Le donne palestinesi si uniscono allo sciopero della fame, gli avvocati dichiarano il boicottaggio dei tribunali israeliani
Ma’an News 19 aprile 2017
RAMALLAH (Ma’an) –
Mercoledì centinaia di prigionieri palestinesi in sciopero della fame
hanno iniziato il terzo giorno di sciopero per la “Libertà e Dignità”,
mentre le donne palestinesi detenute hanno lanciato forme di protesta e
gli avvocati che rappresentano i detenuti in sciopero hanno annunciato
il boicottaggio dei tribunali israeliani.
I prigionieri chiedono
che le autorità carcerarie israeliane garantiscano loro diritti
fondamentali, come ricevere regolari visite, e nel lungo elenco di
richieste stilato dal movimento Fatah e dal suo leader detenuto, Marwan
Barghouthi,chiedono anche la fine della deliberata negligenza sanitaria,
dell’isolamento, della detenzione amministrativa.
Secondo quanto
dichiarato mercoledì da un comitato unificato per i media, composto dal
Comitato Palestinese per le Questioni dei Prigionieri e dalla Società
Palestinese dei Prigionieri (PPS), circa 1500 prigionieri continuano lo
sciopero iniziato nel “Giorno dei Prigionieri Palestinesi”, il 17
aprile.
Secondo la
dichiarazione, gli avvocati di istituzioni come il PPS [Ong palestinese
che si occupa dell’assistenza ai detenuti, ndtr.] e il “Comitato dei
prigionieri” hanno deciso di boicottare i tribunali israeliani. Come ha
sottolineato Barghouthi in un editoriale pubblicato dal New York Times
prima dello sciopero della fame, in base ai dati del Dipartimento di
Stato USA il tasso di condanna per i palestinesi nei tribunali militari è
circa del 90%.
L’articolo ha scatenato
l’indignazione generale tra i dirigenti israeliani; Barghouthi potrebbe
essere incriminato per averlo scritto, mentre alcuni membri del governo
israeliano hanno anche suggerito di chiudere la redazione del New York
Times a Gerusalemme.
Intanto, il capo del
“Comitato Palestinese per le Questioni dei Prigionieri”, Issa Qaraqe, ha
chiesto al Segretario Generale delle Nazioni Unite di convocare una
riunione di emergenza dell’Assemblea Generale dell’ONU per discutere
delle “condizioni sempre più gravi e pericolose” nei centri di
detenzione e nelle prigioni israeliane, con la prosecuzione dello
sciopero.
Mercoledì il Comitato ha
riferito che le donne palestinesi nella prigione israeliana di
Hasharon, dove sono detenute 58 donne, hanno lanciato forme di protesta
in solidarietà con i detenuti in sciopero della fame.
L’avvocato del Comitato,
Hiba Masalha, ha detto che le donne rifiuteranno il cibo ogni dieci
giorni, sottolineando che le proteste aumenteranno nei prossimi giorni
se Israele non risponderà alle richieste dei detenuti in sciopero.
Nel frattempo, dopo che
sette prigionieri palestinesi nella prigione israeliana di Ashkelon
sofferenti di diverse patologie hanno deciso di unirsi allo sciopero a
tempo indeterminato, l’avvocato del comitato dei prigionieri Karim Ajweh
venerdì ha detto che le autorità carcerarie israeliane hanno continuato
a tenerli in punizione.
Dopo aver visitato i
prigionieri ad Ashkelon, Ajweh ha detto che il Servizio Carcerario
Israeliano (IPS) ha confiscato i loro dispositivi elettronici ed altri
oggetti, lasciando i detenuti ammalati solo con tre coperte, un paio di
mutande, un piccolo asciugamano ed uno spazzolino da denti da dividere
tra i sette uomini.
Ajweh ha detto che i
sette prigionieri, identificati come Said Musallam, Othman Abu Khurj,
Ibrahim Abu Mustafa, Yasser Abu Turk, Nazih Othman, Ayman Sharabati e
Abd al-Majid Mahdi, hanno anche subito una perquisizione fisica, sono
stati trasferiti dalle loro abituali celle ed “umiliati”.
L’avvocato ha aggiunto
che i prigionieri ammalati hanno deciso di intraprendere lo sciopero per
protesta contro la negligenza sanitaria, nonostante le pericolose
conseguenze che lo sciopero potrebbe avere sulla loro salute. I sette
uomini hanno anche minacciato di smettere di assumere i farmaci se
sottoposti ad alimentazione forzata.
Da
quando è iniziato lo sciopero della fame le autorità israeliane hanno
installato ospedali da campo per i prigionieri palestinesi, come ha
confermato il Ministro israeliano per la Pubblica Sicurezza. Ciò ha
destato il timore che le persone in sciopero, che probabilmente nei
prossimi giorni verseranno in condizioni di salute in peggioramento,
verranno sottoposte in massa ad alimentazione forzata – in violazione
degli standard internazionali di deontologia medica e del diritto
internazionale, che considerano questa pratica come inumana o
addirittura come una forma di tortura.
I medici israeliani
negli ospedali civili finora hanno rifiutato di alimentare forzatamente
chi è in sciopero della fame, nonostante la recente sentenza della Corte
Suprema israeliana che ha ritenuto costituzionale questa pratica.
Oltre alle misure
punitive nei confronti del gruppo dei prigionieri malati, l’IPS ha
punito le altre centinaia di persone in sciopero della fame sospendendo
il diritto alle visite dei familiari, impedendo agli avvocati di far
visita ad alcuni di loro e spostando i prigionieri in sciopero
all’interno della struttura di detenzione, in modo da separarli dai
prigionieri palestinesi che non partecipano allo sciopero della fame.
I dirigenti dell’IPS
hanno anche posto in isolamento parecchi prigionieri in sciopero –
compresi Barghouthi e Karim Yunis [il palestinese detenuto da più anni
nelle carceri israeliane, ndt]– ed hanno vietato ai prigionieri di
vedere la televisione, dichiarando “uno stato di emergenza” nelle
strutture carcerarie che ospitano prigionieri palestinesi.
Migliaia di palestinesi
lunedì hanno marciato in solidarietà con i prigionieri in sciopero,
mentre le forze israeliane hanno pesantemente represso una
manifestazione nella città di Betlemme, nel sud della Cisgiordania
occupata, ed hanno arrestato quattro giovani palestinesi in un’altra
manifestazione nel distretto centrale di Ramallah in Cisgiordania.
Come affermano le
organizzazioni palestinesi in una dichiarazione congiunta resa pubblica
sabato, dalla creazione dello Stato di Israele nel 1948, con la
successiva occupazione di Cisgiordania, Gerusalemme est e Striscia di
Gaza nel 1967, le autorità israeliane hanno imprigionato circa un
milione di palestinesi.
( Traduzione di Cristiana Cavagna)
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