Boicottaggio musulmano della Spianata delle Moschee
L’attentato omicida del
14 luglio scorso nella città vecchia di Gerusalemme, ha prodotto giorni
di alta tensione intorno alla Spianata delle Moschee. Molteplici scontri
tra polizia israeliana e manifestanti palestinesi.
Dopo
l’attacco omicida del 14 luglio scorso nella città vecchia di
Gerusalemme, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha
disposto, in via eccezionale, la chiusura degli accessi alla Spianata
delle Moschee nelle giornate di venerdì e sabato scorsi per ragioni di
sicurezza. Così migliaia di musulmani non hanno potuto recarvisi per la
preghiera settimanale del venerdì. L’attentato con armi da fuoco di una
settimana fa è stato uno dei più gravi degli ultimi anni nel centro
storico della Città Santa. Ha causato la morte di due poliziotti
israeliani e dei tre assalitori palestinesi - anch'essi con cittadinanza
israeliana - che erano fuggiti verso la Spianata, dove poi sono stati
raggiunti e uccisi dalle forze dell’ordine dello Stato ebraico.
Netanyahu
ha deciso di riaprire il luogo di culto domenica 16, dopo aver ordinato
un rafforzamento delle misure di sicurezza con l’installazione di nuove
telecamere e rilevatori di metalli, senza consultare il Waqf,
l’organismo responsabile dei beni religiosi musulmani che risponde al
governo della Giordania in coordinamento con le autorità palestinesi.
Israele aveva già dispiegato dei metal detector in passato, ma
li aveva poi rimossi cedendo alle proteste della Giordania che
denunciava un’alterazione dei delicati equilibri dello status quo
che consente ai musulmani di accedere alla Spianata a qualunque ora del
giorno e della notte, e agli ebrei di entrarvi solo in alcune ore del
giorno (e da un unico varco) ma senza potersi raccogliere in preghiera.
Il primo ministro israeliano ha assicurato che non ha intenzione di rimettere in discussione lo status quo.
Lo ha ribadito anche a Parigi, domenica scorsa, ai giornalisti
israeliani, a margine della visita ufficiale in Francia. Un’alterazione
dello status quo «avrebbe conseguenze imprevedibili nel mondo e a livello regionale», secondo dichiarazioni riferite dal quotidiano Le Monde.
Dal canto suo il Waqf, che si è sentito spogliato dalle sue
attribuzioni, denuncia le iniziative unilaterali di Israele. Riferendosi
all’installazione dei varchi elettronici installati dalle autorità
israeliane Nasser Najib, uno dei custodi della Spianata, da 31 anni alle
dipendenze del Waqf, dice chiaramente: «Non accetteremo che Israele
possa creare un precedente».
Per il direttore del consiglio del
Waqf, Abdel Azim Salhab, la chiusura della Spianata delle Moschee
rappresenta «la peggiore aggressione dal 1967» contro questo luogo. Il
riferimento chiaro è all’inizio dell’occupazione israeliana dei
Territori con la Guerra dei sei giorni di cinquant’anni fa. «Noi
rifiutiamo i cambiamenti imposti dal governo israeliano», ha dichiarato
lo sceicco Omar Kiswani, responsabile della moschea di Al-Aqsa che sorge
proprio sulla Spianata. «Ci rifiutiamo passare dai metal detector per arrivare qui», ha detto alla stampa all’esterno del sito.
Dopo
la riapertura al culto della Spianata su cui sorgono Al-Aqsa e la
Cupola della roccia, per protesta i musulmani hanno organizzato le loro
preghiere comunitarie all’esterno del recinto sacro. Secondo i media
israeliani, taluni hanno cercato di impedire l’accesso anche ad altri
pellegrini e ne sono nati degli alterchi. Numerosi credenti musulmani
hanno urlato «Per te, moschea di al-Aqsa, noi sacrifichiamo le nostre
anime e il nostro sangue». Nei giorni scorsi (soprattutto lunedì e
domenica) la Spianata è rimasta praticamente vuota. Solo qualche turista
e visitatore ebreo ci è salito, stando a quanto testimonia una
giornalista dell’Agenzia France Presse che si trovava sul posto.
Il
delicato statuto della Spianata delle Moschee (che per gli ebrei è il
Monte del Tempio) è una posta cruciale nel conflitto arabo-israeliano.
Ogni modifica agli accordi che la riguardano può riaccendere le tensioni
nella regione tra palestinesi e israeliani, laddove i primi temono che i
secondi vogliano assicurarsi il controllo esclusivo del sito. Quello
che i musulmani considerano il terzo luogo più sacro del pianeta (dopo
la Mecca e Medina – ndr) è anche venerato come il luogo più santo del
giudaismo. Lì infatti sorgeva il Tempio giudaico che fu distrutto dai
romani nell’anno 70 d.C. e del quale non restano che le vestigia del
muro occidentale del recinto (Muro del pianto).
Da giorni in città
vecchia si succedono gli scontri tra poliziotti israeliani e cittadini
palestinesi che si concentrano all’esterno della Spianata. Secondo la
Mezzaluna rossa palestinese, 17 persone sono rimaste ferite solo
domenica sera. Lunedì in 11 si sono fatte medicare ferite causate da
proiettili di gomma. A decine, secondo fonti palestinesi, hanno inalato
gas lacrimogeni.
In una situazione che permane tesa il segretario
generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha messo in guardia le
parti su una possibile fiammata di nuove violenze tra palestinesi e
israeliani. Dopo la «giornata della collera» proclamata ieri, 19 luglio,
da Fatah si guarda con particolare apprensione a domani, venerdì. L’emittente televisiva israeliana i24news
riferisce che il movimento politico di Mahmoud Abbas, il presidente
palestinese, in coordinamento con il Waqf, ha indetto per venerdì
manifestazioni pubbliche di preghiera in tutte le città e villaggi
palestinesi, lasciando alle organizzazioni locali la libertà di
determinare «azioni supplementari» per ottenere la vittoria di Al-Aqsa.
Le
forti tensioni in atto potrebbero indurre Benjamin Netanyahu a
rinunciare alla sua decisione di revocare in via sperimentale e per
cinque giorni, a partire dal 23 luglio, il divieto ai parlamentari
israeliani di recarsi sulla Spianata. Un divieto che vige da due anni e
che fece seguito a una precedente ondata di violenze.
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