ISRAELE. Il Giro rosa ignora il conflitto e prende il via da Gerusalemme
La
prestigiosa corsa a tappe nel 2018 avrà inizio nella Città Santa
nonostante le proteste palestinesi. Successo politico e diplomatico
enorme per Israele
di Michele Giorgio – Il Manifesto
Gerusalemme, 2 ottobre 2017, Nena News – «Oh, quanta strada
nei miei sandali/Quanta ne avrà fatta Bartali/Quel naso triste come una
salita/Quegli occhi allegri da italiano in gita…», canta Paolo Conte
esaltando, in un suo celebre brano, le imprese di Gino Bartali e la
bellezza del ciclismo. Nemmeno con la sua immensa creatività il
cantautore poteva, mentre scriveva il testo della canzone, immaginare
che un giorno il Giro d’Italia, la corsa a tappe più famosa al mondo
insieme al Tour de France, potesse prendere il via da Gerusalemme.
E invece grazie agli investimenti milionari dell’uomo d’affari canadese-israeliano Sylvian Adams e del governo Netanyahu,
la prima maglia rosa del Giro numero 101 sarà assegnata il 4 maggio del
2018 con una crono individuale di 10,1 km che si svolgerà nella Città
Santa. Una tappa che toccherà sia la parte ebraica (ovest) che quella palestinese (est) di Gerusalemme occupata da Israele nel 1967. Il giorno seguente è prevista la frazione in linea da Haifa-Tel Aviv e infine la tappa Bersheeva-Eilat.
La corsa rosa perciò celebrerà il 70esimo anniversario della fondazione
di Israele e questo spiega l’entusiasmo del governo Netanyahu per
l’evento sportivo, il più importante mai organizzato nello Stato
ebraico.
«Gerusalemme è stata scelta per la sua storia» ha spiegato il
direttore della corsa Mauro Vegni, accompagnato da due campioni, Ivan
Basso e Alberto Contador, durante la presentazione ufficiale del Giro il
mese scorso a Gerusalemme. Vegni evidentemente conosce solo la
parte della storia che gli conviene. Preferisce ignorare che
Gerusalemme è il cuore della questione israelo-palestinese e che, leggi
internazionali alla mano, non è la capitale di Israele. Il direttore del
Giro non ha pensato di prendere contatto con i palestinesi e ancora
meno di coinvolgerli.
L’avvio del Giro da Gerusalemme è un grande successo
diplomatico per Israele, reso ancora più eccezionale dalla presenza alla
corsa di due team sponsorizzati dal Bahrain e dagli Emirati.
Già altre volte l’organizzazione di eventi sportivi ha offuscato
questioni politiche e l’occupazione dei Territori palestinesi. La
chiamano “diplomazia soft” e Sylvian Adams la porta
avanti con determinazione. Il milionario spiega che Israele è
cosmopolita, è un Paese con antiche tradizioni ma moderno di cui occorre
parlare e far conoscere la sua normalità. L’occupazione militare, nella
sua visione del mondo, è un “particolare” trascurabile.
Per lui e il Rcs Media Group, proprietario del Giro, le
violazioni dei diritti degli sportivi palestinesi sono dettagli
trascurabili. «La gente pensa a Israele come una zona di
guerra, un deserto, un Paese di cammelli e noi dobbiamo cambiare questo
modo di vedere delle persone. E il Giro sarà una splendida opportunità
per farlo», dice da parte sua Ran Margaliot, primo ciclista
professionista di Israele.
Grazie anche al silenzio dei quotidiani italiani sullo status della Città Santa, passa in secondo piano, a dir poco, lo sdegno dei palestinesi per la decisione di Vegni e del Rcs media Group di ignorare l’occupazione di Gerusalemme Est
– che comporta espulsioni di famiglie dalle loro case, revoca delle
residenza, demolizioni di abitazioni “abusive” ed espansione di colonie –
e che il 70esimo anniversario della fondazione di Israele coincide con la “Nakba”,
in cui almeno 750mila palestinesi vennero cacciati via o furono
costretti a fuggire dalle loro case e che ancora oggi vivono nei campi
profughi.
«Affermare che il Giro d’Italia servirà ad unire i due popoli è un
totalmente falso» protesta Sharaf Qutaifan, del Pacbi, per il
boicottaggio accademico e culturale di Israele, «gli organizzatori della
corsa piuttosto dovrebbero tenere conto di ciò che subiscono i
palestinesi residenti a Gerusalemme». Nei giorni scorsi i palestinesi
hanno lanciato la campagna #RelocatetheRace. Nena News
Michele Giorgio è su Twitter: @michelegiorgio2
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