Robert Fisk :Uno stato vassallo
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28 giugno 2017
La crisi tra i Sauditi e il Qatar è diventata così grave che si dice
il Ministro degli esteri del Qatar stia programmando un viaggio di
emergenza a Washington nei prossimi giorni, con la speranza che il
regime di Trump possa salvare il suo emirato. Infatti Mohamed bin
Abdulrahman Al-Thani sa molto bene che se il Qatar si sottometterà
alle 13 richieste senza precedenti – alcune delle quali offensive, che
l’Arabia Saudita, il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto gli
hanno fatto, cesserà di esistere come Stato nazione. *
I redattori della televisione Al Jazeera, appoggiati da una falange
di gruppi che lottano per la difesa dei diritti umani e per la libertà
di stampa, hanno stigmatizzato il preavviso di 10 giorni che la catena
satellitare deve chiudere, insieme a Middle East Eye e ad altri
affiliati – in quanto mostruosa intrusione nella libertà di parola. Un
dirigente della televisione lo ha paragonato a una richiesta tedesca che
la Gran Bretagna chiuda la BBC. Non è così. Somiglia di più a una
richiesta dell’UE che Theresa May chiuda la BBC. E sappiamo che cosa
direbbe in proposito.
Però il Primo Ministro Britannico e il suo Ministro degli Esteri,
mentre sono ovviamente ansiosi di prendere le distanze da questa disputa
araba molto pericolosa e molto costosa, non sguaineranno la spada a
favore del Qatar. E neanche gli Americani lo faranno, quando il loro
presidente folle ha deciso che il Qatar era un “finanziatore” del
terrorismo, pochi giorni dopo aver accettato un accordo di 350 miliardi
di dollari di armi con l’Arabia Saudita.
Ma certamente, dicono i Qatarioti, non può essere una cosa seria. Non
dubitano che il Feldmaresciallo Al-Sisi presidente dell’Egitto che
detesta Al Jazeera sia dietro alla richiesta che questa venga chiusa,
ma uno dei quattro stati arabi deve aver fatto deliberatamente trapelare
la lista alla Reuters e alla Associated Press. Se è così, perché i
nemici del Qatar desiderano svelare i loro piani così presto?
Sicuramente queste richieste sarebbero soltanto la prima posizione
negoziale delle quattro nazioni arabe.
E’ difficile capire in che modo possono rispondere i qatarioti. Se
chiudessero realmente la loro rete televisiva mondiale e altri gruppi
di media, se rompessero le relazioni con la Fratellanza Musulmana –
l’obiettivo di Sisi, anche se il suo reale nemico è l’Isis – con i
talebani ed Hezbollah, se riducessero i loro rapporti con l’Iran,
chiudessero la base militare della Turchia e rivelassero i loro registri
contabili per sottoporli a un esame internazionale dei paesi arabi per i
prossimi 12 anni, allora il Qatar diventerebbe uno stato vassallo.
Agli amici del Qatar questo sembra strano, bizzarro, fantastico,
quasi al di là della realtà – ma chi può sondare il cervello del
trentunenne nuovo e molto impulsivo Principe della Corona Mohamed bin
Salman dell’Arabia Saudita? Se può lanciarsi a capofitto in una guerra
senza speranza con gli Houthi dello Yemen, perché non dovrebbe
minacciare lo stato del Qatar? La famiglia reale saudita ha tentato
varie volte di umiliare il suo vicino disobbediente; isolando questa
perla di ricchezza con la sua stazione televisiva “ficcanaso”, stanno
costringendo il Qatar a mangiare la cosa più simile a un boccone amaro:
il cibo importato dall’Iran e dalla Turchia.
Al Jazeera, è inutile dirlo, non è timida. La modestia non è mai
stata la sua caratteristica principale. I suoi servizi in lingua araba
hanno dimostrato una straordinaria parzialità verso la Fratellanza, che
l’Emiro del Qatar ha continuato ad appoggiare dopo che le forze armate
egiziane hanno attuato un colpo di stato contro il presidente eletto
dell’Egitto, Mohammed Morsi, della Fratellanza Musulmana. Al-Sisi ha
sbattuto in galera un gruppo di giornalisti di Al Jazeera il cui lavoro
per il servizio in lingua inglese era stato usato – senza il loro
permesso – sul canale in arabo “Live” , invadente e anti-Sisi, gestito
dal Qatar.
Il servizio di Al Jazeera in inglese, malgrado tutto il baccano
suscitato quando iniziò a trasmettere per la prima volta – i media
americani salutarono il suo arrivo come l’inizio della libertà dei media
in Medio Oriente – raramente ha seguito gli avvenimenti in Bahrein o
ha dimostrato del coraggio critico nel fare servizi sull’Arabia Saudita.
Certamente non si è mai chiesto perché il Qatar non era una democrazia.
Quando iniziò a trasmettere le prediche registrate di Osama bin Laden,
il Presidente Bush voleva bombardare il canale satellitare, cosa che
sarebbe stata un passo leggermente più estremo delle 13 richieste delle
quattro nazioni arabe che ora desiderano isolare il Qatar. Una versione
americana di Al Jazeera è stata un fallimento totale: ha cominciato a
sembrare soltanto come un’altra versione di CNN/Fox News – un
giornalismo scadente che allora infettava il suo servizio in lingua
inglese in tutto il mondo.
E quindi, mentre noi non dovremmo essere troppo romantici rispetto
ad Al Jazeera, i suoi detrattori arabi, fortificati dalla loro nuova
relazione fin troppo romantica con Trump, stanno tentando di schiacciare
qualsiasi dignità che il Qatar reclama per se stesso. Insistere che
paghi un indennizzo in contanti per le vite perdute a causa della sua
politica estera, equivale a chiedere all’Arabia Saudita di finanziare la
ricostruzione dello Yemen, di pagare il risarcimento per i 10.000
civili morti e di prendersi cura di migliaia di vittime del colera.
Agli inizi, ho chiesto a uno dei membri importanti della redazione di
Al Jazeera, se il canale dove talvolta apparivo, era semplicemente un
giocattolo propagandistico della famiglia reale del Qatar. No, mi hanno
detto con fermezza. Era un “progetto di politica estera” e chiaramente è
così. Il minuscolo Qatar pensava di essere diventato un’importante
potenza imperialistica sul cui canale satellitare non sarebbe mai
tramontato il sole. Se però un giorno riacquistasse il potere di terra,
ricostruendo la Siria, per esempio, questo potrebbe aggiungere del
territorio al petrolio e al gas liquido e ad Al Jazeera, cosa che i
Sauditi non accetterebbero mai. E’ questo il motivo per cui lo status di
nazione del Qatar sta venendo ora minacciato?
Nella foto: gli studi di Al Jazeera a Doha, nel Qatar
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Counterpunch
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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