Gideon Levy : La più giustificata protesta sociale in Israele
- La più giustificata protesta sociale in Israele
- Essere gay a Gaza: quattro testimonianze dalla Striscia
- L’asino del Messia indossa il fascismo
- Come i palestinesi che fanno lo sciopero della fame contrastano il monopolio della violenza di Israele
- Lo sciopero della fame palestinese è rivolto oltre le carceri
Gli
oltre 1000 prigionieri palestinesi in sciopero della fame sono parte di
una lotta nazionale per la libertà, qualcosa che dovrebbe apparire
ammirevole persino agli israeliani.
La loro più giustificata protesta
sociale non preoccupa nessuno. Viene condotta una spregevole campagna di
incitamento contro di essa, orchestrata dal governo con la genuflessa
collaborazione dei media asserviti. La più giustificata protesta sociale
in Israele viene presentata come un pericolo ed una minaccia alla
sicurezza.
La più
giustificata, coraggiosa e profonda protesta sociale oggi in Israele è
lo sciopero della fame di centinaia di prigionieri palestinesi, che
domenica compirà una settimana. Magari ci fosse gente di coscienza che
si unisse allo sciopero, o almeno manifestasse in suo sostegno. Invece
abbiamo un giovane dell’Unione Nazionale (alleanza di partiti di destra e nazionalisti, ndtr.) che prepara il barbecue di fronte alle finestre della prigione di Ofer per dare tormento agli affamati.
E’ lo spregevole comportamento dell’ala sadica della destra. Ma nessuno ha nemmeno contestato quel disgustoso spettacolo.
La più giustificata protesta sociale in
Israele non è assolutamente presentata come tale. Al contrario, tutti i
partecipanti vengono dipinti come abominevoli assassini. Anche tutti i
detenuti ebrei sono “abominevoli assassini”? Ma l’opinione pubblica in
Israele non ama avere dubbi morali quando si tratta di palestinesi.
Quindi i prigionieri politici vengono descritti come assassini e nessuno
parla degli obbiettivi della loro lotta, che subisce una totale
delegittimazione nel tritatutto della cronaca militare, dettata dal
servizio di sicurezza dello Shin Bet.
Prendete in considerazione le
spiegazioni che ci vengono messe in bocca: si tratta di una lotta
interna tra palestinesi per favorire Marwan Barghouthi; si tratta di
Barghouthi contro il presidente palestinese Mahmoud Abbas – tutte
chiacchiere della propaganda dell’apparato di sicurezza, che hanno lo
scopo di oscurare gli obbiettivi dello sciopero. E nessuno si chiede se
sia possibile che l’obbiettivo di uno sciopero della fame di più di
mille persone, con tutte le relative sofferenze, sia di favorire la
carriera di un prigioniero che sta scontando quattro ergastoli? Si può
prendere questo sul serio? Qualcuno sa anche lontanamente che cosa
significa uno sciopero della fame? Non è possibile che queste coraggiose
persone, disposte a sacrificare il loro benessere ed anche la loro
vita, lo stiano facendo per delle buone ragioni?
Le loro ragioni sono
incommensurabilmente giuste. Non vi è neppure una richiesta che sia
estremista. Vogliono un trattamento un po’ più umano. Vogliono telefoni
pubblici, come può avere anche il più infimo criminale ebreo, e vogliono
aumentare le ore di visita dei loro familiari. Vogliono potersi
fotografare ogni tanto insieme ai loro cari e ricevere un’adeguata
assistenza medica. Coloro che dovranno trascorrere la maggior parte
della vita in carcere vogliono poter studiare. Ed ovviamente vogliono
che si ponga fine alla detenzione amministrativa. In breve, vogliono un
po’ più di giustizia. Sono obbiettivi sociali, non politici.
Leggete la
storia degli scioperi della fame. Quasi tutti sono stati giusti ed
ammirevoli. A cominciare dagli scioperi della fame degli schiavi neri
sulle navi britanniche nel diciottesimo secolo, fino al grande sciopero
della fame dei prigionieri dell’IRA in Irlanda ed allo sciopero degli
studenti cinesi a Tiananmen. Il Mahatma Gandhi, Andrej Sakharov, Abie Nathan (pacifista israeliano, ndt.). Eroi. Ed ora Marwan Barghouthi, del quale Yedioth Ahronoth (uno dei più diffusi quotidiani israeliani, ndtr.) scrive che incita il popolo. A che cosa specificamente lo incita? A portare libri in prigione? Ad installare telefoni pubblici?
Vi sono tra loro degli assassini – la
minoranza, tra l’altro – ed anche loro hanno dei diritti. Alcuni sono in
prigione a causa dell’attività politica. Alcuni non hanno avuto un
processo. Altri sono stati incarcerati recentemente sulla base di
presunte intenzioni. Tutti fanno parte della lotta nazionale per la
libertà. Questo dovrebbe meritare ammirazione persino dagli israeliani.
Hanno ricevuto pesanti condanne, senza alcuna proporzionalità, ed
ovviamente senza giusto processo. Le condizioni della loro detenzione
inoltre denunciano un vergognoso apartheid, se paragonate a quelle dei
prigionieri ebrei.
Adesso
stanno lottando per i propri diritti fondamentali. La loro lotta merita
sostegno. La campagna contro di loro dovrebbe trovare opposizione. Gli
obbiettivi del loro sciopero sono molto più giustificati degli
incitamenti del Ministro della Pubblica Sicurezza Gilad Erdan e più
morali della demagogia del leader di Yesh Atid (partito israeliano di centro, ndtr.), Yair Lapid.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
Commenti
Posta un commento