Tel Aviv:30 000 in piazza contro l'occupazione


Dopo 50 anni di un regime militare razzista, è giunto il momento per la sinistra israeliana di uscire e di protestare in massa  e, di fronte a un compito così urgente, trascurare le differenze.

Le cose a volte possono essere molto semplici. Leggi, ad esempio, il seguente invito alla protesta anti-occupazione che si svolge a Tel Aviv questo Sabato sera:
Scendiamo per le strade in massa per protestare contro l'assenza di speranza del governo di destra, contro l'occupazione, contro la violenza e il razzismo. A  questo gruppo estremista della coalizione, ubriaco di  potere, non può essere concesso di continuare a   diffondere l'odio  contro  le minoranze, i media, il sistema giudiziario e contro chiunque voglia criticare la politica del governo."
Cinquanta anni   di una  Gerusalemme   divisa   tra coloro  che partecipano alla democrazia e coloro che subiscono discriminazioni sistematiche e demolizioni delle case  Stiamo per segnare 50 anni di occupazione . Cinquant'anni di un regime militare razzista che gestisce due sistemi giuridici distinti in Cisgiordania - uno per gli ebrei e uno per i palestinesi. . Cinquant'anni di Gaza dove il regime militareè stato sostituito da un brutale assedio e  da guerre . Cinquant'anni di distruzione, uccisioni  e morti inutili.

Cinquanta anni  di troppo, come è stato chiamato il progetto di +972 Magazine per segnare mezzo secolo di occupazione alla quale siamo obbligati a porre fine .
Stiamo assistendo alla ribellione non   violenta di centinaia di prigionieri palestinesi che sono stati in sciopero della fame per 40 giorni  rivendicando i diritti fondamentali che i prigionieri ebrei   già ricevono: la protezione contro la detenzione  amministrativa senza processo,il  diritto all'accesso al telefono (sotto la supervisione),il  diritto di studiare in carcere per avere un  futuro ,il diritto alle visite. C'è stato un crescente movimento di protesta a sostegno dei prigionieri sia nei territori occupati che tra i palestinesi in Israele;
Israele tiene segni che invitano a combattere il razzismo, l'occupazione e la libertà di parola, in una marcia contro l'occupazione alla porta di Jaffa a Gerusalemme, la città vecchia, il 1 ° aprile 2017. (Yonatan Sindel / Flash90)

Dov'è oggi la sinistra israeliana, di fronte a 50 anni di occupazione, ai 40 giorni di sciopero della fame e di proteste palestinese ? Dov'è la sua protesta contro l'occupazione? Dov'è la mobilitazione contro il consenso israeliano che sceglie lo status quo degli insediamenti, il perpetuo regime  militare,l'  assedio e  il razzismo? Dov ' è l'opposizione ai processi antidemocratici guidati da questo governo estremo di destra che censura l'arte , mette fine ai movimenti palestinesi , ai partiti e ai media su entrambi i lati della linea verde e incita contro gli arabi ,  contro i giornalisti e contro  quelli  che si oppongono all' occupazione ?
Ci sono proteste qua e là. Ci sono persone che svolgono un buon lavoro costantemente in solidarietà con i prigionieri, organizzandosi  contro il fascismo a  Gerusalemme , proteggendo i pastori palestinesi dai colpevoli coloni nella collina meridionale  di Hebron e nella valle del Giordano. E'  necessaria una forte voce pubblica che  al momento non esiste, un grido forte e chiaro contro l'occupazione oltre a questa protesta di oggi . La sinistra deve unire   ebrei e arabi, e gridare ad alta voce.

Dopo mezzo secolo, è necessaria una pubblica coalizione ,nonostante i suoi difetti

C'è ancora una critica da fare a questa dimostrazione. Come Yuval Eylon indica su Call Local , gli organizzatori della marcia di Sabato includono i partiti laburisti  e Meretz  che giustamente accusano   di collaborare con l'occupazione , di sostenere la delegitimizzazione dei movimenti politici palestinesi ecc  .
Questa  non è una manifestazione a sostegno del partito laburista. La manifestazione è un'iniziativa  di Peace Now, organizzata anche da Standing Together, Combattenti per la Pace e Forum dei Familiari . Questi gruppi portano avanti iniziative ebraiche-arabe, anti-occupazione e anti-razziste in tutto il paese.
Gli israeliani di destra si confrontano con i membri delle donne in nero durante la loro vigilanza settimanale contro l'occupazione, Tel Aviv centrale, il 22 gennaio 2016. Le donne in nero hanno tenuto vigili settimanali contro l'occupazione per due decenni.

Saranno presenti:  i rappresentanti dei consigli dei villaggi beduini non riconosciuti nel Negev, così come i residenti di Neve Shalom-Wahat al-Salam e numerose organizzazioni congiunte della Galilea,  gruppi femministi palestinesi e Mizrahi insieme a MachsomWatch e altri ancora .  Ci saranno  palestinesi e ebrei, tra i quali Ayman Odeh e Eli Bitan  e  B'Hadrei Haredim, un importante sito di notizie ultra-ortodosse.
Tuttavia non dobbiamo ignorare le legittime critiche  per la presenza dei laburisti.  Il partito ha un'enorme responsabilità per l'occupazione, gli insediamenti, le guerre e il regime militare.Un partito  che ha smesso di definire se stesso  come partito di sinistra  anni fa.
Si deve aggiungere una critica ai  generali dell'esercito che "sparano e piangono" , così come a coloro che si impegnano nel razzismo quotidiano e poi vi  si oppongono utilizzando toni alti. Dobbiamo anche lottare contro l'Unione Sionista  ,vi fa parte anche il Partito laburista,   e contro le sue politiche -
Ma se queste persone sono finalmente disposte a far parte di un ampio fronte contro l'occupazione, a chiedere pace, speranza e fine del razzismo e dell' incitamento  perché non unirsi a loro? Il piccolo e radicale blocco ebraico arabo della  sinistra non può terminare l'occupazione da sola. E'  necessaria una forza unificata  per fare il cambiamento, siamo costretti a creare alleanze - anche quando ci sono disaccordi su innumerevoli questioni (come la soluzione all'occupazione).
La manifestazione di sabato è uno di quei casi. Dopo 50 anni  di troppo, dobbiamo dimostrare che ci sono ancora tante persone qui che si oppongono all'occupazione.

After 50 years of a racist military regime, it’s time for the Israeli Left to go out and protest en masse — and, in the face of such an urgent task, to overlook our differences.
File photo of Israeli anti-occupation activists protesting in front of the Prime Minister’s Residence in Jerusalem. (Maya Levin/Flash90)
Things can sometimes be very simple. Read, for example, the following invitation to the anti-occupation protest taking place in Tel Aviv this Saturday night:
We will take to the streets en masse to protest against the absence of hope from the right-wing government, against the occupation, against violence and racism. This extremist group in the coalition, drunk on power, cannot be allowed to continue running riot, spreading hate and inciting against minorities, the media, the justice system and anyone who dares to criticize government policy.
We are about to mark 50 years of occupation. Fifty years of a racist military regime, which operates two separate legal systems in the West Bank — one for Jews and one for Palestinians. Fifty years in which Jerusalem has remained divided, although along national lines rather than recognized borders — separating citizens who get to build, receive services and take part in democracy, and those who suffer from systematic discrimination and home demolitions. Fifty years of Gaza seeing military rule replaced by a brutal siege and wars. Fifty years of destruction, killing and needless deaths.
Fifty years too many, as +972 Magazine’s project to mark half a century of occupation has been called. Fifty years that could have been prevented, and which we are obligated to bring to an end.
We are also witnessing the nonviolent uprising of hundreds of Palestinian prisoners, who have been on hunger strike for 40 days in a demand for the basic rights that Jewish prisoners (including security prisoners) already receive: protection from extended administrative detention with no trial; the right to telephone access (under supervision); the right to study in jail in order to lay a foundation for the future once they’ve been released; the right to visits. There has been a growing protest movement in support of the prisoners both in the occupied territories and among Palestinians in Israel; meanwhile, dozens of the hunger strikers are already under medical supervision and are entering a hazardous phase of their strike.
Israelis hold signs calling to fight against racism, occupation, and for freedom of speech, in a march against the occupation at Jaffa Gate in Jerusalem’s Old City, April 1, 2017. (Yonatan Sindel/Flash90)
Where is the Israeli Left today, in the face of 50 years of occupation, 40 days of hunger strike and popular Palestinian protests? Where is its own protest against the occupation? Where is the mobilization against the Israeli consensus, which chooses the status quo of settlements, perpetual military rule, siege and racism? Where is the opposition to the anti-democratic processes being driven by this extreme right-wing government, which censors art, shuts down Palestinian movements, parties and media outlets on both sides of the Green Line, and incites against Arabs, journalists and those opposed to the occupation?
There are protests, here and there. There are people doing good work on a daily basis, in solidarity with prisoners, organizing against fascism in Jerusalem, protecting Palestinian shepherds from settler thugs in the south Hebron hills and in the Jordan Valley. But a strong public voice is also needed, and at the moment there is no loud, clear cry against the occupation from the Israeli public, or the Left, aside from this upcoming protest on Saturday evening. That’s a good enough reason to attend — the Left needs to be there together, Jews and Arabs, to shout out loud.

Yet there is also a critique to be made of this demonstration. As Yuval Eylon points out on Local Call, the organizers of Saturday’s march include the Labor and Meretz parties, whom he justifiably accuses of capitulating to and edging towards the Right, of collaborating with the occupation, of backing the delegitimization of Palestinian political movements and more.
But they won’t be the only ones at Saturday’s protest, and it’s not a demonstration in support of the Labor party. They weren’t the original organizers of the event — it’s a Peace Now initiative, which is also being organized by Standing Together, Combatants for Peace and the Parents Circle Families Forum. These groups stage grassroots Jewish-Arab, anti-occupation and anti-racist initiatives across the country.
Right-wing Israelis confront members of ‘Women in Black’ during their weekly vigil against the occupation, central Tel Aviv, January 22, 2016. Women in Black have been holding weekly vigils against the occupation for two decades.
Representatives from councils of unrecognized Bedouin villages in the Negev will also be at the protest, as will residents of Neve Shalom-Wahat al-Salam and numerous joint organizations from the Galilee. Palestinian and Mizrahi feminist groups will be represented, along with MachsomWatch. The list goes on. And there will be both Palestinian and Jewish speakers, including Joint List head Ayman Odeh and Eli Bitan, an editor at both Local Call and B’Hadrei Haredim, a major ultra-Orthodox news website.
Nonetheless, we mustn’t ignore the rightful criticisms of the event, above all the presence of Labor. The party bears huge responsibility for the occupation, settlements, wars and the military regime. It persecutes Palestinian citizens inside the Green Line, and stopped referring to itself as a left-wing party years ago.
To criticism of Labor must be added criticism of the army generals who “shoot and cry,” as well as those who engage in day-to-day racism, and then speak out against it in lofty tones. Most of the time, we must also struggle against the Zionist Union of which Labor is a part, and against its policies — the acquiescence to Operation Protective Edge, the attacks on the Islamic Movement and Balad, and so on.
But when these people are finally prepared to form part of a broad front against the occupation, to take to the streets once every few years to call for peace, hope, and end to racism and incitement — why not join them? The small, radical Jewish-Arab bloc on the Left cannot end the occupation alone. When a unified force is needed to make change, we are compelled to create alliances — even when there are disagreements over countless issues (such as the solution to the occupation).
The demonstration on Saturday is one of those instances. After 50 years too many, we need to show that there are still plenty of people here who are opposed to the occupation.
This post was originally published in Hebrew on Local Call. Translated by Natasha Roth.
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The Israeli Left must show up to protest 50 years of occupation


PEACE NOW
Thank you to the 30,000 Israelis who joined us tonight and raised a strong voice against the occupation! #50isEnough

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