Amira Hass : L’arresto del militante della Cisgiordania Issa Amro rivela il comune interesse dell’ANP e di Israele nel dissuadere azioni di disobbedienza civile –
zeitun.info
Amira Hass, 11 settembre 2017,Haaretz
Si dice che il coordinamento della
sicurezza palestinese con Israele sia stato drasticamente ridotto su
ordine del Presidente Mahmoud Abbas. Allora perché l’Autorità Nazionale
Palestinese ha arrestato Issa Amro, una delle costanti spine nel fianco
del potere occupante israeliano ad Hebron?
Attraverso il suo arresto l’ANP ha
palesato i suoi interessi comuni con Israele ed ha dimostrato ancora una
volta che la sua stessa esistenza è diventata la sua ragion d’essere.
Ha inoltre rivelato stupidità politica e disprezzo per la lotta popolare
palestinese contro chi ruba la terra ed espelle la popolazione.
La scorsa settimana un tribunale
palestinese a Hebron ha prorogato la sua detenzione di quattro giorni,
prima di rilasciarlo domenica su cauzione. Amro è accusato di turbare la
quiete pubblica, in in base alla controversa nuova ‘legge elettronica’
approvata recentemente dal governo di Ramallah. E’ accusato anche di
aver provocato disordini interni e di aver offeso i più alti vertici
dell’ANP.
Amro è co-fondatore di ‘Giovani contro
le colonie’. Il gruppo documenta il folle comportamento dei coloni di
Hebron e dei soldati che li difendono. Ha anche dato vita ad iniziative
sociali per rafforzare la presenza palestinese nella Città Vecchia [di
Hebron].
‘Giovani contro le colonie’ costituisce
un modello di disubbidienza civile e mette un bastone tra le ruote ai
piani israeliani di espulsione [dei palestinesi]. E’ un piccolo gruppo
con grandi idee, divisioni, fallimenti e successi. Ha anche fatto
crescere la consapevolezza tra gli ebrei della diaspora riguardo alla
folle forma di apartheid che l’esercito, l’Amministrazione Civile [il
governo militare israeliano nei territori palestinesi occupati, ndt.] ed
i coloni di Hebron hanno creato.
Non per niente Israele arresta gli
oppositori contro l’occupazione a Hebron e disperde con la forza le loro
marce di protesta (che a volte coinvolgono attivisti israeliani). Non
per niente un anno fa il procuratore militare israeliano ha costruito
accuse contro Amro sulla base di vecchi reati (risalenti a prima del
2013), come manifestazioni, contestazioni ai soldati, spintoni al
coordinatore della sicurezza militare della colonia di Kiryat Arba e
incidenti simili, che solo una giunta militare potrebbe trasformare in
un’incriminazione.
Poiché i presunti crimini sono stati
commessi tanto tempo fa, il tribunale non ha potuto disporre l’arresto
di Amro fino al termine delle procedure. A volte l’imbarazzo lega le
mani anche alla giunta.
L’incriminazione israeliana nei
confronti di Amro è finalizzata soprattutto a dissuadere altri giovani
palestinesi dall’ unirsi alla disobbedienza civile a Hebron, dall’ osare
resistere ai coloni ed alla loro costante violenza razzista e dall’
incrementare la loro presenza nella vecchia e tormentata Hebron.
L’esercito israeliano, i coloni e la
polizia preferiscono i giovani palestinesi disperati ed isolati che,
senza un piano, una strategia o una prospettiva, vanno ai checkpoint a
suicidarsi per mano di un soldato o di un colono.
Il vero pericolo per l’esercito a difesa
dei coloni sono i militanti che possono aprire un varco alla speranza,
che possono pianificare diversi passi avanti e mirare ad una
partecipazione di massa.
Il lavoro sporco, a quanto sembra, viene
fatto anche da altri. I servizi di sicurezza palestinesi hanno
arrestato Amro lo scorso lunedì mattina. Il giorno prima aveva
pubblicato due moderati post su Facebook, invocando il rispetto dei
principi di libertà di espressione e opinione. L’espressione più forte
nel suo post affermava che i servizi di sicurezza palestinesi arrestano
la gente sulla base di ordini dall’alto. Si riferiva all’arresto di uno
dei dirigenti della stazione radio Minbar Al Hurriya [una delle radio
più seguite a Gaza, ndt.], alcuni giorni dopo che l’esercito israeliano
l’aveva chiusa.
Il direttore, Ayman al-Qawasmi aveva
invitato Abbas ed il primo ministro palestinese Rami Hamdallah a
dimettersi in quanto incapaci di difendere le istituzioni palestinesi.
Qawasmi è stato rilasciato mercoledì scorso. Come già detto, domenica il
tribunale palestinese ha rilasciato Amro su cauzione di 5.000 shekels
(1.190 €).
Giovedì, diplomatici, rappresentanti di
Amnesty International e giornalisti esteri si sono presentati alla prima
udienza della causa di Amro – lo stesso gruppo che assiste alle udienze
contro di lui nei tribunali militari israeliani. Tuttavia la causa
presso il tribunale di Hebron si è tenuta a porte chiuse, per cui hanno
dovuto restare fuori.
Nonostante il tribunale palestinese sia
tornato sulle sue decisioni, il danno è stato fatto. L’ANP ha già fatto
un regalo ai sostenitori israeliani delle espulsioni. Dal punto di vista
dell’ANP, l’arresto di Amro è stato una follia perché, più di ogni
altro atto antidemocratico, era chiaro che avrebbe attirato l’attenzione
generale e gettato su di esso una luce negativa. Fosse anche solo per
ragioni di convenienza, l’ANP avrebbe dovuto ricordarsi che stava
arrestando un militante molto noto, la cui attività gode di grande
rispetto all’estero.
Se l’ANP avesse tenuto in qualche conto
la lotta popolare, avrebbe capito sin dall’inizio che un simile arresto
l’avrebbe danneggiata. Ma alla fin fine l’ANP rifiuta le lotte popolari
come strumento di cambiamento. Se ne serve solo come un ornamento per
recuperare la reputazione di Fatah e dell’ANP come soggetti esclusivi
della lotta per l’indipendenza.
Le autorità che lo hanno arrestato, dal
vertice alla base, hanno pensato solo a sé stesse; alla loro
sopravvivenza come apparato di comando; ai loro stipendi; alle loro
promozioni. Le critiche esplicite deturpano la parvenza dell’apparato
come rappresentante patriottico del popolo. Le critiche sono a volte
indirizzate alla mancanza di libertà di espressione, a volte alla
sospensione o ai brogli delle elezioni e a volte ai vantaggi economici
di una ristretta classe al potere.
Quelle voci devono essere messe a tacere
per il bene del sistema, che dipende direttamente dal mantenimento
degli accordi eternamente temporanei con Israele. Perciò la lotta
popolare ed i suoi militanti devono essere controllati e contenuti, in
modo che non creino situazioni che minaccino accordi scaduti da molto
tempo e che servono solo alla perpetuazione dell’occupazione.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
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