Richard Falk :Ricordare un sacerdote e una voce per la Palestina
Ricordare
un sacerdote e una voce per la Palestina Di Richard Falk e Phyllis
Bennis 15 giugno 2017 Padre Miguel D’Escoto Brockmann, che è morto
pochi gior
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Di Richard Falk e Phyllis Bennis
15 giugno 2017
Padre Miguel D’Escoto Brockmann, che è morto pochi giorni fa, è stato
un sacerdote cattolico ed ex presidente dell’Assemblea Generale
dell’ONU. Il diplomatico nicaraguense è stato anche una voce importante
della coscienza riguardo alla pace in Medio Oriente e anche un amico
prezioso, amato e ammirato da noi due, che è diventato una figura
ispiratrice per molta gente in tutto il mondo.
Più di qualsiasi persona che abbiamo mai incontrato, Padre Miguel
viveva come predicava. Ha operato e vissuto tra i poveri e ha lottato
per anni contro la dittatura e l’ingiustizia nel suo paese. Vogliamo
fare una pausa non soltanto per piangere questa perdita personale, ma
anche per richiamare l’attenzione sul suo ruolo pubblico sia nel suo
nativo Nicaragua che come cittadino del mondo – un’identità espressa
molto potentemente tramite la sua devozione alle Nazioni Unite.
Sacerdote e diplomatico
Sacerdote della congregazione Maryknoll, Padre Miguel è diventato un
entusiasta professionista precoce della teologia della liberazione. In
seguito ha ottenuto fama internazionale come ministro degli esteri
Nicaraguense nel governo Sandinista durante gli anni ’80, un periodo in
cui il suo piccolo paese era tormentato dalla ribellione della
famigerata guerriglia dei Contras che era stata finanziata, equipaggiata
e addestrata dal governo degli Stati Uniti.
Anni dopo è stato eletto presidente dell’Assemblea Nazionale dell’ONU
– proprio poche settimane prima che cominciasse l’Operazione di
Israele, Piombo Fuso, alle fine del 2008. Rapidamente è diventato
forse il massimo portavoce mondiale dei diritti palestinesi.
Richard [Falk] ha incontrato per la prima volta Padre Miguel a metà
degli anni ’80, quando stava preparando una causa storica davanti alla
Corte Internazionale di Giustizia, contro gli Stati Uniti, per il ruolo
da loro avuto nell’aiutare i Contras e per avere comunque commesso atti
di aggressione, compresa la posa di mine nei porti del Nicaragua.
Richard ha lavorato a stretto contatto con Padre Miguel in una casa
di New York sul modo in cui procedere all’Aja con un contezioso
giudiziario che potesse produrre un livello di responsabilità per le
flagranti violazioni di Washington della legge internazionale riguardo
ai diritti sovrani nicaraguensi.
Con una decisione entusiasmante, raggiunta dalla Corte Mondiale nel
1986, le principali lagnanze espresse dal Nicaragua sono state
perorate e, anche se gli Stati Uniti hanno boicottato il procedimento,
hanno finito con il rispettare le risultanze della decisione. Non è
stata soltanto una vittoria morale e politica, ma una giustificazione
dell’opinione di fondo di Miguel che la legge internazionale e non la
violenza era la base della pace e della giustizia nei rapporti tra le
nazioni.
Dopo essersi ritirato dalla vita ufficiale nel 1991, Padre Miguel è
stato allontanato dal suo ministero religioso in nome dei poveri,
soltanto quando è stato eletto a dirigere l’Assemblea Generale – come
individuo, non come rappresentante del suo governo.
Miguel ha assunto quel ruolo, tradizionalmente considerato un
incarico in gran parte formale, che portava a un organo troppo spesso
emarginato del sistema dell’ONU, e quasi immediatamente si è rivelato
una voce globale influente che parlava in maniera potente in appoggio ai
diritti palestinesi in base alla legge internazionale. Si è opposto
coraggiosamente alla brutale operazione militare israeliana, Piombo
Fuso, resistendo alle onnipresenti pressioni geopolitiche preparate da
Washington per conto di Israele. Nella sua difesa della Palestina
durante tutte quelle settimane di guerra, e nel suo ultimo impegno a
costringere l’ONU a prendere sul serio la giustizia ambientale, mirava a
trasformare l’Assemblea Generale in una potente forza per la giustizia
globale.
Non ha mai rinunciato al suo sogno, raccogliendo i suoi pensieri in un libretto largamente distribuito che ha il titolo di: Reinventing the UN: A Proposal [Reinventare
l’ONU: una proposta]. Il sottotitolo era un sunto trasparente del
testo: “In che modo rendere l’ONU un’organizzazione funzionale in grado
di occuparsi in maniera efficace delle grandi sfide del XXI secolo che
devono affrontare la Madre Terra e l’umanità.
Una voce per Gaza e la legge nnternazionale
A poche ore dai primi attacchi aerei contro Gaza, Padre Miguel ha
condannato le azioni di Israele, definendole “un’aggressione arbitraria
da parte di uno stato molto potente contro un territorio che occupa
illegalmente.” Ha insistito che era ora che l’Assemblea Generale “agisse
con fermezza se le Nazioni Unite no vogliono essere giustamente
accusate di complicità causata da omissione.”
Nei giorni seguenti, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che in base
alla Carta dell’ONU si supponeva dovesse assumersi la responsabilità
principale per i problemi della pace e della sicurezza – ha discusso e
dibattuto e regolarmente mancato di reagire alla crescente crisi di
Gaza, soprattutto perché gli Stati Uniti che esercitavano il veto erano
attivi nel bloccare l’azione. L’allora Segretario di Stato Condoleezza
Rice, nel mezzo del massacro dei civili di Gaza, è noto che abbia
osservato: “Non è ancora necessario un cessate il fuoco.”
Alcuni hanno esortato Miguel ad aspettare, sperando che il Consiglio
di Sicurezza alla fine avrebbe agito e che l’Assemblea Generale avrebbe
docilmente obbedito. Questo suggerimento cinico, però, ha offeso il
sacerdote. Mentre gli attacchi aerei si trasformavano in un’invasione
terrestre di vasta portata, ha definito “una mostruosità” la guerra di
Israele.
Lavoravamo entrambi (Richard Falk e Phyllis Bennis) con Padre Miguel
in quei giorni frenetici. Dato che i giorni passavano senza un
iniziativa dell’Assemblea, la sua pazienza diminuì e ha chiesto aiuto
preparando un discorso per reagire al momento pressante. In seguito
convocò una sessione speciale dell’intera Assemblea Generale e ha
pronunciato un discorso commuovente che condannava l’attacco che aveva
già ucciso oltre 1,000 Palestinesi, un terzo dei quali bambini. “Se
questo attacco violento a Gaza è davvero una guerra,” ha detto, “è una
guerra contro una popolazione impotente, indifesa, imprigionata.” Il
piccolo territorio “in fiamme”, ha lamentato. “E’ stato trasformato in
un inferno di fuoco.”
In quanto potenza “illegale” ma riconosciuta internazionalmente,
che occupa Gaza, Padre Miguel ha spiegato, Israele doveva
protezione agli abitanti di Gaza – insieme a cibo, acqua, istruzione,
libertà di religione e altro ancora”. Invece, i civili di Gaza si
trovano chiusi dentro una zona letale dietro un muro che circonda il
loro territorio densamente popolato.” Sotto attacco e circondati da un
blocco israeliano illegale, “non hanno nessun modo per fuggire.”
In tali circostanze, ha insistito il sacerdote, “diventa
responsabilità della comunità internazionale nel suo complesso,
rappresentata qui alle Nazioni Unite, di fornire quella protezione.” Ha,
tuttavia, accusato, che “ alcuni dei membri più potenti del Consiglio
di Sicurezza” – come gli Stati Uniti – erano decisi a “permettere che
continuasse l’azione militare”, mentre si rivelava la facciata di un
processo diplomatico. Questo, non per coincidenza, “si accordava
perfettamente con lo scopo inequivocabile della potenza occupante.”
A questo scopo, Padre Miguel ha insistito per una risoluzione
inflessibile dell’Assemblea Generale sia per un cessate il fuoco
immediato che per la fine al blocco di Israele. Sorprendentemente, ha
collegato quelle richieste non soltanto alla legge internazionale, ma ai
movimenti sociali internazionali che erano sorti per appoggiare le
stesse richieste in base a questa:
Il nostro obbligo è chiaro. Noi, le Nazioni Unite, devono
chiedere un cessate il fuoco immediato e senza condizioni e un
immediato accesso umanitario senza impedimenti. Noi, le Nazioni Unite,
devono stare dalla parte delle persone del mondo che invitano a e
agiscono per mettere fine al questa morte e distruzione. Dobbiamo stare
dalla parte degli israeliani coraggiosi che sono usciti a protestare
contro questa guerra, e dobbiamo stare dalla parte di coloro che, nella
città spaventata di Sderot, hanno chiesto che una “Altra Voce”
rispondesse alla paura del lancio dei missili con la riconciliazione e
la guerra.
Dobbiamo stare dalla parte delle centinaia di migliaia di persone
che hanno fermato i treni, che hanno fatto richieste ai loro governi,
che si sono riversate nelle strade di tutto il mondo, chiedendo tutti la
fine della guerra. Quello è il nostro obbligo, la nostra
responsabilità, il nostro dovere, mentre operiamo, piangendo, così tanti
morti, per arrivare a un cessate il fuoco immediato.
Padre Miguel sarà a lungo ricordato; i suoi amici e le molte vite che
ha toccato sentiranno per sempre e profondamente la sua mancanza. Non è
stato soltanto un personaggio religioso, ma una presenza realmente
spirituale. Tante volte all’ONU ci è stato detto che Padre Miguel non
era un politico o un diplomatico, ma qualcosa di gran lunga più
prezioso e raro, un uomo di integrità e di spiritualità indiscutibile
che coraggiosamente ha detto le verità al potere e che alquanto
innocentemente si è aspettato che altri facessero lo stesso.
Phyllis Bennis è socia dell’Institute for Policy Studies e autrice di: Understanding the Palestinian-Israeli Conflict: A Primer.
Richard Falk è Professor Emeritus di Legge Internazionale
all’Università di Princeton alla cattedra intitolata ad Albert G.
Milbank. E’ stato Relatore Speciale delle Nazioni Unite per i Diritti
umani nei Territori dei Palestinesi Occupati, dal 2008 al 2014.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Foreign Policy in Focus
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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