e bambini.
Negli scontri avvenuti ieri fra soldati israeliani e manifestanti palestinesi nella West Bank e a Gerusalemme est sono stati feriti 217 palestinesi.
La decisione di Trump sta infuocando molti Paesi arabi ed islamici. Migliaia di persone hanno protestato in Libano, Giordania, Egitto, Iraq, Turchia, Tunisia, Iran. Manifestazioni a favore dei palestinesi si sono tenute in Malaysia, Bangladesh, Pakistan, Afghanistan, Kashmir (India), Indonesia.


AGGIORNAMENTI:
ore 16:20 Chiesa copta d’Egitto: “Non incontreremo vice presidente Usa Pence dopo riconoscimento di Gerusalemme capitale d’Israele”
La chiesa copta egiziana ha comunicato che non incontrerà il vice presidente statunitense Mike Pence quando verrà in Egitto questo mese per protestare contro il riconoscimento Usa di Gerusalemme come capitale d’Israele. A riferirlo è l’agenzia Mena. In una nota, la chiesa ha fatto sapere che l’atto del presidente Trump giunge in “un momento inappropriato” ed è stata fatta “senza considerare i sentimenti di migliaia di persone”. “Noi – aggiunge nel comunicato – preghiamo per tutti coloro che hanno saggezza e razionalità per affrontare le questioni che influenzano la pace dei popoli del Medio Oriente”.
Ieri era stato lo shaykh Ahmed al-Tayyeb, capo di al-Azhar – il massimo organismo del mondo sunnita – ad annunciare il suo rifiuto di incontrare Pence per lo stesso motivo.

Una donna e un minorenne sono stati feriti dal fuoco sparato dall’esercito israeliano nel sud della Striscia di Gaza durante le proteste al confine, nel distretto di Khan Younis. I soldati, riportano i testimoni e l’agenzia stampa Ma’an News, hanno aperto il fuoco sui manifestanti, molti dei quali studenti di una scuola di villaggio di Khuzaa. Altri studenti sono stati medicati per inalazione di gas.

Tre feriti a Betlemme: sono stati colpiti da proiettili ricoperti di gomma sparati dall’esercito israeliano. Proteste si registrano al momento anche a Ramallah, nella città israeliana beduina di Rahat e a Gaza a confine con Israele.
Grande manifestazione a Gaza del Fronte popolare: “Gerusalemme è la capitale della Palestina.
La diretta su Facebook:


Il consigliere diplomatico del presidente palestinese Abu Mazen, Majdi Khaldi, ha confermato oggi che il leader dell’Anp non incontrerà il vice presidente statunitense Mike Pence nel corso del viaggio previsto alla fine del mese nella regione. “Gli Usa – dice Khaldi – hanno superato le linee rosse su Gerusalemme”

Ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, in un meeting d’urgenza chiesto da otto paesi – tra cui l’Italia – gli Stati membri hanno condannato la decisione di Trump, definendola “atto unilaterale”. L’ambasciatrice Usa Nikki Haley ha risposto affermando che la dichiarazione su Gerusalemme è stata un atto “di buon senso” e che comunque gli Stati Uniti non intendono modificare lo status della Spianata delle Moschee. Dura condanna dalla Gran Bretagna che accusa Trump di aver compiuto un “disastro diplomatico”.
E durante la riunione si è palesata ancora una volta la differenza di approccio tra palestinesi e israeliani: mentre i primi hanno fondato le loro richieste e aspirazioni sul diritto internazionale e le risoluzioni Onu, l’ambasciatore israeliano Danon ha mostrato un’antica moneta come prova storica delle pretese israeliane su Gerusalemme che “nemmeno l’Onu può cancellare.
ore 11 – Riunione d’emergenza della Lega araba su Gerusalemme
I ministri degli esteri dei Paesi membri della Lega Araba si riuniscono oggi al Cairo sul riconoscimento da parte statunitense di Gerusalemme come capitale di Israele. L’incontro è stato richiesto dai rappresentanti palestinesi e giordani ed  ha l’obiettivo di stabilire delle misure da adottare nei confronti della decisione Usa.
ore 10:20 Scontri a Betlemme. Ferita una palestinese a Khuza’a (Striscia di Gaza)
Ministero della salute: “Ferita alla spalla una palestinese ad est di Khuza’a (Striscia di Gaza). Si registrano scontri all’ingresso settentrionale di Betlemme.

Le fazioni palestinesi esortano a protestare anche oggi. Una manifestazione è prevista a Gerusalemme alle 13
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Gerusalemme, 9 dicembre 2017, Nena News -Sono quattro i palestinesi uccisi ieri da Israele nella Striscia di Gaza. I primi due, Mahmoud al Masri e Maher Atallah sono morti in località diverse di Gaza durante le proteste contro la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale d’Israele. Nel corso della notte sono stati uccisi Mohammad Safadi e Abdallah al Atal, durante i ripetuti raid aerei compiuti la scorsa notte dall’aviazione israeliana in seguito al lancio di tre razzi da Gaza verso la città di Sderot, uno dei quali è stato intercettato dal sistema Iron Dome.
Sono centinaia i palestinesi feriti ieri in Cisgiordania e Gaza, durante scontri con l’esercito israeliano e le manifestazioni contro Trump. In gran parte a causa dei gas lacrimogeni lanciati dai soldati israeliani. Nena News.
NENA NEWS PUBBLICA IL REPORTAGE PUBBLICATO OGGI DAL QUOTIDIANO IL MANIFESTO SULLE MANIFESTAZIONI DI IERI
di Michele Giorgio – Il Manifesto

«Non ci sarà una nuova Intifada a causa di Trump», proclamava ieri un giornalista europeo in Via Dolorosa, nel cuore della città vecchia. «Lo escludo» aggiungeva un altro. «I palestinesi non hanno voglia di una nuova rivolta» interveniva un altro ancora. L’arrivo in corteo da Bab Qattanin di almeno trecento palestinesi, usciti dalla Spianata di al Aqsa urlando slogan contro Donald Trump, Israele e gli Accordi di Oslo, ha messo fine a questa gara di presunta competenza tra giornalisti stranieri che pensano di aver capito tutto di questa terra e dei suoi abitanti.
«Al Quds (Gerusalemme) è araba, Al Quds è araba» scandivano, uomini e donne, vecchi e giovani, mentre avanzavano verso le decine di poliziotti israeliani in assetto antisommossa che li attendevano all’altezza dell’Ospizio Austriaco. Spintoni, grida, imprecazioni. Poi dal corteo è partita una sedia di plastica ed è scattata, pesante, la carica della polizia. Immediati due-tre arresti. Il corteo è arretrato mentre il proprietario della rosticceria “Basti” osservava sgomento la sua vetrina andata in frantumi sotto l’urto violento degli agenti di polizia e della folla in fuga.
Scontri e tafferugli sono andati avanti per ore anche sul piazzale davanti alla Porta di Damasco, l’ingresso principale della città vecchia di Gerusalemme, nella adiacente Musrara e in via Nablus. La polizia, aiutata dai mistaaravim (agenti “travestiti” da arabi), ha effettuato arresti “mirati” tra i giovani che osavano gridargli in faccia la loro rabbia. Alla fine di una giornata di tensione a Gerusalemme est si sono registrati alcuni feriti leggeri e diversi arresti. Più alto il bilancio nel resto dei Territori occupati. Centinaia di giovani palestinesi con il volto coperto dalla kufiah hanno affrontato soldati e guardie di frontiera al valico di Qalandiya, a Betlemme, Hebron, alla periferia di Ramallah in tante altre città e località della Cisgiordania.
Gli incidenti più gravi ancora una volta si sono avuti a Gaza, lungo le linee di demarcazione con Israele. Un trentenne, Mahmoud al Masri, è stato ucciso da un colpo sparato dalle torrette israeliane contro un gruppo di manifestanti che si era radunato all’altezza di Khan Yunis. Per lui la morte è stata istantanea.
Si è parlato anche di una seconda vittima palestinese ma ieri sera non c’era ancora la conferma. Alla fine della giornata il ministero palestinese della sanità ha parlato di circa 200 feriti (la tv al Jazeera dava un bilancio più alto), molti dei quali intossicati dai gas lacrimogeni. I media israeliani davano cifre più basse – e riferivano di alcuni poliziotti rimasti contusi – ma comunque confermavano decine di feriti palestinesi. In serata sono stati lanciati alcuni razzi da Gaza verso la cittadina israeliana di Sderot. Almeno uno di essi è stato intercettato dal sistema di difesa Iron Dome. Gli altri due sono caduti senza fare danni. Alcune ore dopo l’aviazione israeliana ha bombardato Gaza facendo almeno 10 feriti.
Ieri non sarà stato l’inizio della terza Intifada palestinese al quale si era appellato giovedì il leader del movimento islamico Hamas, Ismail Haniyeh, e non si sono visti nelle strade i numeri alti di manifestanti che si attendevano. Ma nessuno può escludere che la dichiarazione di Donald Trump possa innescare poco alla volta una ampia sollevazione palestinese. Dipenderà anche dal livello di repressione delle proteste che attuerà Israele. «Chiunque sposti la sua ambasciata a Gerusalemme occupata diventerà un nemico dei palestinesi e un obiettivo delle fazioni palestinesi. Dichiariamo l’Intifada fino alla liberazione di Gerusalemme», ha ribadito ieri Fathy Hammad, un leader di Hamas. E anche l’Anp del presidente Abu Mazen lascia sfogare le proteste.
«Ai vertici palestinesi e intorno ad Abu Mazen regna una spaccatura profonda» ci spiegava ieri un esponente di Fatah che ha chiesto l’anonimato «due leader importanti come Jibril Rajub e Saeb Erekat chiedono di farla pagare all’Amministrazione e di tenere fuori dalla porta Mike Pence. Altri invece invocano moderazione e sostengono che non si può rinunciare al dialogo con gli Usa».
Tra i tanti governi e le tante istituzioni che in queste ore criticano o condannano il riconoscimento americano di Gerusalemme capitale di Israele, è significativa la presa di posizione per il rispetto del diritto  internazionale a Gerusalemme da parte della Chiesa cattolica e di altre altre Chiese. Il segretario di stato vaticano Pietro Parolin si è detto «preoccupato».
Più forte la dichiarazione rilasciata dal Patriarcato latino (cattolico) di Gerusalemme. «Ogni soluzione unilaterale non può essere considerata una soluzione. Gerusalemme, infatti, è un tesoro dell’intera umanità…Gerusalemme è un unicum, è patrimonio del mondo intero…Ogni rivendicazione esclusiva – sia essa politica o religiosa – è contraria alla logica propria della città», è scritto nella nota del Patriarcato. Due giorni fa  i 13 leader cristiani di Gerusalemme, tra i quali padre Francesco Patton, custode francescano di Terra Santa, avevano chiesto agli Stati Uniti di continuare «a riconoscere l’a

 
 
 
 
 
Il bilancio è stato dato dal ministero della sanità palestinese. Sono centinaia inoltre i feriti nelle proteste di ieri in Cisgiordania e a Gerusalemme Est…
nena-news.it

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