La crisi del Monte del Tempio: il suo timore dei rivali politici ha portato Netanyahu a commettere un grave errore
La crisi del Monte del Tempio: il suo timore dei…
zeitun.info
Barak Ravid – 23 luglio 2017, Haaretz
Netanyahu
sa di cosa c’è bisogno per affrontare le attuali tensioni, ma ha votato
nel modo opposto; senza una controparte di sinistra da incolpare, è
bloccato tra l’incudine e il martello.
Subito
dopo l’attacco al complesso del Monte del Tempio [compiuto da tre
palestinesi con cittadinanza israeliana armati che hanno ucciso due
poliziotti prima di essere a loro volta uccisi, ndt.] una settimana fa,
il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva capito che questo incidente
conteneva i semi di un’esplosione più grande. Dopotutto ha alle sue
spalle la saggezza dell’esperienza. Netanyahu ricorda bene quello che è
avvenuto durante il suo primo mandato in seguito all’apertura dei tunnel
del muro occidentale nel 1996, dopo la passeggiata di Ariel Sharon
sulla spianata nel 2000 e gli avvenimenti dell’estate 2015, dopo che
anche il membro del suo governo Uri Ariel [del partito di estrema destra
“Casa ebraica”, ndt] vi si è recato.
Netanyahu
ha risposto con cautela calcolata, nonché intavolando insolitamente una
conversazione telefonica con il presidente palestinese Mahmoud Abbas
per prevenire insieme un’escalation.
Data
la sua condotta responsabile nelle prime ore dopo l’aggressione, è
sconcertante come 24 ore più tardi abbia commesso un errore così grave
con la precipitosa decisione dello scorso sabato di installare metal
detector in tutti gli ingressi al complesso [la Spianata delle Moschee,
ndt.]. Dopo 24 ore in cui in apparenza ha impedito un’escalation, questa
decisione ha invertito la tendenza e gravemente accentuato le tensioni,
portando all’esplosione scoppiata durante il fine settimana.
La
decisione di installare metal detector è stata presa durante una
riunione telefonica di 30 minuti che Netanyahu ha convocato poco prima
di prendere l’aereo per una visita di cinque giorni a Budapest e a
Parigi. Erano collegati in linea il ministro della Difesa Avigdor
Lieberman, quello della Sicurezza Pubblica Erdan e importanti membri
dell’esercito israeliano, dello Shin Bet [il servizio segreto interno
israeliano, ndt.] e della polizia. La questione dei metal detector è
stata brevemente citata, ma non c’è stata una seria discussione. Se
qualcuno dei partecipanti pensava che fosse un errore, non l’ha detto.
Sono passati ad altro.
L’errore
di Netanyahu non è stato solo nell’installazione dei metal detector, ma
soprattutto nel processo decisionale che l’ha preceduta. Benché sapesse
benissimo che il Monte del Tempio [definizione ebraica della Spianata
delle Moschee, ndt.] era il punto più esplosivo del Medio Oriente, se
non del pianeta, quella sera ha deciso di occuparsi di una questione
complessa e strategica in base a considerazioni tattiche relative alla
sicurezza. Ogni complessità è stata ignorata e il problema è stato
ridotto ai metal detector.
L’errore
di calcolo di Netanyahu in questa discussione e nel collocare quei
metal detector lo ha spinto in un vicolo cieco. Quando è emerso che
questa iniziativa stava incontrando una forte opposizione, il governo è
rimasto senza valide soluzioni, preso tra l’incudine e il martello. Se
li avesse tolti, sarebbe stato interpretato come un segno di debolezza,
mostrando di cedere alle minacce e ammettendo di non avere una reale
sovranità sul Monte del Tempio. Se li avesse lasciati al loro posto, si
sarebbe trovato tra una violenta esplosione a Gerusalemme e in
Cisgiordania e una crisi con tutto il mondo musulmano.
Nell’ultima
settimana Netanyahu ha parlato in pubblico in varie occasioni,
esprimendo la sua preoccupazione per l’escalation intorno al Monte del
Tempio o persino per il rischio di una possibile guerra di religione.
Per alcuni giorni è stato propenso a togliere i metal detector, ma
durante la riunione di governo alla fine ha votato per mantenerli. La
stessa cosa è avvenuta nel voto sull’esproprio dei proprietari privati
palestinesi, la cosiddetta “Legge regolatoria” [che consente a Israele
di espropriare terreni privati palestinesi a favore dei coloni, ndt.].
Lo stesso Netanyahu ha avvertito che questa legge avrebbe portato
Israele davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja, anche se alla
fine ha votato a favore.
In
entrambi i casi la ragione è la stessa – il suo timore nei confronti
dei rivali politici alla sua destra. Netanyahu si è ritrovato in un
governo senza un oppositore di sinistra come Ehud Barak, Tzipi Livni o
Moshe Ya’alon su cui contare per bloccare le iniziative pericolose e
quindi è stato preso di mira dalla lobby dei coloni nel governo, nella
Knesset [il parlamento israeliano, ndt.] e nei media.
Con
le sue stesse mani e per via delle sue paure, Netanyahu ha creato un
contesto di lavoro nel governo – messo insieme per garantire la sua
sopravvivenza politica – che non gli consente di prendere decisioni
ragionevoli in materia di sicurezza nazionale. Assurdamente, il ministro
della Difesa ha votato contro le raccomandazioni delle istituzioni
della difesa. Teoricamente Netanyahu sapeva quale fosse la mossa
corretta riguardo al Monte del Tempio, ma le decisioni prese sono state
l’esatto contrario. Nella riunione di governo di domenica Netanyahu
potrebbe rimediare. Speriamo che non sia troppo tardi.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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