alberto Negri : Gran Bretagna, centinaia i foreign fighters tornati in patria per colpire
Se
fosse confermata la pista jihadista, questo attentato era tra le
tragiche eventualità da mettere in conto. Dopo l'attentato del lupo
solitario
ilsole24ore.com
Se fosse confermata la pista jihadista, questo
attentato era tra le tragiche eventualità da mettere in conto. Dopo
l'attentato del lupo solitario Khalid Masood al Parlamento britannico,
in cui vennero uccise quattro persone prima che il terrorista fosse
eliminato, l’intelligence inglese aveva rivelato che oltre 400 cittadini
britannici, andati a combattere a fianco dell'Isis in Siria e Iraq,
erano tornati in patria.
Questo faceva già temere che in Gran Bretagna si era raggiunta la
massa critica di terroristi “islamisti” - come aveva tenuto a
sottolineare il premier Theresa May
non usando l'aggettivo islamico - pronti a colpire con attacchi più
simili a quelli del 30 novembre 2015 a Parigi e del 22 marzo 2016 a
Bruxelles.
I servizi dunque si aspettavano non azioni di singoli lupi solitari ma attacchi coordinati di cellule jihadiste.
Qualche giorno dopo l'attentato di Londra, un altro rapporto dei
servizi inglesi affermava che dei 700 foreign fighters segnalati dalle
autorità 320 avevano già fatto ritorno nel Regno Unito.
Fallito il progetto territoriale del Califfato era abbastanza logico
che ci fossero dei ritorni, anche se non è per niente automatico che il
travaso dei foreign fighters avvenga in Europa: molti jihadisti
potrebbero decidere di andare combattere in altre parti del Medio
Oriente come lo Yemen. Nel 2005 a Londra ci furono 56 morti
nell'attentato alla metropolitana, questo di Manchester sarebbe il più
grave da allora, nonostante la fitta rete di sicurezza impiantata dalle
autorità britanniche che hanno infiltrato i gruppi jihadisti con un
programma di prevenzione costato miliardi di sterline.
Manca ancora una rivendicazione e questo lascia ancora dei dubbi
sulla pista jihadista. Ma proprio il fatto che non ci sia ancora
potrebbe significare che si tratta di un attentato organizzato e che la
cellula che lo ha realizzato intenda proteggere la propria rete
logistica.
L'attentato dimostra anche la vacuità dei proclami anti-terrorismo fatti in Arabia Saudita da parte di Trump e della leadership saudita che
con gli israeliani hanno come obiettivo soprattutto il contenimento
dell'Iran sciita più che l'eliminazione di un jihadismo sunnita che si
alimenta proprio dell'ideologia islamica radicale e retrograda sostenuta
da Riad. Una situazione che gli Stati Uniti, gli inglesi e i francesi
conoscono perfettamente, ma fanno finta di ignorare in nome della
realpolitik e dei grandi affari.
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Alberto Negri.
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