Assolti per lo striscione contro Israele sulla sinagoga di Vercelli: "Non fu odio razziale"
Il giudice ha ritenuto che la protesta di due antagonisti non rappresentasse un caso di antisemitismo
torino.repubblica.it
Il tribunale di Vercelli ha assolto
dall'accusa di incitamento all'odio razziale Alessandro Jacassi e Sergio
Caobianco, due vercellesi che nel luglio 2014 avevano appeso uno striscione sulla sinagoga di
via Foa con le scritte "Stop bombing Gaza", "Free Palestine" e "Israele
Assassini". Assistiti dagli avvocati Gianluca Vitale e Laura
Martinelli, i due avevano rivendicato la protesta, che era avvenuta nei
giorni dell'operazione Margine protettivo condotta dall'esercito
israeliano contro Hamas ma avevano anche spiegato che "l'azione non era a
sfondo razzista: era un grido di dolore di fronte al bombardamento di
Gaza.
Non aveva assolutamente niente a che fare con il popolo ebraico,
la cui storia amiamo e rispettiamo più di chiunque altro".
La procura, invece, aveva chiesto per loro quattro mesi di reclusione. La Comunità ebraica di Vercelli, assistita dall'avvocato Tommaso Levi, si era costituita parte civile. All'indomani dell'episodio i responsabili della sinagiga avevano presentato una denuncia per diffamazione, mentre il reato contestato dalla procura era stato di istigazione all'odio razziale. "Dal nostro punto di vista - spiega la presidente della comunità, Rossella Bottini Treves - non è mai stato un processo di natura politica né un processo sul conflitto israelo-palestinese, ma il gesto è ritenuto grave perché possibile oggetto di pericolose strumentalizzazioni.
La procura, invece, aveva chiesto per loro quattro mesi di reclusione. La Comunità ebraica di Vercelli, assistita dall'avvocato Tommaso Levi, si era costituita parte civile. All'indomani dell'episodio i responsabili della sinagiga avevano presentato una denuncia per diffamazione, mentre il reato contestato dalla procura era stato di istigazione all'odio razziale. "Dal nostro punto di vista - spiega la presidente della comunità, Rossella Bottini Treves - non è mai stato un processo di natura politica né un processo sul conflitto israelo-palestinese, ma il gesto è ritenuto grave perché possibile oggetto di pericolose strumentalizzazioni.
Riteniamo, infatti, che il tempio israelita sia un
luogo sacro e inviolabile e quindi sarà nostro compito tutelarne
l'integrità, la sicurezza e denunciare qualsiasi tipo di oltraggio si
dovesse verificare in futuro".
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