Umberto De Giovannangeli : La grande prigione di Gaza dieci anni dopo la conquista di Hamas

Gaza, 14 giugno 2007. Raffiche di mitra in aria, sfilate militari, dolci offerti nelle strade in segno di vittoria: Hamas aveva "conquistato" la Striscia, cacciando ciò che restava delle milizie di al-Fatah, occupando la sede centrale dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e instaurando il proprio governo.
Gaza, 14 giugno 2017. Una immensa prigione a cielo aperto, isolata dal mondo, dove manca tutto. Non solo i riflettori mediatici si sono spenti su quella striscia di terra che negli anni aveva conquistato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, per le guerre con Israele: a spegnersi ora è la luce, quella vera, perché a Gaza manca anche l'elettricità. Manca tutto. Un inferno in terra. Israele si prepara a ridurre la fornitura di energia elettrica a Gaza. La decisione arriva circa un mese dopo che l'Autorità Nazionale Palestinese con sede in Cisgiordania ha annunciato che avrebbe smesso di pagare la corrente per il territorio controllato da Hamas. "L'iniziativa avrà un effetto catastrofico", ha commentato un portavoce Hamas. Già adesso, infatti, i due milioni di residenti della Striscia hanno elettricità per appena circa quattro ore al giorno. "Dal 2006 la gente di Gaza è chiusa all'interno della Striscia di 360 km quadrati, la più grande prigione del mondo a cielo aperto! Da allora non hanno che quattro o sei ore di elettricità al giorno. Durante l'estate fa caldissimo! Immaginate due milioni di persone senza elettricità; a Gaza c'è una sola stazione elettrica che non è sufficiente al fornimento di elettricità per tutta la Striscia.
Dunque ricevono tre linee da parte dell'Egitto e sei linee di elettricità da parte di Israele. Adesso questa nuova misura di "punizione collettiva" ha ridotto la quantità di elettricità fornita da parte israeliana con la scusa che le autorità palestinesi non pagano la fattura. Ma a soffrire sono i civili che sono già poveri e devono vivere in questa situazione che potrebbe veramente distruggere, mettere in ginocchio, tutto il sistema sanitario", testimonia, in una intervista a "Radio Vaticana", padre Raed Abushalia, già direttore della Caritas di Gerusalemme che opera nella Striscia. A Gaza, rimarca il prelato, "non c'è cibo; secondo l'ultimo rapporto dell'Onu, l'80% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà. Il 46% della popolazione di Gaza è disoccupata e malgrado questa situazione drammatica continuano a mettere al mondo bambini. Quasi cinquemila bambini nascono ogni mese! Questo vuol dire più di 55 mila bambini all'anno. Una resistenza che io chiamo "demografica". Allora immaginate tutta questa popolazione che deve vivere in questa situazione, chiusa nella più grande prigione del mondo. La situazione è drammatica e a pagarne il prezzo è questa povera gente". Gaza: 2 milioni di abitanti, 600 mila sono bambini, hanno meno di 16 anni e sono una generazione che ha conosciuto solo conflitti, pur non essendo la diretta responsabile. Hamas è parte di questa tragedia. Parte attiva, responsabile.
Gaza, dieci anni di Hamas. Gaza è perpetuamente sull'orlo di una crisi umanitaria. Ha subito tre offensive militari dal 2008. La frontiera con l'Egitto è chiusa e molti tunnel clandestini sono stati distrutti. Secondo la Gaza Electricity Distribution Corporation (GEDCO) il fabbisogno attuale di corrente elettrica nella Striscia di Gaza ammonta a 450 megawatt, di cui solo 120 sono disponibili (26,7%), con un deficit di 330 megawatt (73,3%). La GEDCO ha dichiarato che la corrente disponibile proviene soltanto dalle linee israeliane, poiché quelle egiziane non funzionano e la centrale elettrica è spenta. In una dichiarazione pubblicata dalla Energy Authority di Gaza il 16 aprile 2017 si legge che l'attuale crisi è stata provocata dalla chiusura totale della centrale dovuta all'alta domanda di carburante necessario per far funzionare la centrale, e dall'ostinazione del governo di Ramallah nell'imporvi una tassazione. Questa "denuncia" tecnica è la testimonianza di un fallimento politico consumatosi in campo palestinese: due milioni di persone sono ostaggio dello scontro di potere in atto tra Hamas e l'Anp.
Secondo il ministro israeliano della Sicurezza Gilad Erdan, è l'Autorità nazionale palestinese, rivale di Hamas, ad aver deciso di "ridurre significativamente" i pagamenti per l'elettricità fornita da Israele a Gaza. "Sarebbe illogico che Israele paghi parte della fattura" dovuta dai palestinesi, ha spiegato Erdan alla radio militare. La decisione del governo era obbligata - continua il ministro - "per non trovarsi a sostenere di fatto le infrastrutture terroristiche di Hamas" . Secondo l'emittente le forze armate israeliane sono preoccupate per l'acuirsi della crisi umanitaria nella Striscia e temono che essa - assieme al calo del sostegno economico a Gaza da parte del Qatar - possano sospingere Hamas verso un nuovo confronto militare con Israele. Resta il fatto, denunciato da Oxfam in un dettagliato report, che senza la fine del blocco israeliano a Gaza ci vorrà oltre un secolo per completare la ricostruzione di case, scuole e ospedali. In un rapporto delle Nazioni Unite del 2015 si afferma infatti che se la situazione economica non cambierà entro il 2020, il territorio di Gaza diventerà invivibile. Il ministero della Salute palestinese a Gaza è stato costretto a ridurre i servizi di diagnostica e supporto ospedaliero per via della crisi e per la mancanza di carburante necessario per il funzionamento dei generatori dell'ospedale.
Secondo il proprio portavoce, Ashraf al-Qedra, il Ministero sta attraversando una fase molto delicata ed è costretto a mettere in funzione i generatori di secondo livello, riducendo così i servizi diagnostici e di supporto. Al-Qedra, inoltre, ha dichiarato che qualora la crisi proseguisse saranno chiuse 40 sale operatorie e 11 sale parto, dove ogni giorno vengono effettuate circa 250 operazioni chirurgiche e parti cesarei, così come 50 laboratori medici e 10 banche del sangue. Ha anche espresso preoccupazione riguardo le ripercussioni della crisi sulla salute di circa 100 pazienti in terapia intensiva, 113 bambini in incubatrice e 620 pazienti che hanno bisogno di 117 apparecchi per dialisi usati 3 volte a settimana. Ha sottolineato che la crisi colpisce in generale la sicurezza della medicina, dei laboratori medici e dei vaccini conservati nei frigoriferi e ha un impatto negativo sui reparti di emergenza degli ospedali, privandoli dei servizi sanitari. la Coastal Municipalities Water Utility (CMWU) ha annunciato che se la crisi andrà avanti la capacità dei pozzi e delle stazioni di pompaggio di acqua verrà ridotta del 60%, mentre quella degli impianti di desalinizzazione dell'80%.
Il direttore generale dell'Autorità idrica di Gaza, Munther Shublaq, ha dichiarato che la riduzione delle ore di erogazione della corrente ha avuto ripercussioni gravi sui servizi igienici nella Striscia. Ha anche invitato i civili a non nuotare nel mare di Gaza quest'estate, poiché l'Autorità per le acque e la municipalità non hanno potuto trattare le acque reflue prima di scaricarle in mare. Ha poi aggiunto che questa operazione è impossibile con sole 4 o 6 ore di elettricità a disposizione. In passato, quando è stata costretta a misurarsi con la gestione corrente, Hamas ha risposto rilanciando le operazioni militari e terroristiche contro Israele. E qui c'è un'altra verità storica: Hamas vince se si legittima, e viene rilegittimato da Israele come movimento di resistenza. Entra in crisi se misurato sul terreno dell'amministrazione. Luce razionata, rischio di epidemie che potrebbero far strage soprattutto nei soggetti più deboli: bambini e anziani. Così si vive e si muore a Gaza. Nel silenzio della comunità internazionale. Al buio.

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