Stefano Jesurum : scontro istituzionale in Israele

Scontro istituzionale


 Come ha ha fatto notare su queste colonne Dario Calimani martedì scorso, in Israele è in atto uno scontro istituzionale di livello mai registrato prima sia per asprezza che per importanza dei “duellanti”. Il Presidente Reuven Rivlin attacca il governo di Bibi Netanyahu, accusato di fare il possibile per assoggettare il potere giudiziario, la stampa, le forze di sicurezza, l’esercito – che Rivlin definisce «pilastri della democrazia». Ancora più squallido è che l’intera operazione che qualcuno paragona a un piccolo e soft putsch governativo abbia come scopo principale mettere al riparo il premier dalle inchieste per corruzione. E quale metodo migliore se non delegittimare la Corte Suprema e i mezzi di informazione? Giustamente Calimani sottolinea che Rivlin non è certamente un militante di Peace Now & C bensì un uomo di destra, che ha sempre militato nel Likud, che è favorevole alla Grande Israele, che ha lavorato per l’intelligence dell’esercito e ha partecipato alla Guerra dei Sei Giorni. Com’era prevedibile, le parole del Presidente alla Knesset hanno immediatamente ridato fiato ai fanatici istigatori di odio (il clima politico precedente l’assassinio di Rabin se lo ricorda qualcuno?). E così – per fare un solo esempio – sui muri di una yeshivà del sobborgo haredì di Bnei Brak, appena fuori Tel Aviv, Rivlin è stato subito bollato con gli epiteti «nazista e apostata oltre che un abominio».
Fin qui la cronaca. Mi domando come ci comporteremmo se qualcosa di simile accadesse in Italia e/o in Europa, o che cosa diciamo di taluni paesi sudamericani… e mi fermo qui. Ma già, dimenticavo, all animals are equal, but some animals are more equal than others.



Non si è forse mai assistito, in Israele, a un confronto come quello di questi giorni. All’apertura della sessione invernale della Knesset, il Parlamento israeliano, il Presidente dello Stato d’Israele, Reuven Rivlin, ha portato un duro e inusitato attacco al governo in difesa del potere giudiziario...
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Non si è forse mai assistito, in Israele, a un confronto come quello di questi giorni. All’apertura della sessione invernale della Knesset, il Parlamento israeliano, il Presidente dello Stato d’Israele, Reuven Rivlin, ha portato un duro e inusitato attacco al governo in difesa del potere giudiziario e della libertà di stampa, che ha definito “pilastri della democrazia”. Sullo sfondo ci sono i tentativi di Netanyahu e dei suoi alleati di delegittimare la Corte Suprema e i mezzi di informazione per contrastare le inchieste per corruzione a carico del Primo Ministro.
Le accuse del Presidente Rivlin sono di una gravità eccezionale: i politici – ha affermato – stanno politicizzando le istituzioni dello Stato, dalla Corte Suprema ai giornali, dalle forze di sicurezza all’esercito. Le parole di Rivlin risuonano come un’accusa di colpo di stato.
Colpisce il fatto che il Presidente Rivlin sia un uomo della destra, che ha sempre militato nel Likud, lo stesso partito di cui è presidente Netanyahu. Un uomo di destra favorevole alla Grande Israele, per giunta. Un uomo che ha lavorato per l’intelligence dell’esercito e ha partecipato alla Guerra dei Sei Giorni. Insomma, nessuno potrà accusarlo di essere un comunista, un traditore, un antisionista o, peggio, un antisemita.
Lo scontro fra la Presidenza e il Primo Ministro evidenzia la gravità e la fragilità della situazione politica attuale in Israele.
Non resta che augurarsi, per il bene dello Stato di Israele e del suo popolo, che gli anticorpi attivati dal Presidente Rivlin funzionino. ‘Am Israel Chai.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia

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