Israele : Rifiuta il servizio militare e va in carcere: mobilitazione a Duino
Un’ex studentessa del Collegio del Mondo Unito nei guai nel suo Paese. Appello alla solidarietà dell’istituto di Duino
ilpiccolo.gelocal.it
DUINO AURISINA. In carcere,
per aver rifiutato di svolgere il servizio militare nel suo paese
natale, Israele. Questa la drammatica situazione nella quale si trova in
questi giorni Noa Gur Golam, ex allieva del Collegio del Mondo Unito
dell’Adriatico, dove si è diplomata lo scorso anno.
La sua richiesta di obiezione di coscienza, spiegano dal Collegio del Mondo unito, dove conservano di lei un bellissimo ricordo di ragazza aperta e pronta al dialogo con tutti, è stata rifiutata e ora sono messi a dura prova i suoi principi.
Il Collegio, per solidarietà, ha deciso di pubblicare la dichiarazione fatta da Noa alla vigilia del suo arresto. «In quel momento – si legge in una nota del Collegio - credevamo che la nostra ex allieva sarebbe andata in carcere per cinque giorni. Invece – si precisa nel testo – l’arresto è stato allungato a due settimane. Siamo vicini – conclude la nota – a questa coraggiosa e indimenticabile ragazza».
«Quando ero piccola – ha scritto Noa prima di essere introdotta in carcere - sognavo di diventare pilota sui caccia dell’esercito israeliano. Oggi – evidenzia - mi sento male al solo pensiero di fare parte di un organismo militare. Più di un anno fa ho fatto domanda di poter svolgere il servizio civile – spiega – ma in Israele, per poter essere esonerati dal servizio di leva per obiezione di coscienza, è necessario comparire di fronte a una commissione militare e per due volte la mia richiesta è stata respinta».
«La commissione - continua Noa - ha ritenuto che i miei ‘motivi di coscienza’ non fossero la reale ragione. Mi sono rifiutata di entrare nell’esercito – continua – e di pagare il prezzo per ciò in cui credo e quindi resterò in carcere per un periodo di tempo imprecisato. Ricordo – racconta – che, mentre svolgevo la mia attività al ‘Maccabi Youth Movement’, ho capito cosa significhi per i bimbi crescere in questo paese, in un'atmosfera di odio e di paura, dove la violenza è normale. E’ stato allora che ho compreso – prosegue - che i principi morali alla base della mia educazione, il rispetto della legge e il contributo alla società, debbono coesistere con altri principi, che sono la sacralità di ogni vita umana e il rifiuto della violenza, perciò non posso fare il soldato, né far parte di un’organizzazione militare».
Non manca, ovviamente, il riferimento alla sua esperienza triestina, formativa e importante per la sua crescita. «Per tre anni, i due trascorsi al Collegio del Mondo unito a Duino e quello successivo al diploma - aggiunge ancora Noa - ho avuto il privilegio di incontrare amici dai territori palestinesi, dalla Giordania e da altri paesi – evidenzia Noa - e ho capito che non servirò la violenza e la morte e che l'amore che sento, nei confronti dei miei amici, è identico a quello per i miei amici di Hebron. Ho compreso che non posso accettare di partecipare all'oppressione di un'altra nazione e che non credo nella costruzione di muri, ma piuttosto in quella dei ponti. Voglio credere – conclude – che, in un paese democratico, ci sia un posto per tutti».
In Israele il servizio militare per le donne è della durata di 24 mesi (36 per gli uomini). La leva è obbligatoria per ebrei e drusi, volontaria per gli arabi. Sono esonerati principalmente i pacifisti dichiarati e riconosciuti tali, e le donne fortemente osservanti. Il 34% delle forze armate israeliane è composto da personale femminile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La sua richiesta di obiezione di coscienza, spiegano dal Collegio del Mondo unito, dove conservano di lei un bellissimo ricordo di ragazza aperta e pronta al dialogo con tutti, è stata rifiutata e ora sono messi a dura prova i suoi principi.
Il Collegio, per solidarietà, ha deciso di pubblicare la dichiarazione fatta da Noa alla vigilia del suo arresto. «In quel momento – si legge in una nota del Collegio - credevamo che la nostra ex allieva sarebbe andata in carcere per cinque giorni. Invece – si precisa nel testo – l’arresto è stato allungato a due settimane. Siamo vicini – conclude la nota – a questa coraggiosa e indimenticabile ragazza».
«Quando ero piccola – ha scritto Noa prima di essere introdotta in carcere - sognavo di diventare pilota sui caccia dell’esercito israeliano. Oggi – evidenzia - mi sento male al solo pensiero di fare parte di un organismo militare. Più di un anno fa ho fatto domanda di poter svolgere il servizio civile – spiega – ma in Israele, per poter essere esonerati dal servizio di leva per obiezione di coscienza, è necessario comparire di fronte a una commissione militare e per due volte la mia richiesta è stata respinta».
«La commissione - continua Noa - ha ritenuto che i miei ‘motivi di coscienza’ non fossero la reale ragione. Mi sono rifiutata di entrare nell’esercito – continua – e di pagare il prezzo per ciò in cui credo e quindi resterò in carcere per un periodo di tempo imprecisato. Ricordo – racconta – che, mentre svolgevo la mia attività al ‘Maccabi Youth Movement’, ho capito cosa significhi per i bimbi crescere in questo paese, in un'atmosfera di odio e di paura, dove la violenza è normale. E’ stato allora che ho compreso – prosegue - che i principi morali alla base della mia educazione, il rispetto della legge e il contributo alla società, debbono coesistere con altri principi, che sono la sacralità di ogni vita umana e il rifiuto della violenza, perciò non posso fare il soldato, né far parte di un’organizzazione militare».
Non manca, ovviamente, il riferimento alla sua esperienza triestina, formativa e importante per la sua crescita. «Per tre anni, i due trascorsi al Collegio del Mondo unito a Duino e quello successivo al diploma - aggiunge ancora Noa - ho avuto il privilegio di incontrare amici dai territori palestinesi, dalla Giordania e da altri paesi – evidenzia Noa - e ho capito che non servirò la violenza e la morte e che l'amore che sento, nei confronti dei miei amici, è identico a quello per i miei amici di Hebron. Ho compreso che non posso accettare di partecipare all'oppressione di un'altra nazione e che non credo nella costruzione di muri, ma piuttosto in quella dei ponti. Voglio credere – conclude – che, in un paese democratico, ci sia un posto per tutti».
In Israele il servizio militare per le donne è della durata di 24 mesi (36 per gli uomini). La leva è obbligatoria per ebrei e drusi, volontaria per gli arabi. Sono esonerati principalmente i pacifisti dichiarati e riconosciuti tali, e le donne fortemente osservanti. Il 34% delle forze armate israeliane è composto da personale femminile.
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