Il
villaggio palestinese di Sarura fu distrutto nel 1997 ed i suoi
residenti non sono tornati per paura della violenza dei coloni. Decine
di volontari ebrei provenienti da Stati Uniti, Canada e Australia si
sono uniti agli attivisti palestinesi, rinnovandolo
Di Amira Hass
5 Luglio 2017
A sua insaputa, l’autore A.B. Yehoshua
ha svolto un ruolo importante in un’attività congiunta di disobbedienza
civile da parte di palestinesi ed ebrei in corso nelle
colline a sud di Hebron. Qualcosa che ha detto nel 2004 ai giovani ebrei
americani che avevano ricevuto una borsa di studio dalla Dorot
Foundation per trascorrere un anno in Israele, ha causato un’esplosione
nel cuore e nei pensieri di una di loro, una donna di nome Ilana Sumka ,
nativa del Maryland, che aveva 29 anni a quel tempo.
Tredici anni dopo Sumka è
completamente immersa nel progetto di ristrutturazione del borgo
palestinese di grotte aSarura , dalle Forze di Difesa israeliane distrutto nel 1997. Sumka è stata coinvolta nella preparazione e
nel reclutamento di 130 volontari ebrei provnienti dagli Stati Uniti, Canada,
Australia ed Europa, nel restauro stesso, nel diffondere i
messaggi socio-politici dell’iniziativa. Il suo percorso e quello degli
altri volontari mette in luce i cambiamenti nelle comunità ebraiche
della diaspora.
Sumka è molto ambiziosa . Il suo
modello è quello degli americani bianchi del nord degli Stati Uniti che ai erano recati nel Sud per aderire alle campagne condotte dai neri
contro la discriminazione e la segregazione.: “Questo vuole essere un campanello d’allarme
per la comunità ebraica mondialein modo che presti attenzione a ciò che sta
accadendo nel territorio palestinese occupato, unendosi alle campagne
civili dei palestinesi.”
● Prima tappa completata
Questa settimana a Sarura gli attivisti
hanno concluso la prima fase dei loro piani: la ristrutturazione di due
grotte e del percorso accidentato che conduce al villaggio. Sarura è stato tra la dozzina più o meno di villaggi
palestinesi che l’IDF aveva distrutto nel 1997 sostenendo che era una
zona di tiro,ma tutti i villaggi sono cresciuti organicamente nella
regione ancor prima che Israele occupasse la Cisgiordania. L’Alta Corte
di Giustizia ha ordinato che gli abitanti dei villaggi fossero
autorizzati a tornare alle loro case, ma non ha sentenziato che
sarebbero stati autorizzati a rinnovare i loro edifici demoliti o le
loro cisterne per l’acqua. Da allora l’Amministrazione Civile ha
definito ogni struttura che hanno costruito come “illegale” e l’ha
demolita.
I residenti di Sarura non tornarono
alle loro caverne. Il blocco della corta strada di accesso, le molestie e
la violenza da parte dei coloni e la costruzione del vicino avamposto
di Maon Farm li avevano scoraggiati. Nel corso degli anni sono riusciti
solo a coltivare le loro terre, grazie a scorte regolari da parte degli attivisti
della campagna “Operazione Colomba” del Solidarity Movement. Gli
attivisti palestinesi nella zona hanno appreso che la famiglia di Fadel
Amar, 55 anni, era interessata a tornare a Sarura. E così, una
coalizione di organizzazioni palestinesi, palestinesi- israeliane ed
ebree è stata costituita per realizzare il sogno . La coalizione è
guidata dai comitati di resistenza popolare delle South Hebron Hills, e
comprende Holy Land Trust, Combatants for Peace, All That’s Left e il
Center for Jewish NonViolence (che è stato fondato da Sumka).
Nelle ultime settimane i soldati
dell’IDF hanno fatto irruzione nel villaggio e nel campo di lavoro per
tre volte, confiscando un generatore e le tende e picchiando gli
attivisti. Il pericolo dell’arrivo dei soldati e la confisca dei loro
beni aleggia sempre su di loro, ma Amar, che è nato in una delle grotte
restaurate insiste a rimanere. Fino ad
oggi la presenza di stranieri, e soprattutto degli ebrei della
diaspora, ha fornito una protezione relativa a lui e alla sua famiglia, . Amar fa lavori di ristrutturazione in
Israele senza permesso di lavoro “ma non c’è scelta, perché devo
guadagnarmi da vivere.” Quattro mesi fa è stato arrestato e condannato a
due mesi di prigione.
Lunedì scorso le preoccupazioni sono
state messe da parte: attivisti palestinesi ed ebrei hanno celebrato la
fine della prima fase con discorsi nella piazza accanto alla prima
grotta restaurata e con una cena comune, ballando e cantando .
A parte le grotte che sono pronte per viverci, c’è un ulteriore bonus:
le amicizie che si sono formate tra gli attivisti palestinesi, ebrei,
israeliani.
● Tornando a Bruxelles
Sumka non era tra chi festeggiava. Lei è
tornata in Belgio dove ha vissuto con la sua famiglia negli ultimi
anni, insegnando l’ebraismo. DA Bruxelles due settimane fa ha
detto ad Haaretz come nel 2004 SIA rimasta stupita dal sentire A.B .
Yehoshua che rimproverava i borsisti americani di Dorot, compresa lei, CHIEDENDO : “Dove è stata la sinistra americana ebraica in tutti
questi anni?”
Si riferiva al silenzio della comunità
ebraica liberale sul tema dell’occupazione. Che cosa vuol dire, Sumka
si chiese. “Ho finanziato nel mio piccolo l' JNF [Fondo Nazionale Ebraico] ”ogni settimana . Con la sua coscienza ebraica e il suo “aspetto ebraico europeo molto orientale”, come lei dice, era
attiva a New York per lottare per un salario equo per tutti i
lavoratori e si era unita al Jewish World Service americano, una
organizzazione umanitaria per i diritti umani.
“Non sapevo che, come ebrea di sinistra ,
avessero bisogno di me in Israele,” dice. Nel 2004 ha visitato Israele
per la prima volta, per smentire qualcosa che una amica ebrea americana
le aveva detto : in questo paese scoprirai di non poter conciliare la tua identità ebraica e i suoi tuoi liberali. Sumka si è arrabbiata, ha risposto che questo era impossibile e
si è unita a Dorot.
E poi ha visitato la città vecchia di
Hebron, e anche oggi le viene la pelle d’oca quando ricorda “quella
città fantasma. Il luogo più spaventoso che abbia mai visto”. In seguito
ha continuato verso South Hebron Hills e ha cominciato a capire che
Hebron, che viene svuotata dei palestinesi vicino alla colonia ebraica, è
un microcosmo di quello che Israele sta facendo in Cisgiordania.
Le parole di Yehoshua l’hanno portata a
pensare alla sua responsabilità su ciò che sta accadendo in Israele.
Nel 2006 è tornata in Israele e si è unita a Encounter, l’organizzazione ebraica che organizza incontri di ebrei
americani con i palestinesi nelle loro
case, nelle loro città. In cinque anni sono stati ospitati e istruiti 2.000
ebrei. Sumka ha viaggiato ogni giorno tra la Cisgiordania e Israele o
tra Gerusalemme Ovest ed Est,mravigliandosi della capacità
degli israeliani di ignorare ciò che sta accadendo a pochi passi
dalle loro case.
“Dobbiamo lavorare contro l’occupazione
solo perché Israele e i suoi capi si pongono come rappresentanti di
tutto il popolo ebraico” aggiungendo: “L’occupazione
non è per i valori ebraici, è hilul hashem [una profanazione del nome di
Dio ]”. Lei dice ‘hilul HaShem’ in ebraico. Dall’inizio degli anni ’90 è
diventata più religiosa e osserva rigorosamente i comandamenti.
Perché? “Sentivo una specie di vuoto. Neshamà, [l’anima] cerca la
luce , la spiritualità e la comunità. Volevo qualcosa di più di questa
politica presente aNew York e di questo teatro “.
In Belgio è stata
coinvolta nella creazione di due organizzazioni: Another Jewish Voice ,
composta da ebrei che si oppongono all’occupazione e il Center for Jewish Nonviolence , che partecipa all’attività in Surara.
Lei dice: “l’unico modo per dire che l’occupazione che si svolge in nome
del giudaismo non è il giudaismo è che gli ebrei vi si oppongano
collettivamente.”
● La svolta è arrivata all’inizio
Ha teorizzato che il primo seme del suo
dubbio su Israele era stato piantato già nel 1997. La sua sinagoga
progressista aveva ospitato un “ israeliano giovane e bello ” che si era
rifiutato di prestare servizio nei territori. “Se qualcun altro mi
avesse detto che c’era qualcosa di sbagliato nel comportamento
dell’esercito israeliano, non ci avrei creduto. Gli ho creduto perché
era un soldato ed era bello.”
Il seme che è stato piantato è
germogliato nel 2004. Aveva capito le dissonanze di cui la sua amica
aveva parlato. “I miei nonni hanno lasciato la Russia, la Bielorussia,
la Polonia, l’Ucraina, nel1910 e nel 1920 a causa della discriminazione e
per fare una vita migliore. Non a causa della Shoah. Sono cresciuta a
Silver Spring, nel Maryland, in un sobborgo molto sicuro e confortevole,
dove c’è una grande comunità ebraica. Pensavo che i nazisti sarebbero potuti tornare. Ci è stato sempre detto
che sarebbe potuto accadere di nuovo
La mia immagine dell’esercito
israeliano era che mi avrebbe protetto. Se mi chiedete come mi avrebbe
protetto a Silver Spring, non lo so. Avevo 12 anni, ma pensavo sempre
che sarei andata in Israele e che l’esercito israeliano ci
avrebbe salvati. In America. questo è quello che ci è stato insegnato. ”.
Ora lei dice di se stessa e dei suoi
amici: “Questo è quello che stiamo cercando di fare: di far brillare la
luce con la nostra presenza e la nostra identità. Siamo schierati
contro la violenza dei soldati israeliani. Stiamo mettendo i nostri
corpi tra i palestinesi e i soldati israeliani e i coloni.”
Amira Hass
The Palestinian village of Sarura was destroyed
in 1997 and its residents have not returned for fear of settler
violence. Dozens of Jewish volunteers from the U.S.,…
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