Alberto Negri :Gerusalemme, gli ebrei, i Saud, Roosevelt e Truman: come è nata la politica americana in Medio Oriente.

Gerusalemme, gli ebrei, i Saud, Roosevelt e Truman: come è nata la politica americana in Medio Oriente.
L’Arabia Saudita è di gran lunga il maggior partner commerciale americano in Medio Oriente, il suo più importante acquirente di armi e anche uno dei maggiori investitori in dollari e Buoni del Tesoro Usa. In Arabia Saudita tutto nasce all’insegna del Corano e soprattutto del dollaro. A partire dall’estrazione del petrolio avviata dalla Standard Oil nel 1938 e dall’Aramco, la società di Stato, fondata da tre compagnie Usa. Il bollino di garanzia sul Regno verrà incollato qualche anno dopo da Roosevelt. Pur di compiacere i dettami islamici del suo ospite saudita, il monarca Abdulaziz Ibn Saud, Franklin Delano Roosevelt 70 anni fa si nascose a fumare l’amato Avana nell’ascensore dell’incrociatore Quincey ormeggiato nel canale di Suez. Si era informato bene: qualche tempo prima il Re non aveva sopportato né il sigaro di Churchill né le sue bevute di wiskey. Era il 14 febbraio 1945, dieci giorni dopo Yalta, Stati Uniti e Arabia Saudita stavano per stringere un patto fondamentale negli equilibri del Medio Oriente: petrolio e basi aeree a Dahran in cambio della protezione americana del Regno.
La politica mediorientale americana comincia così, a bordo dell’incrociatore Quincy. Ma oltre al petrolio Roosevelt chiese un’altra cosa al sovrano, rappresentante della versione più puritana dell’Islam e custode della Mecca: il suo appoggio all’emigrazione ebraica in Palestina. Ibn Saud declinò, affermando che avrebbe urtato gli interessi degli arabi. Il 5 aprile Roosevelt in una lettera si impegnò a non sostenere il ritorno degli ebrei. Ma il successore Harry Truman rinnegò l’impegno e votò all’Onu nel ’47 la spartizione della Palestina: scelse Israele al posto del petrolio, senza naturalmente rinunciarvi. Essere superpotenza significa anche sfruttare posizioni inconciliabili a proprio vantaggio.

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