Gaza è al buio, la striscia è senza luce
L’ultima centrale elettrica operativa nella Striscia di Gaza è stata
spenta mercoledì sera a causa di carenza di combustibile, dopo il
blackout totale. Lo hanno reso noto funzionari locali. La Striscia si
trova a dover affrontare da metà aprile una crisi energetica grave
scattata per tensioni politiche: Abu Mazen non ha saldato il conto per
fare pressioni su Hamas e Israele per contro ha ridotto l’erogazione. La
popolazione, che subisce da 10 anni erogazione a intermittenza di
energia, ormai è allo stremo con solo 4 ore di elettricità al giorno
negli ultimi mesi. “Stiamo assistendo a una lenta decadenza delle
condizioni di vita nella Striscia: ogni indicatore, dall’energia
all’acqua fino alla sanità, dall’occupazione alla povertà
all’insicurezza alimentare, ogni indice è in flession
e. Qualcuno deve
fare un passo indietro e mettere gli interessi dei civili in testa alla
lista delle priorità” ha detto Robert Piper, coordinatore per aiuti
umanitari e sviluppo nei territori palestinesi occupati.
Due settimane fa l’Egitto aveva inviato circa 4 milioni di litri di combustibile, ora esauriti. E a Gaza, come è noto, non è l’unico problema. Nella Striscia il 95% dell’acqua non è potabile, le cure mediche a disposizione sono miserrime e la disoccupazione giovanile raggiunge il 60 per cento, secondo un rapporto dell’Onu che ha definito la Striscia ‘Invivibile’.
Le condizioni sono peggiorate anno dopo anno da quando Hams ha preso il potere nel 2007, fatto a cui è seguito il blocco terrestre aereo e marittimo da parte di Israele e Egitto.
Due settimane fa l’Egitto aveva inviato circa 4 milioni di litri di combustibile, ora esauriti. E a Gaza, come è noto, non è l’unico problema. Nella Striscia il 95% dell’acqua non è potabile, le cure mediche a disposizione sono miserrime e la disoccupazione giovanile raggiunge il 60 per cento, secondo un rapporto dell’Onu che ha definito la Striscia ‘Invivibile’.
Le condizioni sono peggiorate anno dopo anno da quando Hams ha preso il potere nel 2007, fatto a cui è seguito il blocco terrestre aereo e marittimo da parte di Israele e Egitto.
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