Amos Harel : Una nuova realtà sotterranea sta prendendo forma lungo il confine tra Gaza e Israele
Amos Harel, 15 maggio 2017, Haaretz
L’aumentata
pressione da parte di Abbas potrebbe spingere Hamas a cercare di
compiere un’incursione oltre frontiera. La massiccia barriera israeliana
anti-tunnel provoca il fatto che Hamas abbia aumentato i posti di
vedetta – cosa non necessariamente negativa.
Nelle ultime settimane il presidente
dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha progressivamente
incrementato la pressione sul governo di Hamas nella Striscia di Gaza.
Le misure punitive si sono susseguite: interruzione del pagamento della
tassa sul combustibile importato, taglio di un terzo dei salari di
45.000 impiegati statali a Gaza che sono ancora pagati dall’ANP,
interruzione dei pagamenti per l’elettricità di Gaza proveniente da
Israele.
I funzionari israeliani della Difesa
hanno ancora difficoltà a spiegare il cambiamento di approccio da parte
di Abbas, visto che nell’ultimo decennio, fin da quando Hamas ha preso
il potere nella Striscia, non ha mai affrontato direttamente
l’organizzazione. L’allora primo ministro israeliano Ariel Sharon nel
2003 disse di Abbas: “Il pulcino non ha ancora messo le piume”. Ma
adesso che il pulcino ha compiuto 82 anni, qualcosa evidentemente è
cambiato.
Una possibile spiegazione è che Abbas
pensi che Hamas alla fine si troverà di fronte a una rivolta interna –
una speranza condivisa da alcuni israeliani. L’ipotesi è che i gazawi
scenderanno in piazza, proprio come gli egiziani che hanno riempito
piazza Tahrir al Cairo sei anni fa, e deporranno il governo islamico di
Gaza.
A tutt’oggi comunque non vi sono segnali
di un tale evento. Lo scorso inverno, quando si sono verificati
problemi simili con la fornitura di energia, è scoppiata una breve
ondata di proteste, ma Hamas è stata in grado di reprimerle.
L’aggravamento dei problemi degli abitanti di Gaza
Questa primavera il panorama è un po’
diverso. Le gravi riduzioni di energia colpiscono principalmente le
istituzioni pubbliche, come ospedali e scuole. Molti gazawi, abituati
alle interruzioni della fornitura di energia, hanno comprato dei
generatori in proprio. Far funzionare un generatore costa molti soldi,
ma potrebbe non essere ancora sufficiente perché i gazawi giungano al
punto di rottura.
Anche se la popolazione perdesse la
pazienza, è difficile che i capi di Hamas rinuncino al loro progetto più
importante, il governo islamista che hanno imposto a Gaza dal maggio
del 2007. Piuttosto, se la pressione aumentasse, probabilmente
cercheranno un’altra via per uscire dalla trappola.
Un’opzione potrebbe essere quella di
incoraggiare la popolazione a fare manifestazioni “spontanee” lungo il
confine con Israele, nel tentativo di dirottare la rabbia verso Israele
(ogni dura reazione da parte dei soldati israeliani inasprirebbe
ulteriormente la situazione). Un’altra alternativa è l’azione militare –
un raid oltre frontiera attraverso un tunnel o in altro modo, che
svierebbe l’attenzione della gente dalla responsabilità di Hamas per le
sofferenze del suo popolo.
Le sofferenze si stanno aggravando in
quanto Hamas, che raccoglie le tasse su ogni minimo prodotto che entra
nella Striscia, sta ancora destinando la maggior parte del denaro
disponibile per rafforzare le proprie potenzialità militari. Questa
settimana, il numero di camion che trasportano merci da Israele e
Cisgiordania a Gaza è stato in media di 1000 al giorno – cinque volte la
media giornaliera prima dell’ultimo conflitto tra Hamas e Israele
nell’estate del 2014.
Dichiarazioni di Hamas
Una nuova realtà sta prendendo forma
lungo il confine tra Gaza ed Israele. Con discrezione, Israele ha
iniziato a costruire una nuova barriera contro i tunnel che attraversano
il confine. La barriera comprende un muro sotterraneo, una recinzione
sul terreno ed un complesso sistema di sensori e dispositivi di
monitoraggio. I lavori sono iniziati in alcuni brevi tratti vicino alla
zona nord di Gaza e si prevede che nei prossimi mesi verranno
notevolmente incrementati.
Hamas sorveglia da vicino. All’interno
di Gaza, a circa 300 metri dal confine, l’organizzazione ha aumentato in
modo significativo il numero dei suoi posti di vedetta. Quasi sempre,
quando dal lato israeliano compaiono gru ed escavatori, spuntano le
vedette dal lato palestinese.
Questo non è necessariamente negativo
dal punto di vista israeliano. La “pattuglia di confine” di Hamas si
adopera per impedire agli infiltrati di entrare in Israele. Arresta la
maggior parte di loro ed in un caso recente ha persino aperto il fuoco
contro un palestinese che cercava di entrare in Israele. Alti ufficiali
israeliani dicono che Hamas si sta anche impegnando ad impedire il
lancio di razzi.
Gli avamposti di Hamas aiutano anche
l’esercito [israeliano] a reagire immediatamente se un razzo o un’arma
fa fuoco comunque su Israele. Cioè gli avamposti diventano obbiettivi
che Israele attacca sulla base del fatto che Hamas è responsabile per
qualunque cosa avvenga nel territorio sotto il suo controllo.
Evidentemente anche Hamas comprende le
regole del gioco. Altrimenti è difficile spiegare perché quasi nessuno è
stato ferito in questi attacchi punitivi israeliani.
E’ chiaro che lungo il confine di Gaza è
stato intrapreso un impegnativo progetto costruttivo. La barriera sarà
lunga solo circa 65 chilometri, più o meno un quarto della lunghezza
della barriera lungo il confine israelo-egiziano, ma il lavoro sul
confine di Gaza è incomparabilmente più complesso.
Quando gli storici e i geografi
studieranno i confini israeliani nel corso degli ultimi due decenni,
scopriranno che un personaggio poco conosciuto ha influenzato la
topografia più di tutti i leader e i generali messi insieme. Quest’uomo è
il generale di brigata Eran Ophir, capo dell’amministrazione militare
per la costruzione della barriera. Dopo la barriera di separazione in
Cisgiordania, quella lungo il confine egiziano e quella sulle alture del
Golan, adesso Ophir si sta occupando della barriera lungo il confine di
Gaza.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
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