Onu: 91 bambini di Gaza scoprono Gerusalemme e la Cisgiordania

Gerisalemme – Decine di bambini e ragazzi palestinesi della Striscia di Gaza hanno visto per la prima volta nella loro vita Gerusalemme e due dei luoghi più sacri della città sacra alle tre religioni monoteiste di ceppo abramitico, il tutto nel quadro di un programma culturale gestito dall’Organizzazione delle nazioni unite.
91 giovanissimi tra gli otto e i 14 anni hanno attraversato il confine ermeticamente sigillato da una decina di anni tra l’enclave palestinese di Gaza e Israele per visitare Gerusalemme, secondo quanto reso noto dall’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi. Solo sette di loro avevano già varcato il confine. Nella Città vecchia, il gruppo ha visitato la Chiesa del Santo sepolcro che ospita i luoghi dove Gesù venne crocifisso e sepolto e la moschea di Al-Aqsa da dove il profeta Muhhamad prese il volo per il Miraj, il volo mistico che lo avrebbe portato al cospetto di Dio.
“Per loro è come un sogno” sottolinea Scott Anderson, capo delle operazioni della United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in Cisgiordania. “Non pensavano che sarebbero mai potuti andare a Gerusalemme. Vedere tanti luoghi della città, di Al-Aqsa e anche della Cisgiordania per loro è come realizzare un sogno incredibile”.
Dopo la visita nella Città vecchia il gruppo si è trasferito a Ramallah e rimarrà qualche giorno nella Cisgiordania occupata, l’altra porzione della terra palestinese separata da Gaza dallo Stato israeliano.
“È un’emozione straordinaria” esclama una tredicenne palestinese. “Per me è la prima volta fuori da Gaza e non credevo che mi sarebbe mai potuto capitare. Non riesco a esprimermi…, è un posto assolutamente incredibile, perché…, non so nemmeno come dirlo”.
I cittadini di Gaza hanno bisogno di un visto israeliano per visitare sia Gerusalemme, che dista 75 km, sia la Cisgiordania. Dal 2008 i miliziani palestinesi di Hamas e Israele hanno combattuto tre guerra sanguinose. L’Onu ha chiesto ripetutamente la fine del blocco israeliano sottolineando le drammatiche condizioni umanitarie dei due milioni di persone stipati in quel fazzoletto di terra. Dal canto suo, Israele ha sempre ribadito la necessità di evitare che Hamas possa rifornirsi di armi e altri materiali che potrebbero essere utilizzati contro il suo territorio.

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