Robert Fisk :Il primo viaggio di Trump all’estero


l primo viaggio di Trump all’estero
Di Robert Fisk
9 maggio 2017
Nessuno, fin da quando Ibn Battuta andò in Medio Oriente nel 14° secolo, si è messo in viaggio con più alte ambizioni di Donald Trump. Battuta, un viaggiatore e studioso marocchino musulmano, aveva poche cose in comune con Donald Trump. Ha raggiunto quella che è ora l’Arabia Saudita. E’ andato a Gerusalemme. Ha perfino notato delle donne nubili – c’erano poche donne sposate, per non parlare di una giovane schiava greca da poter molestare. I parallelismi, però, finiscono qui. Infatti In Battuta era sano di mente.
Ora, tuttavia, sappiamo che Donald Trump pensa di toccare le tre religioni monoteiste perché andrà a Riyadh, a Gerusalemme e poi al Vaticano (non proprio in Medio Oriente ma a quella che è una distanza di 100 miglia per un tipo come Trump). Qualche problema, naturalmente. Non può andare alla Santa Mecca perché è proibita ai Cristiani e il vecchio re dell’Arabia Saudita rappresenta un’autocrazia Wahabita di decapitatori; alcuni dei suoi cittadini hanno pagato per e combattuto insieme – la temuta Isis che Trump pensa di combattere ora.
Poi, quando andrà a Gerusalemme, incontrerà Benjamin Netanyahu che non rappresenta certo gli ebrei di tutto il mondo e che programma di rubare le terre arabe nella Cisgiordania per gli ebrei, e per gli ebrei soltanto, qualunque cosa ne pensi Trump. Poi si presenterà in Vaticano per affrontare  un uomo che – per quanto possa essere una grande persona – rappresenta soltanto i Cattolici Romani e al quale,  comunque non piace molto Trump. Ibn Battuta era stato via di casa per circa un quarto di secolo. Grazie al cielo Trump ridurrà il suo viaggio a tre giorni.
Naturalmente, non parlerà all’ “Islam” in Arabia Saudita più di quanto parlerà al “Giudaismo” a Gerusalemme. I Sauditi sunniti parleranno di schiacciare il “serpente” dell’Iran sciita e dobbiamo ricordarci che Trump è il folle che ha versato lacrime di coccodrillo sui bambini sunniti uccisi in Siria ma nessuna lacrima per i bambini sciiti uccisi in Siria pochi giorni dopo, e dobbiamo sperare che possa ristabilire reali rapporti reali tra il loro regno felice della propria esecuzione con gli Stati Uniti felici della loro. Trump potrebbe proprio cercare di leggere il recente rapporto del relatore speciale dell’ONU,  Ben Emmerson sulla reclusione dei difensori dei diritti umani e sulle torture inflitte alle persone sospettate di “terrore” in Arabia Saudita. No. Dimenticatelo.
Comunque, il re non è un imam, non più di quanto Netanyahu sia un rabbino, ma Gerusalemme sarà una grande esibizione perché Trump sarà in grado di chiedere aiuto a Netanyahu conto l’Isis senza – presumibilmente – rendersi conto che Israele bombarda soltanto l’esercito siriano ed Hezbollah sciita in Siria ma che non ha mai bombardato l’Isis in Siria. Di fatto, gli israeliani hanno fornito assistenza medica ai combattenti di Jabhat al-Nusra che fa parte di al-Qaida che (forse Trump ha sentito parlare di questo) aveva attaccato gli Stati Uniti l’11 settembre. E quindi forse il Vaticano sarà un sollievo.
Naturalmente, Trump avrebbe potuto fare un salto in Libano per incontrare il Patriarca Beshara Rai, un prelato cristiano che almeno vive in Medio Oriente e che potrebbe essere stato in grado di dire a Trump quello che si merita, riguardo alla    Siria. Oppure, dato che Trump sarebbe “onorato” di incontrare il Grande Leader della Corea del Nord, avrebbe potuto anche scioccare il mondo andando a incontrare per un paio d’ore Bashar al-Assad. Per lo meno Ibn Battuta era arrivato a Damasco.
Invece no. Trump sta cercando “amici e partner” per combattere il “terrorismo” – una cosa che, naturalmente,  non è mai stata mai inflitta allo Yemen dall’Arabia Saudita o al Libano e ai Palestinesi da Israele. Non sarà menzionato neanche dai ragazzi e dalle ragazze della CNN, di ABC ed di tutti i titani dei media americani che – nell’interesse di reclamizzare  la loro importanza facendo finta che il presidente non è pazzo – seguiranno in maniera servile il loro presidente folle in tutta la regione dicendo tutte le solite sciocchezze sulle “politiche” e i “protagonisti chiave” e i “moderati” (come nell’espressione “l’Arabia Saudita moderata”) e tutte e altre creature fantastiche che “iniettano” nei loro servizi giornalistici.
Oh, certo, e Trump vuole anche portare la “pace” in Terra Santa. E quindi si sposterà dal re dei decapitatori al ladro di terre palestinesi e finirà con il povero vecchio Santo Padre che saggiamente concederà al Presidente pochi minuti la mattina presto prima della sua udienza generale settimanale. Dato che il Papa ha definito “non cristiane” le opinioni di Trump – una cosa non santa da dire per Papa Francesco riguardo a un uomo malato di mente – e che Trump ha definito “vergognose” le parole del Papa, l’incontro non sarà uno spasso.
D’altra parte, però, il Papa ha dato la mano al Sultano d’Egitto soltanto una settimana fa, l’ugualmente santo Maresciallo Abdel Fattah al-Sisi, il cui colpo di stato aveva rovesciato un presidente eletto e che ora “fa sparire” i suoi nemici. Dopo di questo Trump dovrebbe essere un gioco da ragazzi. A proposito, Ibn Battuta era arrivato fino a Pechino nel suo viaggio ma non ha mai avuto “l’onore” di incontrare “il tipo sveglio” che governava in Corea (in realtà quel paese non esisteva nel 14°secolo).
Essendo però un tipo logorroico, Ibn Battuta ha annotato il suo rientro con queste parole: “Ho davvero…realizzato il mio desiderio in questo mondo che era di viaggiare su tutta la terra, e ho ottenuto questo onore, che nessuna comune ha conseguito.” E’ un vero “onore”, ma non si potrebbe far entrare Ibn Battuta in un tweet.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte : https://zcomm.org/znetarticle/trumps-first-foreign-trip
Originale : The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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