Rapporto OCHA 18 – 31 luglio 2017 ( due settimane)
Tre
israeliani e tre presunti aggressori palestinesi sono stati uccisi
durante cinque attacchi e presunti attacchi palestinesi; nel corso di
tali episodi sono stati feriti altri quattro israeliani e un
palestinese.
Il 21
luglio, nell’insediamento colonico israeliano di Halamish (Ramallah), un
palestinese 19enne ha fatto irruzione in una casa e ha pugnalato e
ucciso tre israeliani, (due uomini e una donna) ed ha ferito un’altra
donna; le vittime erano tutti membri della stessa famiglia. L’autore è
stato colpito e ferito da un soldato israeliano, quindi arrestato. Il 18
luglio, presso il raccordo stradale Beit ‘Einoun (Hebron), un
palestinese ha guidato il suo veicolo contro un gruppo di soldati
israeliani ferendone due; subito dopo è stato colpito e ucciso. Due
palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane all’ingresso del
villaggio di Tuqu (20 luglio) e vicino all’incrocio di Gush Etzion (28
luglio). Secondo quanto riferito, avrebbero tentato di uccidere soldati
israeliani; non sono state segnalate vittime israeliane. Infine, secondo
i resoconti di media israeliani, il 24 luglio, nella città di Petach
Tikva (Israele) un palestinese ha accoltellato e ferito un israeliano ed
è stato successivamente arrestato.
Le forze
israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Kobar (Ramallah),
dove abitava il responsabile dell’attacco condotto nell’insediamento
colonico di Halamish [vedere paragrafo precedente], ed hanno bloccato tutti gli ingressi (il blocco è ancora in atto al termine del periodo di riferimento di questo Rapporto).
Ad esclusione dei casi umanitari preventivamente concordati, ai circa
5.000 residenti è stato impedito l’accesso ai servizi e ai luoghi di
lavoro. Durante l’irruzione, le forze israeliane hanno confiscato
veicoli, documenti e soldi nella casa dell’aggressore; si sono anche
verificati scontri con i giovani del villaggio e 24 palestinesi sono
rimasti feriti.
Gli
scontri in corso tra palestinesi e forze israeliane in Gerusalemme Est e
nel circondario, hanno provocato la morte di cinque palestinesi, nonché
il ferimento di 1.015 palestinesi, di cui almeno 34 minori, e di due
poliziotti israeliani. La maggior parte degli scontri sono seguiti
ai numerosi assembramenti di fedeli che pregavano in strada in segno di
protesta contro l’installazione di metal detector agli ingressi del
Complesso Haram ash Sharif / Monte del Tempio; l’installazione aveva
fatto seguito all’attacco del 14 luglio in prossimità del Complesso. Due
dei morti (18 e 21 anni) sono stati uccisi il 21 luglio nelle aree di
Ras al ‘Amud e At Tur; uno di essi da un colono israeliano. Altri due
palestinesi (18 e 23 anni) sono stati uccisi durante gli scontri
avvenuti nella città di Abu Dis, il 21 e 22 luglio. Un altro (28 anni) è
morto per le ferite riportate il 24 luglio in analoghi scontri avvenuti
nel villaggio di Hizma. 19 dei feriti palestinesi sono stati colpiti da
armi da fuoco; la maggior parte degli altri feriti sono stati colpiti
da pallottole di gomma o hanno necessitato di trattamento medico per
inalazione di gas lacrimogeno. Due dei feriti palestinesi, un minore e
un uomo, hanno perso un occhio. Il 24 luglio le autorità israeliane
hanno rimosso i metal detector, riducendo notevolmente il livello di
tensione e gli scontri.
Il 21
luglio, poliziotti di frontiera israeliani hanno fatto irruzione con la
forza nell’ospedale di Al Maqased a Gerusalemme Est, secondo quanto
riferito, alla ricerca di manifestanti feriti in quello stesso giorno,
ed hanno interrotto l’assistenza medica di emergenza. È stato
riferito che i poliziotti hanno molestato alcuni operatori dell’ospedale
e, uscendo dall’ospedale, hanno sparato una bomboletta di gas
lacrimogeno ai palestinesi che si erano riuniti nel cortile
dell’ospedale. Una incursione analoga, nello stesso ospedale, era stata
registrata il 17 luglio.
Ulteriori
scontri, verificatisi in varie località dei Territori occupati, anche
in connessione con gli accadimenti di Gerusalemme Est, hanno provocato
un altro morto palestinese e 535 feriti palestinesi. Il 28 luglio,
un ragazzo di 15 anni è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane
durante scontri vicino alla recinzione perimetrale di Gaza, ad est del
Campo Profughi di Al Bureij; in questo ed in episodi analoghi
verificatisi lungo la recinzione della Striscia di Gaza sono stati
feriti altri 34 palestinesi. Il maggior numero di ferimento occorsi in
Cisgiordania, al di fuori della zona di Gerusalemme, sono stati
registrati durante scontri presso i checkpoint di Beit El / DCO
(Ramallah) e di Huwwara (Nablus).
A Gaza,
nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) in terra e in mare, le forze
israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, o diretto, in almeno
15 occasioni, senza causare feriti. In alcuni casi, il lavoro degli
agricoltori e dei pescatori palestinesi è stato interrotto. In altre
quattro occasioni, le forze israeliane hanno effettuato spianature del
terreno e scavi all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale.
Riguardo
alla crisi elettrica di Gaza non sono stati registrati sviluppi;
permangono i tagli di corrente per 18-20 ore al giorno, con gravi
ricadute sulla fornitura dei servizi essenziali. PNGO, la rete delle
ONG palestinesi, ha riferito che le prolungate mancanze di energia
elettrica colpiscono particolarmente le oltre 44.000 persone affette da
disabilità, tra cui alcune dipendenti da dispositivi elettrici che
forniscono ossigeno e supporto alla mobilità.
Sono stati segnalati cinque attacchi di coloni che hanno causato ferimenti di palestinesi o danni alla proprietà.
Due minori palestinesi sono stati feriti, in due distinti casi di
lancio di pietre, al raccordo stradale di Beit ‘Einoun (Hebron) e ad
‘Asira al Qibliya (Nablus), mentre vicino al checkpoint di Za’tara
(Nablus) un uomo palestinese è stato ferito da un cane sguinzagliato da
coloni. Nei villaggi di Jalud e Madama, entrambi nel governatorato di
Nablus, sono stati registrati due casi di incendio di terra palestinese,
a quanto riferito, ad opera di coloni israeliani; ne sono risultati
danneggiati una struttura agricola e reti di irrigazione.
Il 25
luglio coloni israeliani hanno occupato un appartamento in un edificio
situato nella zona H2 della città di Hebron, violando un ordine
israeliano che dichiarava quella parte dell’edificio come area militare
chiusa. Una famiglia palestinese (16 persone, la metà delle quali
minori), residente in un altro appartamento dello stesso edificio, ha
riferito di limitazioni all’accesso ed intimidazioni dopo l’occupazione [effettuata dai coloni].
Una istanza che contestava i diritti di proprietà dei coloni,
presentata tre anni fa dalla famiglia palestinese ad un tribunale
israeliano, è ancora in sospeso.
Secondo resoconti di media israeliani, nei pressi di Gerusalemme, Ramallah, Hebron e Betlemme, tre
coloni israeliani tra cui un minore sono stati feriti e almeno cinque
veicoli sono stati danneggiati in diversi episodi di lancio di pietre da
parte di palestinesi.
Nell’Area
C della Cisgiordania, a causa della mancanza di permessi di
costruzione, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato quattro
strutture di proprietà palestinese, compromettendo i mezzi di
sussistenza di circa 250 persone. Le strutture in questione
includevano una roulotte per uso commerciale nel villaggio di Battir
(Betlemme), due chioschi commerciali nella città di Ar Ram (Gerusalemme)
ed un tratto di strada per il collegamento della Comunità di Wadi
Sneysel alla Strada n° 1. Quest’ultima è una delle 46 comunità beduine
della Cisgiordania centrale a rischio di trasferimento forzato. Le
autorità hanno altresì emesso almeno 17 ordini di demolizione e
blocco-lavori contro strutture residenziali e di sostentamento in tre
comunità dell’Area C, nel sud di Hebron; tra queste, quattro strutture
finanziate da donatori e fornite come assistenza umanitaria alla
Comunità di Al Bowereh.
Il
Valico di Rafah, controllato dall’Egitto, durante il periodo di
riferimento è rimasto eccezionalmente aperto, ma solo per l’ingresso di
combustibile, primariamente destinato alla Centrale Elettrica, mentre è
rimasto chiuso al transito delle persone. Secondo le autorità
palestinesi di Gaza, oltre 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono
registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah. L’ultima
volta in cui il valico venne aperto al transito di persone fu il 9
maggio. Nel 2017, fino ad ora, il valico è stato aperto per 16 giorni.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it
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