Haaretz : Quanti coloni vivono davvero in Cisgiordania? Lo rivela un’inchiesta di Haaretz
La
popolazione ebraica in Cisgiordania è aumentata di oltre 330.000
persone e negli ultimi trent’anni sono stati edificati otto insediamenti
in Cisgiordania. Haaretz ha scoperto che attualmente in Cisgiordania
vivono più di 380.000 coloni, oltre il 40% dei quali fuori dai blocchi
di insediamenti.
Negli
ultimi anni parecchi politici si sono uniti ai dirigenti dei coloni
parlando dell’obiettivo di insediare un milione di israeliani in
Cisgiordania come un’opzione realistica. Ritengono che, se questo
accadesse, non sarebbe più possibile dividere la zona e disegnare una
mappa per due Stati, uno israeliano e l’altro palestinese. Sostengono
che un’evacuazione di quelle dimensioni diventerebbe impossibile anche
se fosse al potere la sinistra.
Di
fatto già oggi sarebbe difficile tracciare una simile mappa, perché
negli ultimi 50 anni le colonie si sono sparse ovunque nei territori
occupati, per cui circa 170.000 coloni vivono al di fuori dei blocchi di
insediamenti.
I
dati dell’Ufficio Centrale di Statistica mostrano che il 44% dei circa
380.000 coloni della Cisgiordania – esclusa Gerusalemme est – vive al di
fuori dei blocchi.
Una
semplice occhiata a una mappa del 1968 mostra cinque colonie
scarsamente popolate oltre la Linea Verde [il confine tra Israele e la
Cisgiordania prima del ’67, ndt.]. La loro fondazione fu sponsorizzata
dal Partito Laburista, che decise di colonizzare la Cisgiordania,
secondo qualcuno per ragioni di sicurezza. Comunque Pinchas Wallerstein,
l’ex-capo del consiglio regionale di Mateh Binyamin e uno dei leader
del movimento dei coloni “Gush Emunim”, è convinto che negli anni
precedenti al sovvertimento politico del 1977 i coloni hanno accumulato
un notevole debito nei confronti del partito Laburista.
“Tutte
le fasi dello sviluppo di Ariel furono approvate dal partito
Laburista,” afferma. “La strada che attraversa la Samaria [parte
settentrionale della Cisgiordania secondo la definizione israeliana,
ndt.], Givat Zeev, Ma’aleh Adumim, Beit Horon –tutto è opera dei
laburisti.”
Il
partito Laburista può aver iniziato la costruzione in Cisgiordania e
nella Striscia di Gaza, ma lo spettacolare incremento del numero dei
coloni iniziò dopo che il Likud, guidato da Menachem Begin, prese il
potere. Subito dopo le elezioni del 1977, c’erano 38 insediamenti in
Cisgiordania con un totale di 1.900 residenti. Un decennio dopo la
popolazione dei coloni era di quasi 50.000- [che vivevano] in più di 100
insediamenti.
Anche le dimensioni e le caratteristiche cambiarono sotto i governi della destra.
“Prima
che il Likud salisse al potere c’era solo una colonia urbana – Kiryat
Arba [colonia di fondamentalisti nazional-religiosi nei pressi di
Hebron, ndt],” afferma il professor Hillel Cohen, direttore del “Centro
Cherrick per lo Studio del Sionismo” all’Università Ebraica. Negli anni
successivi, sostiene, furono costruite cittadine in tutta la
Cisgiordania.
“E’
stata una politica del governo aumentare il numero di ebrei nei
territori [occupati]. Fecero piani quinquennali, decennali, parlarono di
come raggiungere 100.000, poi 300.000 e poi mezzo milione (di coloni),”
sostiene.
Cohen
dice che Ariel Sharon giocò un ruolo fondamentale nell’espansione delle
colonie in Cisgiordania. “Per lui la ragione che stava dietro
l’espansione delle colonie era escludere la possibilità della
costituzione di uno Stato palestinese,” sostiene.
Negli
anni 1977-1984 il governo fece tutto quanto in suo potere per espandere
le colonie, ha scritto la professoressa Miriam Billig dell’università
di Ariel in un articolo intitolato “L’ideologia e la creazione delle
colonie in Giudea e Samaria” (2008).
Sostiene
che lo slancio si ridusse quando venne formato il governo di unità
nazionale, a metà degli anni ’80. Quando Yitzhak Rabin formò il suo
governo nel 1992 lo Stato smise di costruire nuove colonie. Ma, afferma,
non pochi insediamenti erano già stati costruiti e molti israeliani vi
affluirono.
Nel
1997, a un anno dal primo mandato di Benjamin Netanyahu come primo
ministro, c’erano circa 150.000 coloni in Cisgiordania. Due decenni dopo
il numero dei coloni è vicino ai 400.000, esclusi i quartieri di
Gerusalemme est oltre la Linea Verde.
Questi
dati non includono i coloni che vivevano negli avamposti illegali.
Secondo “Peace Now” [organizzazione pacifista israeliana, ndt.], ci sono
circa 97 avamposti illegali in tutta la Cisgiordania. Hagit Ofran, capo
del progetto “Settlement Watch” [Osservatorio degli insediamenti] del
movimento [dei coloni], afferma che sono abitati da parecchie migliaia
di coloni.
La componente di più rapido incremento demografico dei coloni: gli ultra-ortodossi
A
differenza dell’impressione che i coloni e la “gioventù delle colline”
[gruppi di giovani estremisti molto violenti che fondano avamposti
illegali, ndt.] siano fatti della stessa pasta dei “nazional-religiosi”
[gruppi fondamentalisti religiosi che sostengono la “redenzione” di
tutte le terre che dio avrebbe donato agli ebrei, ndt.], la popolazione
[ebraica] in Cisgiordania è diversificata. Nel 2015 solo 100.000 coloni
vivevano in comunità prevalentemente nazional-religiose, mentre 164.000
vivevano in comunità laiche o miste.
Ma
i coloni devono il loro rapido aumento alla popolazione ultra-ortodossa
[che si dedica esclusivamente allo studio dei testi sacri e alla
preghiera, ndt.], che non attraversa normalmente la Linea Verde per
ragioni ideologiche.
“E’
una combinazione di necessità e della decisione dei dirigenti della
comunità” afferma Cohen. “La scarsità di abitazioni, sia a Bnei Brak che
a Gerusalemme [le due città in cui si concentrano gli ultra-ortodossi,
ndt.], ha aperto la strada alla creazione di comunità chassidiche (in
Cisgiordania).
“All’inizio
pochi ultra-ortodossi si sono stabiliti a Immanuel [colonia israeliana
in Cisgiordania, ndt.],” afferma Wallerstein. “Ma questa cittadina da
sola non ha risolto i loro problemi abitativi. Il criterio della
comunità ultra-ortodossa per decidere dove vivere è la vicinanza con la
città da cui provengono.” Così nel corso degli anni sono state fondate
grandi colonie di ultra-ortodossi, come Beitar Illit per i coloni
provenienti da Gerusalemme e Modi’in Illit per quelli provenienti da
Bnei Brak. In totale, nel 2015 circa 118.000 coloni stavano vivendo in
colonie ultra-ortodosse.
Quell’anno
circa il 65% dei coloni abitava in insediamenti urbani. La popolazione
di quelle cittadine è aumentata principalmente negli anni ’90 e
all’inizio dei 2000.
Oltre
alle politiche del governo per espandere le cittadine in Cisgiordania,
vi hanno contribuito anche nuovi immigrati, soprattutto dall’ex-Unione
Sovietica.
Cohen
afferma: “Nuovi immigrati dall’ex-Unione Sovietica si sono stabiliti ad
Ariel ed a Ma’aleh Adumim, e alcuni russi anche a Kiryat Arba. Qualcuno
è arrivato in Cisgiordania più tardi, dopo essersi inserito nella
classe media.”
Molti
coloni non si sono spostati in Cisgiordania per ragioni ideologiche, ma
per migliorare le proprie condizioni di vita, dato che lì i prezzi
delle case sono più bassi. La storica Idith Zertal, co-autrice con Akiva
Eldar del libro “Lords of the Land” [“Signori della terra”, non
tradotto in italiano, ndt.] crede che questa descrizione sia adeguata
soprattutto per gli anni ’87-’97.
“E’
un periodo in cui molti si sono spostati verso le colonie per ragioni
economiche, molto meno per ragioni ideologiche. Ciò spiega anche
l’incremento di abitanti nelle cittadine – le persone che cercavano un
appartamento sono andate nelle cittadine.”
Sostiene
che le città della Cisgiordania sono state costruite su terreni vicini a
centri urbani all’interno della Linea Verde [cioè di Israele]. “Per
esempio Ma’aleh Adumim è un’estensione di Gerusalemme, ” afferma. “Una
persona che ha un appartamento di 50-60 mq a Gerusalemme può comprarne
uno quasi tre volte più grande per meno danaro di quello che pagherebbe
per quello più piccolo. Penso che potrebbe essere la ragione principale
per un incremento così intenso.”
D’altra
parte Billig ritiene che questa spiegazione sia troppo semplice. “So
che c’è una tendenza a sostenere che molti coloni vogliano migliorare le
proprie condizioni abitative, ma si tratta di entrambe le cose. Alcuni
che vivevano in appartamenti piccoli si sono spostati in altri più
grandi, ma gran parte di loro ha fatto il contrario,” afferma.
Oggi
la costruzione delle colonie è diversa, dice: “Oggi stanno costruendo
appartamenti più piccoli, di cui c’è una grande domanda.”
“I
coloni veterani ideologicamente estremisti sono oggi molto pochi, non
penso che siano più del 5%,” sostiene Zertal.”Al contrario, è cresciuto
un gruppo ideologicamente diverso, composto dai figli e dai nipoti del
vecchio gruppo. Oggi è l’avanguardia e sono in molti.”
“I
primi coloni non hanno mai parlato il linguaggio della “gioventù delle
colline” – che spiega tutto. I veterani sapevano come giocare sul piano
politico e manipolare il sistema politico. I “giovani delle colline” non
hanno rapporti con quel sistema, né fanno alcun ragionamento politico.
Vivono nella loro bolla messianica,” afferma.
Uno
dei cambiamenti importanti in Cisgiordania negli ultimi 15 anni è stata
la costruzione del muro di separazione. Billig afferma che, prima che
venisse costruito, i coloni temevano che avrebbe impedito a nuovi coloni
di arrivare. Ma nei fatti la barriera non sembra averne scoraggiati
molti.
“La
barriera ha un’influenza molto marginale,” dice. “In un certo momento
ha ridotto i prezzi, ma poi sono di nuovo risaliti. A lungo termine, non
vedo niente di veramente significativo.”
Ofran
è d’accordo: “Il numero di coloni oltre la barriera è aumentato dopo
che è stata costruita, ma questo non c’entra niente con il muro. La
calma ha consentito alla gente di tornare a quei luoghi, così come la
politica di Netanyahu di approvare nuove costruzioni nelle colonie.”
Nel
2015 circa 214.000 coloni vivevano nei blocchi di insediamenti, mentre
170.000 vivevano in 106 colonie al di fuori dei blocchi.
Modi’in,
una cittadina totalmente all’interno della Linea Verde, è diventata una
specie di “blocco centrale” per colonie come Nili e Hashmona’im in
Cisgiordania.
“Negli ultimi anni Modi’in è diventata il loro centro urbano,” dice Cohen.
L’Ufficio
Centrale di Statistica non ha mai fatto un elenco dettagliato del
numero di coloni che vivono in ogni insediamento. Negli anni ’60 e ’70
alcune colonie sono state considerate troppo piccole per farvi un
censimento, e si presumeva che avessero meno di 50 abitanti. Neppure gli
insediamenti illegali o non autorizzati apparivano nei censimenti
dell’ufficio finché non venivano legalizzati.
(traduzione di Amedeo Rossi)
Commenti
Posta un commento