Clima di guerra a Gaza. Sr. Nadila: preghiamo e seminiamo pace e rispetto


Clima di guerra a Gaza. Sr. Nadila: preghiamo e seminiamo pace e ...




Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Cresce ancora la tensione nei Territori palestinesi contro la decisione del Presidente Usa Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Quasi 150 i feriti, e al confine con la Striscia di Gaza si registrano anche bombardamenti.
A Gaza, la testimonianza delle Suore della Congregazione del Rosario
“La gente è arrabbiata ed è difficile dire cosa può succedere; certo, il timore di una nuova guerra è forte. Noi non la vogliamo, le persone hanno sofferto troppo”. Così suor Nadila, della Congregazione del Rosario, che insegna in una scuola a Gaza City. Nessun commento o analisi politica nelle sue parole, ma la vicinanza alla popolazione che è sempre in condizioni di estrema povertà e “non è ancora guarita dalle tre guerre passate. Chiediamo al Signore che non accada di nuovo: guerra significa solo morte, distruzione e perdite”.
A Natale, vicinanza e educazione sono la nostra missione
“Oggi le scuole pubbliche a Gaza sono in sciopero”, racconta, “perché non ci sono gli stipendi per gli insegnanti”; continuano le restrizioni negli spostamenti e per le strade e nelle famiglie si percepisce una grande tensione. “Per Natale non faremo quest’anno la consueta festa con i bambini cristiani e musulmani”, ci racconta,”perché non saremmo capite: è un momento difficile per tutti e festeggiare non ci sembra una cosa adatta”. Come cristiane e come religiose, aggiunge, “l’unica cosa che possiamo continuare a fare è svolgere la missione di testimoniare che Dio ama tutti, che si è incarnato fino a dare la vita per salvarci. Con la nostra scuola e i nostri insegnanti educhiamo al rispetto e alla pace prima tra noi, poi nel Paese”.
La decisione di Trump ostacola la riconciliazione Hamas- Fatah
Suor Nadila spiega anche quanto la decisione del presidente Trump sia pericolosa in questo momento: non solo, afferma la religiosa, separa ancora di più palestinesi e israeliani che nella città si riconoscono entrambi, ma arriva nel mezzo del già difficile  processo di riconciliazione tra Hamas e Fatah. “Per tutti gli abitanti di Gaza è considerato fondamentale, è come un filo di luce in questa prigione e tutti temono oggi che possa fallire”.
Ascolta l’intervista integrale a Sr. Nadila da Gaza:

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