Zuccaro, tra un silenzio e l’altro, conferma: di prove contro le Ong neanche l’ombra


 
 
 
In un’audizione che ha del paradossale il procuratore di Catania ripropone il format che lo ha reso celebre in tv. Tante ossservazioni ma poche prove di…
 
 
 

In un’audizione che ha del paradossale il procuratore di Catania ripropone il format che lo ha reso celebre in tv: tante osservazioni ma poche prove di reato. Il risultato è che, come si temeva, si è trattato di un caso esclusivamente mediatico. Ma il danno ormai è fatto

«Seguito indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l'impatto della attività delle organizzazioni non governative: audizione del Procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro» è questa l’intestazione del momento clou dell’indagine della Commissione difesa del Senato sul caso Ong e traffico di essere umani. (Qui il video)

Carmelo Zuccaro

Come avevamo ricostruito, il caso nato sulla stampa Usa era approdato in Italia nei giorni scorsi. Da lì il caso era montato facendo intervenire più o meno tutti gli attori coinvolti nel salvataggio dei migranti. Dalle procure alla Marina militare, dai servizi di Intelligence al mondo delle ong fino alle più alte cariche isituzionali del Paese.
A rispondere alle domande della Commissione Carmelo Zuccaro, il procuratore di Catania, salito agli onori delle cronache per essere il grande accusatore delle ong che si occupano di salvare i profughi dal Mar Mediterraneo. Per il procuratore infatti queste organizzazioni sarebbero l’ultimo anello di una catena criminale che traffica in esseri umani.
Zuccaro inizia il suo speech leggendo un testo scritto che riassume il motivo per cui è arrivato ad occuparsi del traffico di esseri umani proveniente dal nord Africa. Un racconto che parte dal 2013 e che si dipana fino ad oggi. Insomma Zuccaro in tutta la prima parte, com’era prevedibile, lavora per accreditare il proprio lavoro e presentarsi come professionista serio. Un lungo discorso che snocciola modalità di lavoro e successi dell’ufficio del procuratore.
Difficile che queste roccaforti preventive possano reggere al nucleo della questione: ha o meno, il procuratore, le prove che giustifichino il fiume delle dichiarazioni infamanti per il mondo delle organizzazioni non governative che lo ha visto protagonista? L’audizione di oggi, che anche dal Csm seguono con attenzione dovendo decidere come comportarsi con il procuratore televisivo, è stata decisa e calendarizzata solo per rispondere a questo quesito.
Dopo l’incipit Zuccaro arriva al dunque: «le barche delle Ong lavorano sempre più a ridosso delle coste Libiche, sempre su segnalazione e mandato della Guardia Costiera italiana, permettendo così ai trafficanti di usare barche sempre più scadenti e intensificare le partenze».
A questo il procuratore aggiunge che «il mio ufficio non è più in grado di fare indagini ad ampio respiro che sarebbero doverose. In particolare però invito a tenere in considerazione il traffico telefonico che dalla Libia raggiunge i natanti di soccorso». In sostanza rinnova l’accusa: «È doveroso continuare le indagini perché siamo di fronte ad un traffico organizzato di essere umani messo in atto da vere e proprie organizzazioni criminali».
A metà di questa sua ricostruzione poi Zuccaro chiede la secretazione (ai media) di quanto deve dire. Così cosa abbia detto di lì in poi rimane un mistero. Per una decina di minuti circa, dalle 14.20 alle 14.30, Zuccaro parlerà a porte chiuse.
Una volta tornato l’audio il procuratore è entrato nel vivo del discorso, parlando di come spesso le Ong usino navi battenti bandiere di Paesi con cui l’Italia non ha rapporti giuridici soddisfacenti. Come tutte queste, pur interessantissime, osservazioni possano interessare la Commissione nel dirimere se ci siano o meno contatti tra le Ong e i trafficanti di uomini è difficile da capire.
Il tema per Zuccaro è che, seppur con buone intenzioni, le Ong creerebbero loro malgrado dei corridoi umanitari che configurerebbero il reato di «favoreggiamento all’immigrazione clandestina».
Il procuratore poi decide che si vuole avvalere di un altro momento intimo e chiede di nuovo la secretazione. Appena prima che venga meno il segnale audio si sente la persona accanto a lui dire «è l’ultima volta che le concediamo…». Un indizio del fatto che in quei momenti di privacy non siano saltate fuori prove concrete. Dalle 14.35 alle 14.36 dunque, per due minuti circa, il procuratore parla solo per la Commissione.
Tornando in diretta è difficile ricostruire di cosa stia parlando. Il tema sono i costi di alcune Ong con «un profilo non collimante con quello dei filantropi». Si ascoltano distintamente a questo punto risate denigratorie in Commissione.
Ci sono due cose evidenti. Zuccaro non parla da magistrato, ma da sociologo. Fa ricostruzioni vaghe, senza numeri o carte d’appoggio che non hanno alcun valore legale o giuridico. Quelle del procuratore sono opinioni. La seconda è che Zuccaro ripropone lo schema televisivo anche davanti alla Commissione. Il tentativo è quello di far diventare l’aula un competitor di Matrix o Porta a Porta.
Il risultato però è tragico perché si arriva al punto: le prove?
Cominciano le domande. Ne bastano due per ricostruire tutta la seduta, una di chi simpatizza con il procuratore e una invece più di opposizione.
  • Lei aveva detto in audizione Shengen aveva detto che le Ong mettevano in scacco in ordine all’attività giudiziarie e poi nei giorni successivi che alcune agenzie, che non svolgono attività giudiziaria, hanno documentato rapporti tra Ong e trafficanti. Conferma quelle dichiarazioni? Vorrei sapere anche se come procura ha chiesto ai servizi italiani documenti o atti in ordine a questi collegamenti anche con riferimento a notizie originati da organismi informativi esteri?
    Confermo pienamente lo scacco all’attività giudiziaria. Siamo in una fase in cui non riusciamo più a svolgere un’attività di indagine ad ampio respiro. Il focus della nostra attività non sono le Ong ma i trafficanti. Per quello che riguarda le Ong non ho chiesto ai nostri Servizi di avere dei dati perché comunque non potrei utilizzarli. Ma ho informazioni che mi provengono da Frontex e dalla nostra Marina Militare (Sophia) e dalla Guardia Costiera. Questi dati confermano l’esistenza di questi contatti radio e di comunicazioni telefoniche. E risulta anche da internet dove si trovano i dati sulla posizone delle Ong.
(Questo al netto del fatto che sia Frontex, che la Marina Militare che la Guardia Costiera escludono questa eventualità ndr)
  • Anche stando alla precedenti audizioni trovo alcune discordanze. Per riassumere a parte lei nessuno ritiene che esistano indicazioni che avvalorino la tesi delle Ong come ultimo anello della catena del traffico umano. Ha degli elementi chiari, precisi e concreti che avvalorino quello che lei va dicendo?
    Io parlo di dati che non sono utilizzabile processualmente. I dati sono che: in primo luogo in alcuni casi sono state varcati i confini delle acque libiche, in secondo luogo esistono comunicazioni tra la terra ferma libica e soggetti a bordo delle navi dei soccorritori. Chi sono? Ovviamente soggetti che rivelano la volontà di mettere in acqua dei barconi. Terzo il distacco dei transponder che è un elemento che io ritengo emerga in modo oggettivo.
(Ogni sconfinamento in acque libiche è stato ordinato dalla Guardia Costiera e opportunamente dichiarato, le comunicazioni tra la Libia e le navi delle Ong, come spigato in audizione ieri da Msf, è tra operatori della stessa Ong che hanno uomini anche in nord Africa, il distacco dei trasponder non è mai avvenuto secondo Marina Militare e Guardia Costiera ndr)
Dopo questa audizione due sole cosa sono certe: le prove, oggi c’è la conferma ufficiale, non esistono. E il danno di immagine alle ong e a all'idea stessa di salvare vite umane di chi scappa da fame e guerra è irreparabile. Non resta che aspettare le decisione del Csm.
 

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