Striscia di Gaza: Norwegian Refugee Council, tre anni dopo la guerra “ricostruzione ostacolata da restrizioni israeliane”
A tre anni dalla campagna militare israeliana, “Protective Edge”, nella
Striscia di Gaza che costò la vita a 1.492 palestinesi, 67 soldati
israeliani e 6 civili, “due milioni di palestinesi sono sotto assedio a
Gaza; l’80% dei quali dipende da aiuti umanitari; 8.135 su 11.000 case
sono ancora completamente distrutte; mancano finanziamenti per circa
3.800 case distrutte e per altre 57.000 danneggiate; manca il 46% del
cemento necessario per i casi di ricostruzione. Sono ancora migliaia gli
sfollati che attendono il ritorno alle loro case”. I dati sono
contenuti in una nota diffusa dal Norwegian Refugee Council (Nrc) in cui
viene presa in esame la situazione nella Striscia a tre anni dal
conflitto. “I gazawi continuano a vivere tra le macerie – si legge nel
testo – delle 11 case totalmente distrutte solo poco più di un terzo
sono state ricostruite e molte famiglie vivono ancora nelle tende”.
Secondo Nrc le case danneggiate nelle sette settimane di guerra sono
state 160mila e ad oggi le famiglie sfollate sono 6.300. La denuncia del
Norwegian Refugee Council riguarda anche “il decennale blocco
israeliano che ha aumentato i bisogni e le necessità all’interno della
Striscia. La ricostruzione è stata ostacolata dalle restrizioni di
Israele sui materiali edili e dalla mancanza di fondi. Dopo tre anni ci
sono ancora 35mila gazawi sfollati, e la società di Gaza è sull’orlo del
collasso anche a causa dei tagli di corrente e mancanza di carburante
per generatori per gli ospedali, per gli impianti di trattamento delle
acque, per le pompe di fognatura e per altri servizi chiave”. Dei
finanziamenti promessi solo il 30% è stato elargito. Per Nrc servono 380
milioni di dollari. Da qui l’appello alla comunità internazionale per
offrire il sostegno necessario specialmente per continuare a fornire
servizi essenziali nei settori dell’accoglienza, della sanità,
dell’acqua e dell’igiene.
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