Vijay Prashad Catastrofe in Siria?
Catastrofe
in Siria? Di Vijay Prashad 6 aprile 2017 Al Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite del 5 aprile 2015, l’ambasciatrice degli Stati Uniti
all’
znetitaly.altervista.org
Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 5 aprile 2015,
l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Nikki Haley, ha mostrato,
tenendole in mano, delle foto di bambini uccisi dall’attacco dei gas a
Khan Shaykhun, a sud della città siriana di Idlib. Le stime indicano che
in questo attacco sono morte 50/60 persone. Gli Stati Uniti, il Regno
Unito e la Francia hanno presentato una risoluzione al Consiglio di
Sicurezza condannando l’attacco e chiedendo un’indagine in proposito.
Non c’è alcuna richiesta di azione armata contro nessuno perché il
Consiglio è diviso su chi abbia perpetrato l’atto.
Sorprendentemente, l’Ambasciatrice Haley ha poi detto: “Non sappiamo
ancora nulla dell’attacco di ieri,” intendendo dire che nessuno aveva
informazioni definitive a riguardo. Tuttavia, in Occidente c’è stata una
corsa frettolosa a esprimere il giudizio che il perpetratore era il
governo di Bashar al-Assad, forse con l’aiuto della Russia.
Come facciamo a sapere che cosa è accaduto a Khan Shaykhun? Le fonti
degli organi di stampa occidentali sono soprattutto “attivisti
dell’opposizione,” come la BBC si è espressa in uno dei suoi primi
servizi. Questa notizia della BBC del 4 aprile (Conflitto in Siria:
attacco chimico a Idlib uccide 58 persone) elenca le varie fonti su cui
hanno fatto affidamento:
1.L’Osservatorio siriano per il Diritti Umani (SOHR) – Fondato
nel 2006, il SOHR ha la base nel Regno Unito e riceve finanziamenti
dall’UE – e, verosimilmente, dal Regno Unito. Fa affidamento su una rete
di attivisti dell’opposizione in tutta la Siria per fornire
informazioni “grezze” che poi il suo direttore, Rami Abdul Rahman
seleziona. Il SOHR è apertamente anti-Assad. 2.Agenzia di stampa Khotwa (Step).
Fondata da attivisti dell’opposizione ala fine del 2013, la Khotwa,
come la chiamano, mira a “portare l’attenzione del mondo sulle
sofferenze dei Siriani.” I suoi 40 corrispondenti sono per lo più di
base nelle zone in mano ai ribelli. Nel 2014, si parlava del suo
direttore – Mohammad Hrit – nei notiziari in Turchia a causa di una
zuffa tra il Hrith e il Primo Ministro del governo siriano ad interim,
Ahmed Touma. I collaboratori di Touma insinuarono che Hrith era venuto a
chiedere loro dei finanziamenti.
3.Comitato di Coordinamento Locale (LCC) della città. L’LCC
fa parte di una rete di gruppi locali emersi per coordinare le proteste
dopo il 2011. Rappresentano la politica della zona in cui sono
stabiliti. La loro tendenza generale è anti-Assad.
4.Hussein Kayal, fotografo con il Centro mediatico
Edlib. Kayal e questo centro fanno parte di una rete di giornalisti che
comprendono coloro che sono impegnati con il Centro mediatico di
Aleppo. Sono affiliati all’Organizzazione Siriana di Espatriati, guidata
da Mazen Hasan, che è una figura di primo piano nell’opposizione
siriana che è di base in occidente ed è un personaggio fondamentale
nella Coalizione per una Siria Democratica di base a Washington, D.C.
Questo secondo gruppo ha incoraggiato l’azione armata degli Stati Uniti
per deporre il governo siriano.
5.Un giornalista dell’agenzia di stampa France Press (senza nome). Alcune
delle principali fotografie di Idlib sono arrivate da due fotografi
dell’Agenzia France Press, Omar Haj Kadour and Mohamed al-Bakour.
Entrambi hanno offerto intense immagini dell’ospedale di Maaret al-Numan
e di Khan Shaykhun. Il resoconto su Twitter di Omar Haj Kadour
dimostra che il fotografo è decisamente dalla parte dell’opposizione. Il
resoconto fatto dal corrispondente freelance al-Bakour, sembra
completamente sincero. Dice: “Il mio lavoro è fare fotografie. Dare
copertura giornalistica a questo attacco. Mostrare al mondo questo
orrendo crimine.”
Nessuno dei due reporter dell’AFP conferma chi ha usato queste armi
contro i civili, molti dei quali bambini piccoli. Documentano
semplicemente l’azione. Non sono esperti. Le loro prove comprendono la
schiuma che esce dalla bocca delle vittime e l’odore (“La prima cosa che
colpisce è l’odore”.). La maggior parte dei gas nervini sono inodori. I
fotografi dicono che cosa sperimentano. Analizzare le loro informazioni
richiederebbe molto più tempo sul terreno. Gli altri citati dalla BBC
non esitano. Puntano il dito contro Assad. Coloro che hanno i rapporti
più stretti con l’opposizione armata sono i primi a dichiarare che
questo attacco era stato fatto dal governo.
Indagine
L’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (The
Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons – OPCW) che aveva
operato in precedenza in Siria per distruggere tutte le armi chimiche
messe al bando – ora diche che farà indagini sull’attacco a Khan
Shaykhun. L’OPCW ha annunciato che la Missione per l’accertamento dei
fatti (Fact Finding Mission – FFM) sta già “raccogliendo e analizzando
le informazioni da tutte le fonti disponibili.” L’FFM ha avuto una
storia molto controversa fin dalla sua creazione il 29 aprile 2014.
Gli studiosi Karim Makdisi and Coralie Pison Hindawai sono gli autori
di un importante studio sul ruolo dell’ONU nell’indagine sulle armi
chimiche in Siria:
(“Creative Diplomacy amidst a Brutal Conflict: Analyzing the OPCW-UN
Joint Mission for the Elimination of the Syrian Chemical Weapons
Program,” Issam Fares Institute for Public Policy and International
Affairs, Beirut, 2016): “Diplomazia creativa nel mezzo di un conflitto
brutale: analisi della Missione congiunta di OPCW-ONU per l’eliminazione
del programma siriano delle armi chimiche.” In questo studio scrivono
che l’FFM fin dal suo inizio è stata considerata da molte persone
stimate nell’ambio dell’ONU, come “altamente politica.”
Che l’FFM sia stato mandato in Siria – con la guida di Malik Ellahi –
per saperne di più sull’uso del cloro, è di per sé un problema –
scrivono Makdisi e Hindawai dato che “indagare su accuse di uso di cloro
si dimostrerebbe estremamente impegnativo, nel migliore dei casi e
l’uso reale sarebbe quasi impossibile da stabilire scientificamente.” Il
lavoro dell’FFM è stato criticato perché manca di professionalità e per
la sua metodologia.
In ogni caso, il punto principale era che l’Occidente sembrava
volesse spingere a fare queste indagini – conoscendo fin troppo bene la
difficoltà che implica accertare l’uso del cloro – allo scopo di creare
una narrazione dell’uso delle armi chimiche. I rapporti dell’FFM sono
diventati la base per le Risoluzioni del Consiglio Nazionale di
Sicurezza, n. 2209 (del 2015) e 2235 (del 2015) entrambi i quali erano
una minaccia per la Siria con il Capitolo VII azione (armata) da parte
degli stati membri dell’ONU.
Smentite
Durante il dibattito sulla risoluzione 2235 del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU, l’ambasciatore russo Vitaly Churkin ha votato per la
risoluzione. Churkin ha, tuttavia sollevato la “domanda di chi aveva
usato le armi chimiche.” Sperava che un’indagine avrebbe tenuto vive
queste domande e che non si cominciasse con l’ipotesi che il governo
aveva usato queste armi. Le forze armate russe sono intervenute in Siria
il mese successivo. Tra l’agosto 2015 e l’aprile 2017, con le forze
russe in Siria, non c’è stata nessuna seria accusa di uso di armi
chimiche contro il governo.
L’ambasciatore della Siria all’ONU, Bashar Ja’afari, alla riunione
dell’agosto 2015, ha detto che questo paese aveva “avvertito il
consiglio del pericolo dell’uso delle armi chimiche da parte di gruppi
terroristi, alcuni dei quali erano affiliati ad al-Qaida”. Ha puntato il
dito sull’incidente di Khan al-Assal del luglio 2013 che non era stato
preso sul serio in Occidente. Il SOHR ha postato un video che mostrava
dei soldati siriani a terra, sdraiati come se fossero stati gassati. Sia
l’affiliato di al-Qaida, cioè Jabhat al-Nusra che la brigata Ansar
al-Khalifa avevano condotto questo attacco. Non è stata svolta alcuna
indagine.
Nel giugno 2016, a Goutha Est, l’esercito siriano ha riferito che i
suoi soldati erano stati colpiti da gas tossico. Il “delegato ” saudita
nella zona, cioè il gruppo islamista radicale Jaish al-Islam – ha negato
l’uso di qualunque arma chimica. La prova di un video, però, ha però
indicato che c’era un qualche tipo di arma meteorologica usata contro i
soldati.
La Russia e il governo siriano suggeriscono ora che forse c’era una
scorta di tali armi a Khan Shaykhun che forse hanno preso fuoco per un
attacco dell’aeronautica militare siriana. Non ci sono prove confermate
dell’esistenza di tale magazzino, anche se il Ministro russo della
Difesa dice che questa informazione è “del tutto obiettiva e
verificata.” Sarà necessario indagare se un bombardamento aereo può
avere questo effetti sul gas sistemato in un deposito.
La politica del momento
L’opposizione armata siriana si è avvilita ai colloqui di Ginevra
(noti anche come Ginevra V). L’esercito siriano e i suoi alleati russi e
iraniani hanno ottenuto dei successi in tutto il paese. A Ginevra la
leadership dell’opposizione armata ha apertamente richiesto l’intervento
degli Stati Uniti per aiutarli. Si sentono totalmente isolati.
Pochi giorni dopo, l’amministrazione di Donald Trump ha detto
semplicemente ciò che era stato chiaro fin dall’intervento russo del
settembre 2015: che il cambiamento di regime di Damasco era fuori
discussione. Questa era stata la politica dell’amministrazione Obama
negli scorsi due anni, ma non lo ha detto direttamente. I collaboratori
di Trump hanno riconosciuto la realtà: essendo coinvolti la Russia e
l’Iran, la rimozione di Assad richiederebbe un feroce conflitto
internazionale di gran lunga più grande della tragedia che è accaduta
alla Siria.
Dato che ora la Turchia sta deviando verso una narrazione
russo-iraniana, e la Giordania viene trascinata nel caos dalla crisi dei
rifugiati, non sono più disponibili facili confini per rifornire i
ribelli. La sconfitta dell’opposizione armata – compresi i “delegati” di
a-Qaida e altri – ad Aleppo è stata la batosta più forte.
Per il governo siriano – in questo momento – usare armi chimiche in
maniera così pubblica non sarebbe stata soltanto un’azione dissennata,
ma avrebbe dato il benvenuto a un attacco degli Stati Uniti. Sembra
soltanto che una dirigenza totalmente arrogante e cieca a Damasco
avrebbe compiuto un tale crimine. La leadership di Damasco ha però
dimostrato di essere astuta, usando aperture di tutti i tipi per
assicurarsi la sopravvivenza. Con questo non si vuole dire che non
avrebbe necessariamente fatto un tale attacco. L’ansia di finire la
guerra prima che possa imporre un accordo politico ai ribelli, avrebbe
potuto portare all’uso di questo tipo di armi. Questo non è però
considerato probabile.
Sono morti oltre mezzo milione di siriani. Metà della popolazione è
sfollata. C’è tristezza in tutta la Siria, da una parte all’altra della
linea di tiro. I bombardamenti aerei compiuti dagli americani, dai
russi, dai siriani e da altri, continuano a devastare la Siria e l’Iraq.
Di recente gli americani hanno ammesso una grave atrocità a Mosul dove
sono stati uccisi 200 civili. Questo attacco non ha colpito il Consiglio
di Sicurezza o non ha causato condanne da parte della stampa
occidentale. L’ipocrisia è fondamentale per la moralità al Consiglio di
Sicurezza. Questo non significa che non si debba essere sconvolti da
quello che è accaduto a Khan Shaykhun. Dovremmo esserlo.
Più di tutto, però, la comunità internazionale deve incoraggiare
un’inchiesta accurata di questi eventi prima di precipitarsi a esprimere
un giudizio forense su ciò che è accaduto ad avere una reazione –
particolarmente una reazione militare – per rappresaglia. E’ necessario
che prevalgano delle menti serie. La guerra è raramente la risposta,
specialmente quando finora non conosciamo la domanda.
Vijay Prashad è professore di studi
internazionali al Trinity College ad Hartford, Connecticut. E’ autore di
18 libri, tra i quali : Arab Spring, Libyan Winter[Primavera araba,
inverno libico], (AK Press, 2012), The Poorer Nations: A Possible
History of the Global South [Le nazioni più povere: una storia possibile
del sud globale],(Verso, 2013) e The Death of a Nation and the Future
of the Arab Revolution [La morte di una nazione e il futuro della
rivoluzione araba], (University of California Press, 2016). I suoi
articoli sono pubblicati su AlterNet ogni mercoledì.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale: Alternet
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