Amira Hass :Poliziotto buono, poliziotto cattivo dell’espulsione
18 settembre 2017 Haaretz
Il
parlamentare dell’estrema destra Bezalel Smotrich si prende
semplicemente la briga di rendere pubblico il suo piano, mentre il
generale Yoav Mordechai preferisce lavorare in silenzio.
Mentre
Bezalel Smotrich parla di espulsioni, Yoav Mordechai, coordinatore
delle attività di governo nei territori [palestinesi occupati] fa in
modo che avvengano. Mentre il primo blatera di espulsione definitiva, il
secondo tace sulle decine di piccole espulsioni che egli approva e
supervisiona.
Per
esempio, completando il piano per obbligare il clan Jahalin a lasciare
Khan al-Amar per andare in un luogo nei pressi della discarica di Abu
Dis, in modo che i coloni di Kfar Adumim possano espandersi a
piacimento. Presto Mordechai approverà anche l’evacuazione forzata dei
residenti palestinesi di Sussia, in modo che i coloni della zona possano
soddisfare il proprio desiderio di avere più spazio.
Il
membro del parlamento israeliano per la fazione “Unione nazionale –
Tekuma” del [partito di estrema destra, ndt.] “La Casa ebraica” cerca di
ottenere le prime pagine dei giornali. La persona che guida l’unità del
ministero della Difesa nota come COGAT [“Coordinator of Government Activities in the Territories”, cioè “Coordinamento delle Attività Governative nei Territori”, ndt.] non ne ha bisogno. Entrambi sono stati preceduti da altri che ne condividevano le idee, lo status e le funzioni.
Il
cittadino S. si prende il disturbo di rendere pubblico il proprio
piano, il generale M. preferisce lavorare in silenzio. Come i suoi
predecessori, sa che i giornalisti israeliani non sono interessati a
queste piccole e continue espulsioni, per cui non ne riferiscono.
Sicuramente i reporter non vogliono vedere il rapporto tra loro; dopo
tutto che cos’hanno in comune quelli che vivono nelle baracche senza
elettricità con la donna americana, sposata con un palestinese, a cui è
stato detto da un arrogante impiegato dell’Amministrazione Civile [il
governo militare sui territori palestinesi occupati, ndt.] che la sua
richiesta di prolungamento del suo permesso di residenza era stato
rifiutato perché aveva osato viaggiare dall’aeroporto internazionale
Ben-Gurion?
Sia
il civile che il militare sembrano abbastanza gradevoli. Il civile con
la kippah [copricapo ebraico, ndt.] in testa sembra a qualcuno
assolutamente velleitario, mentre ad altri pare un razzista allucinato
che puoi odiare e sei invitato a detestare. L’uomo in uniforme e il
basco è dipinto come un adulto responsabile, nel sistema quello
equilibrato e logico. Fornisce ai commentatori militari e agli esperti
di questioni palestinesi le sue informazioni sintetiche e filtrate senza
concessioni e senza timore dello scetticismo professionale. Le
indicazioni date a diplomatici stranieri e a importanti uomini politici
palestinesi è di tenersi alla larga da Smotrich. Il COGAT, invece è un
interlocutore ufficiale dei rappresentanti degli Stati donatori
dell’Autorità Nazionale Palestinese, e un collaboratore ammirato e
abituale di importanti uomini politici del governo palestinese e di
Fatah.
Tentacoli di un sistema simile a un polpo
Il
cittadino S., il più giovane dei due, rappresenta una corrente politica
minoritaria, anche se in espansione. Il generale M., il più anziano, è
parte di una burocrazia ben oliata, ibrida, civile-militare, che è
consolidata, con esperienza e simile a un polipo: l’Amministrazione
Civile, impiegati governativi e personale dell’esercito, il
Coordinamento Distrettuale e l’Amministrazione di Contatto, gli uffici
di coordinamento distrettuale, l’amministrazione della Linea di
Congiunzione, l’amministrazione dell’area di Gerusalemme, la Commissione
Suprema di Pianificazione in Giudea e Samaria [denominazione israeliana
di Cisgiordania, ndt.], il subcomitato di ispezione, i comitati di
orientamento ispirati da o in collaborazione con lo Shin Bet [servizio
di intelligence israeliano, ndt.], chiamateli come volete.
Negli
scorsi anni l’assillo razzista dell’associazione no profit “Regavim”,
che Smotrich ha contribuito a fondare, ha esortato l’Amministrazione
Civile (subordinata al COGAT) ad accelerare la demolizione di strutture
palestinesi. Inviando una richiesta all’Alta Corte di Giustizia, il
gruppo, che intende preservare le terre della Nazione, ha fatto
pressione per espellere dalle loro case gli abitanti di Sussia e di Khan
al-Amar. Ma è l’Amministrazione civile che mette in pratica la politica
di divieto di costruzione, di demolizioni e di furto delle terre
palestinesi per darle agli ebrei – con ogni sorta di metodi palesi o
occulti, che sono stati elaborati molto prima che Smotrich nascesse e
“Regavim” fosse fondato.
Il
COGAT e l’Amministrazione Civile agiscono lentamente ma
inesorabilmente. Forniscono anche puntuali spiegazioni burocratiche per
le loro iniziative che sono in apparenza puramente obiettive e
professionali. Il 13 settembre rappresentanti dell’Amministrazione
Civile si sono presentati al campo di tende del clan Jahalin a est di
Gerusalemme e hanno informato gli abitanti che lo Stato aveva destinato
loro un terreno in un misero, affollato e poverissimo villaggio chiamato
“al-Jabal”, che era stato fondato 20 anni fa per beduini che erano
stati espulsi per permettere a Ma’aleh Adumim [grande colonia israeliana
a est di Gerusalemme, ndt.] di espandersi. L’avvocato della comunità,
Shlomo Lecker, aveva informato il funzionario dell’Amministrazione
Civile che a lui non era consentito incontrare i suoi clienti senza la
sua presenza ed il suo consenso, ma il pubblico ufficiale ha
semplicemente ignorato il messaggio.
L’Amministrazione
Civile si sta preparando per il prossimo lunedì, il 25 settembre,
quando il ricorso della comunità contro la demolizione delle sue
strutture dovrebbe essere preso in considerazione. Come ha scritto
B’Tselem: “Sembra che le azioni dell’Amministrazione Civile stiano
preparando il terreno affinché lo Stato sostenga che sta agendo con
buona volontà e che ha consultato la comunità.”
La
scorsa settimana ho scritto un reportage, che probabilmente interessava
a due lettori e mezzo, sui palestinesi (soprattutto maschi) che hanno
osato sposare cittadini di Paesi con cui Israele ha rapporti diplomatici
ed accordi per l’ingresso. Improvvisamente, senza preavviso o prendersi
la briga di spiegare, il COGAT sta rendendo difficile per le loro
famiglie rimanere unite. Per un verso, da molto tempo ha bloccato il
processo attraverso cui chi è in possesso di passaporti stranieri e con
famiglia palestinese può diventare residente permanente in Cisgiordania.
Per l’altro, limita i loro visti e vieta loro di lavorare.
Come
i suoi predecessori, questo coordinatore sta facendo il lavoro di
mettere in pratica le politiche del governo. E’ così che obbliga
famiglie “miste” a lasciare la Cisgiordania per andare all’estero, senza
sbandierare quella che è l’intenzione reale.
L’espulsione
di palestinesi dalle loro terre e case attraversa come una linea di
filo spinato la storia di Israele, dal periodo precedente la
costituzione dello Stato fino ad ora. Smotrich e Mordechai sono sia i
prodotti che gli artefici di quella storia e di quella società, che
negano le espulsioni che hanno attuato e continuano ad attuare, mentre
al contempo non comprendono la ragione di tutto questo polverone e
perché ciò sia un crimine.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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