Robert Fisk : Il vero significato dell’Islam
L'emiro
Abdelkader di Robert Fisk – 27 maggio 2017 Dopo il massacro di
Manchester … sì, e dopo Nizza e Parigi, Mosul e Abu Ghraib e il 7 luglio
e il massac
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Dopo il massacro di Manchester … sì, e dopo Nizza e Parigi, Mosul e Abu Ghraib e il 7 luglio
e il massacro di Haditha … ricordate quei 28 civili, compresi bambini,
uccisi dai marine statunitensi, quattro in più che a Manchester ma
nessun minuto di silenzio per loro? E naturalmente l’11 settembre …
Credete nel “terrorismo” e l’ISIS vince.
Credete nella giustizia e l’ISIS è sconfitto.Contrappesare la crudeltà ovviamente, non è una risposta. Solo una
sollecitazione a ricordare. Fintanto che bombardiamo il Medio Oriente
invece di cercarvi giustizia, anche noi saremo attaccati. Ma ciò su cui
dobbiamo concentrarci, secondo il mostruoso Trump, è il terrorismo,
terrorismo, terrorismo, terrorismo. E la paura. E la sicurezza. Che non
otterremo fintanto che promuoveremo la morte nel mondo mussulmano e
venderemo armi ai dittatori
Così io penso sia ora di evocare il fantasma di un uomo noto come
l’emiro Abdelkader, mussulmano, sufi, sceicco, guerriero feroce,
umanista, protettore del suo popolo contro la barbarie occidentale,
protettore dei cristiani contro la barbarie mussulmana, così coraggioso
che lo stato algerino insistette perché le sue ossa fossero riportate in
patria dalla sua amata Damasco, così nobile che Abe Lincoln gli mandò
un paio di pistole Colt e i francesi gli conferirono la Gran Croce della
Legion d’Onore. Amava l’istruzione, ammirava i filosofi greci, vietò ai
suoi combattenti di distruggere libri, adorò una religione che credeva –
così riteneva – nei diritti umani. Ma alzino la mano i lettori che
conoscono il nome di Abdelkader.
Dovremmo pensare a lui oggi più che mai. Non era un “moderato” perché
contrattaccò ferocemente l’occupazione francese della sua terra. Non
era un estremista perché, nel suo carcere al Chateau d’Amboise, parlò di
cristiani e mussulmani come fratelli. Fu appoggiato da Victor Hugo e da
Lord Londonderry e si conquistò il rispetto di Luigi Napoleone
Bonaparte (poi Napoleone III) e lo stato francese gli corrispose una
pensione di 100.000 franchi. La meritava.
Quando i francesi invasero l’Algeria, Abdelkader Ibn Muhiedin
al-Juzairi (Abdelkader, figlio di Muhiedin, l’Algerino, 1808-1883, per
quelli che amano i necrologi) si imbarcò in una riuscita guerriglia
contro uno degli eserciti meglio equipaggiati del mondo occidentale. E
vinse. Fondò il suo stato nell’Algeria occidentale – mussulmano ma
impiegante consiglieri cristiani ed ebrei – e creò ministeri separati
(difesa, istruzione, ecc.) che si estese fino al confine con il Marocco.
Aveva persino una propria moneta, il “muhamediya”. Fece la pace con i
francesi, una tregua che i francesi ruppero invadendo di nuovo il suo
paese. Abdelkader chiese un prete perché svolgesse le funzioni per i
suoi prigionieri francesi, persino restituendo loro la libertà quando
non ebbe cibo per loro. I francesi saccheggiarono le città algerine che
conquistarono, cento Haditha per sopprimere la resistenza di Abdelkader.
Quando alla fine fu sconfitto, si arrese onorevolmente – consegnando il
suo cavallo come un guerriero – sulla promessa di esilio ad Alessandria
o ad Acra. Di nuovo i francesi lo tradirono, mandandolo in carcere a
Tolone e poi nell’interno della Francia.
Tuttavia nel suo esilio francese egli predicò la pace e la
fratellanza e studiò il francese e parlò della saggezza di Platone e
Socrate, Aristotele e Tolomeo e Averroè e in seguito scrisse un libro ‘Appello all’intelligenza’,
che dovrebbe essere disponibile su ogni piattaforma dei media sociali.
Per inciso, egli scrisse anche un libro sui cavalli che dimostra che fu
sempre un arabo in sella. Ma il suo coraggio fu dimostrato di nuovo a
Damasco nel 1860, doveva viveva da esule onorato. La guerra civile tra
cristiani e drusi in Libano era arrivata a Damasco dove la popolazione
cristiana si trovò circondata dai drusi mussulmani che arrivarono con
una crudeltà simile a quella dell’ISIS, brandendo spade e coltelli per
sgozzare gli avversari.
Abdelkader inviò le sue guardie mussulmane algerine – la sua milizia
personale – a farsi strada con la forza attraverso la folla e a scortare
più di 10.000 cristiani nella sua proprietà. E quando le folle con i
coltelli arrivarono alla sua porta egli le accolse con un discorso che è
tuttora recitato in Medio Oriente (anche se del tutto ignorato oggi in
occidente). “Voi, creature patetiche!”, gridò. “E’ questo il modo in cui
onorate il Profeta? Dio vi punisca! Vergogna su di voi, vergogna!
Verrrà il giorno in cui pagherete per questo … Non consegnerò nemmeno un
solo cristiano. Sono miei fratelli. Andatevene o scatenerò le mie
guardie contro di voi.”
Gli storici mussulmani affermano che Abdelkader salvò 15.000
cristiani, il che può essere un po’ esagerato. Ma ecco un uomo da
emulare da parte dei mussulmani e da ammirare da parte dei cristiani. La
sua furia fu espressa in parole che certamente sarebbero state usate
oggi contro i boia del califfato settario dell’ISIS. Naturalmente
l’occidente “cristiano” lo onorò al tempo (anche se, interessantemente,
ricevette una lettera di elogio dal leader mussulmano della ferocemente
indipendente Cecenia). Egli fu un uomo del “dialogo interreligioso” che
farebbe contento papa Francesco.
Abdelkader fu invitato a Parigi. Una cittadina statunitense prese il
suo nome: Elkader nella Contea di Clayton, Iowa; esiste ancora,
popolazione 1.273. Fondata a metà del diciannovesimo secolo fu naturale
darle il nome di un uomo che onorò, non è vero?, i Diritti dell’Uomo
dell’Indipendenza Americana e della Rivoluzione Francese. Abdelkader
flirtò con la massoneria – la maggior parte degli studiosi ritiene che
non vi fu accolto – e amò la scienza in misura tale da accettare un
invito all’inaugurazione del Canale di Suez, che certamente fu un
progetto più imperiale che principalmente scientifico. Abdelkader
incontrò De Lesseps. Si considerava, c’è da sospettare, un uomo del
rinascimento islamico, un uomo per tutte le stagioni, il mussulmano per
tutti i popoli, un esempio piuttosto che un santo, un filosofo piuttosto
che un sacerdote.
Ma naturalmente la nativa Algeria di Abdelkader confina con la Libia
da dove è provenuta la famiglia di Salman Abedi, e Abdelkader morì in
Siria, il cui attacco da parte dell’aviazione statunitense – secondo la
sorella di Abedi – è stato il motivo per cui egli ha massacrato gli
innocenti di Manchester. E così la geografia si contra e la storia
svanisce e il crimine di Abedi è, per ora, più importante dell’intera
vita, insegnamento ed esempio di Abdelkader. Dunque ai cittadini di
Manchester, che sia tatuino api o semplicemente acquistino fiori:
perché non recarsi nella libreria centrale di Manchester a piazza St
Peter e chiedere The Compassionate Warrior di Elsa Marsten, o Commander of the Faithful di John Kiser o, pubblicato appena pochi mesi fa, L’Emir Abdelkader: Apotre de la Fraternite di Mustapha Sherif?
Non sono antidoti per il dolore e il lutto. Ma dimostrano che l’ISIS
non rappresenta l’Islam e che un mussulmano può conquistarsi l’onore del
mondo.
Da ZNetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: The Independent
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.
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