Paesi europei: Israele ripaghi per i sequestri e le distruzioni di materiale umanitario
Paesi europei: Israele ripaghi per i sequestri e le distruzioni di materiale umanitario
La lettera, firmata da otto Paesi, è un
fatto senza precedenti nei rapporti con Israele. Le misure coercitive di
Israele su scuole e assistenza contrarie agli impegni internazionali e
causano sofferenze ai palestinesi. Persi più di un milione di euro di
finanziamenti europei.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Se Israele non restituirà il
materiale confiscato, dovrà versare un risarcimento per i finanziamenti
perduti. È il contenuto di una lettera firmata da otto Paesi europei, in
cui si denunciano le misure di sequestro e abbattimento dei beni
umanitari. La richiesta è la prima nel suo genere e crea un nuovo
precedente.
Promossa dal Belgio, la lettera riguarda gli eventi di quest’estate, in particolare la confisca dei pannelli fotovoltaici donati alla scuola del villaggio di Abu Nuwar, per un valore di circa 30mila euro, somma richiesta dai Paesi. Nel testo è citata anche la demolizione di una scuola elementare nel villaggio di Jubbet al-Dhib. Di recente, l’Unione Europea ha pubblicato un rapporto in cui afferma che dal 2009 sono andati perduti più di un milione di euro di fondi europei.
“Speriamo ancora che la nostra richiesta di restituzione possa essere soddisfatta senza precondizioni al più presto possibile, altrimenti Israele dovrà risarcire senza indugio”, scrivono i firmatari. Essi sottolineano inoltre che le “misure coercitive come la demolizione e la confisca di beni umanitari, comprese le infrastrutture scolastiche e l’ostruzione dell’assistenza umanitaria sono contrarie agli impegni internazionali di [Israele] e causano sofferenze ai comuni palestinesi”.
Gli otto Paesi – Belgio, Italia, Francia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo e Svezia – sono membri di un consorzio umanitario europeo. Secondo una fonte di LeMonde esso è “uno dei rari strumenti umanitari efficaci nell’area C”, che compone il 60% dei territori della Cisgiordania, è sotto l’esclusivo controllo d’Israele, vicino a zone militari o colonie.
Promossa dal Belgio, la lettera riguarda gli eventi di quest’estate, in particolare la confisca dei pannelli fotovoltaici donati alla scuola del villaggio di Abu Nuwar, per un valore di circa 30mila euro, somma richiesta dai Paesi. Nel testo è citata anche la demolizione di una scuola elementare nel villaggio di Jubbet al-Dhib. Di recente, l’Unione Europea ha pubblicato un rapporto in cui afferma che dal 2009 sono andati perduti più di un milione di euro di fondi europei.
“Speriamo ancora che la nostra richiesta di restituzione possa essere soddisfatta senza precondizioni al più presto possibile, altrimenti Israele dovrà risarcire senza indugio”, scrivono i firmatari. Essi sottolineano inoltre che le “misure coercitive come la demolizione e la confisca di beni umanitari, comprese le infrastrutture scolastiche e l’ostruzione dell’assistenza umanitaria sono contrarie agli impegni internazionali di [Israele] e causano sofferenze ai comuni palestinesi”.
Gli otto Paesi – Belgio, Italia, Francia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo e Svezia – sono membri di un consorzio umanitario europeo. Secondo una fonte di LeMonde esso è “uno dei rari strumenti umanitari efficaci nell’area C”, che compone il 60% dei territori della Cisgiordania, è sotto l’esclusivo controllo d’Israele, vicino a zone militari o colonie.
19 ott 2017
Il
quotidiano Haaretz scrive che la protesta riguarda la confisca di
strutture mobili e attrezzature che i Paesi avevano reso disponibili per
le comunità beduine nell’area C, sotto il controllo totale delle forze
di occupazione israeliane
della redazione
Gerusalemme, 19 ottobre 2017, Nena News – Otto Paesi dell’Unione europea hanno firmato e si preparano ad inviare una lettera di protesta ufficiale a Israele in cui chiedono oltre 30.000 euro di risarcimento per la confisca e la demolizione di edifici, strutture e infrastrutture che avevano costruito a favore della popolazione civile palestinese nell’area C della Cisgiordania, sotto il controllo delle forze di occupazione israeliane. Lo riferisce oggi il quotidiano israeliano Haaretz.
Un anonimo diplomatico europeo, citato dal giornale, ha spiegato che la lettera, la prima del suo genere, sarà consegnata nei prossimi giorni al ministero degli esteri israeliano. Secondo il diplomatico è l’ambasciatore del Belgio, Olivier Belle, il promotore principale dell’iniziativa. Gli altri Paesi coinvolti sono la Francia, la Spagna, la Svezia, il Lussemburgo, l’Irlanda, la Danimarca e anche l’Italia. Tutti e otto fanno parte del “Consorzio di protezione della Cisgiordania”, un organismo con il quale coordinano gli aiuti e l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese che vive nella zona C.
La lettera di protesta fa riferimento alla confisca di pannelli solari installati nelle comunità beduine e alla demolizione di strutture mobili finanziate e costruite dagli otto Paesi in alcuni insediamenti beduini in Cisgiordania, in qualche caso a sostegno di bambini che frequentano le scuole elementari. I firmati, aggiunge Haaretz, avvertono che se Israele non restituirà senza porre condizioni le attrezzature che ha sequestrato, allora chiederanno un risarcimento.
La demolizione e il sequestro di attrezzature umanitarie, comprese le infrastrutture scolastiche e l’ingerenza nel trasferimento di aiuti umanitari sono in contrasto con gli obblighi imposti dal diritto internazionale alle potenze occupanti e causano sofferenze ai palestinesi.
Israele, conclude Haaretz, rifiuta categoricamente la richiesta di risarcimento. La sua posizione è che i progetti e gli investimenti europei rappresentano un’assistenza illegale attuata senza alcun coordinamento con le autorità militari e con l’obiettivo di rafforzare la presenza dei palestinesi nell’area C. I Paesi europei invece fanno riferimento alla Convenzione di Ginevra, secondo la quale Israele è obbligato a soddisfare le necessità quotidiane della popolazione palestinese nell’Area C e, poiché non lo fa, loro intervengono con gli aiuti umanitari. Nena News
della redazione
Gerusalemme, 19 ottobre 2017, Nena News – Otto Paesi dell’Unione europea hanno firmato e si preparano ad inviare una lettera di protesta ufficiale a Israele in cui chiedono oltre 30.000 euro di risarcimento per la confisca e la demolizione di edifici, strutture e infrastrutture che avevano costruito a favore della popolazione civile palestinese nell’area C della Cisgiordania, sotto il controllo delle forze di occupazione israeliane. Lo riferisce oggi il quotidiano israeliano Haaretz.
Un anonimo diplomatico europeo, citato dal giornale, ha spiegato che la lettera, la prima del suo genere, sarà consegnata nei prossimi giorni al ministero degli esteri israeliano. Secondo il diplomatico è l’ambasciatore del Belgio, Olivier Belle, il promotore principale dell’iniziativa. Gli altri Paesi coinvolti sono la Francia, la Spagna, la Svezia, il Lussemburgo, l’Irlanda, la Danimarca e anche l’Italia. Tutti e otto fanno parte del “Consorzio di protezione della Cisgiordania”, un organismo con il quale coordinano gli aiuti e l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese che vive nella zona C.
La lettera di protesta fa riferimento alla confisca di pannelli solari installati nelle comunità beduine e alla demolizione di strutture mobili finanziate e costruite dagli otto Paesi in alcuni insediamenti beduini in Cisgiordania, in qualche caso a sostegno di bambini che frequentano le scuole elementari. I firmati, aggiunge Haaretz, avvertono che se Israele non restituirà senza porre condizioni le attrezzature che ha sequestrato, allora chiederanno un risarcimento.
La demolizione e il sequestro di attrezzature umanitarie, comprese le infrastrutture scolastiche e l’ingerenza nel trasferimento di aiuti umanitari sono in contrasto con gli obblighi imposti dal diritto internazionale alle potenze occupanti e causano sofferenze ai palestinesi.
Israele, conclude Haaretz, rifiuta categoricamente la richiesta di risarcimento. La sua posizione è che i progetti e gli investimenti europei rappresentano un’assistenza illegale attuata senza alcun coordinamento con le autorità militari e con l’obiettivo di rafforzare la presenza dei palestinesi nell’area C. I Paesi europei invece fanno riferimento alla Convenzione di Ginevra, secondo la quale Israele è obbligato a soddisfare le necessità quotidiane della popolazione palestinese nell’Area C e, poiché non lo fa, loro intervengono con gli aiuti umanitari. Nena News
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