Gideon Levy : Israele nelle tenebre.
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- Rapporto OCHA 21 marzo – 3 aprile 2017 ( due settimane)
Gideon Levy, Haaretz 14 aprile 2017.
Nessun’altra nazione al mondo perquisisce bagagli alla ricerca di cibi proibiti, eccetto forse l’Iran. La polizia del Passover chametz [il cibo pasquale] è una cosa israeliana più di Mobileye o di Amos Oz.
Ecco come si presenta lo stato ebraico,
quello che tanti Israeliani vogliono preservare ad ogni costo: una
guardia armata che controlla i bagagli all’ingresso dell’ospedale. Ma
non sta cercando ordigni esplosivi. Questa è una settimana di festività e
la guardia cerca qualcos’altro: cerca chametz, i cibi lievitati che sono proibiti per la Pasqua ebraica.
Controlla ogni tipo di cibo che entra nell’ospedale ed è lui l’arbitro della legge ebraica, il supervisore della kashrut [la conformità di un cibo]. È proibito far entrare qualunque cosa desti il sospetto di essere treyf, cioè non kosher. Se c’è qualche dubbio, nel dubbio si proibisce. Se non è kosher nei giorni di Pasqua, o torna a casa o va nella spazzatura.
La nostra guardia è un ottimo ragazzo,
un tipo amichevole, ma ora è un’autorità teologica. Come se non
bastassero i 10.000 guardiani del kashrut che lavorano nei
giorni normali nel democratico stato ebraico (che ha solo un millesimo
di questi ispettori per la sicurezza nelle costruzioni), ora le guardie
della sicurezza e quelle che ispezionano i vostri bagagli sono state
aggiunte ai soldati dell’esercito di Dio. Il governo s’infiltra non solo
nei bagagli ma anche nello stomaco.
Siamo nell’anno 2017, ma la situazione è
medievale. Israele si può vantare quanto vuole di essere l’unica
democrazia del Medio Oriente o di essere amico dei gay. Ma la verità è
che è retrogrado. È coercitivo. Diventa sempre più tetro e arcigno. Nubi
minacciose si addensano nel cielo. Nessun’altra nazione al mondo
perquisisce bagagli alla ricerca di cibi proibiti, eccetto forse l’Iran.
Il problema è che la polizia dello chametz è più israeliana di Mobileye; la guardia dello chametz è molto più israeliana di Amos Oz.
All’ingresso degli ospedali c’erano cartelli che dicevano: “Questo luogo è stato fatto kosher per la Pasqua, in ossequio alla legge religiosa. Vi chiediamo di non introdurre cibo chametz
[lievitato] per tutta la durata della festività. È consentito
introdurre frutta e verdura oppure prodotti in confezione chiusa recanti
la certificazione di idoneità kosher per la Pasqua.” Firmato dal rabbino dell’ospedale, dal capo dei servizi religiosi e dall’amministrazione.
Lasciamo perdere l’obbligo di kashrut
in tutte le cucine degli ospedali, un precetto a cui avremmo dovuto
ribellarci già da anni. Ora è proibito anche introdurre gli avanzi del seder [cena rituale] di Pasqua, se non hanno il timbro di idoneità kashrut. Chi non è religioso ha il diritto di mangiare come gli pare, ma questa ovvia affermazione è considerata sovversiva in Israele.
In altre parole, nessun Israeliano ha il
diritto di mangiare come vuole quando è in ospedale o in qualunque
altra istituzione pubblica. Il fatto che almeno un quinto dei pazienti
sono arabi, così come buona parte del personale medico, e ancora più
numerosi sono i non-Ebrei o semplicemente i non-religiosi, tutto questo
non interessa a nessuno. Che mangino matza [pane azzimo] fino a strozzarsi. Oppure non mangino proprio. Ci sono migliaia di prigionieri palestinesi che mangiano matza
anche per due mesi dopo Pasqua per finire la produzione in eccesso: i
pazienti arabi possono ben fare a meno del pane per una settimana.
Volevate uno stato ebraico e l’avete avuto. Non lo volevate? il problema
è vostro.
Gli Israeliani accettano questa
situazione come fosse un decreto venuto dal cielo. Quasi nessuno
protesta. Così vanno le cose in una società anestetizzata. Il fatto che
tutto questo succede in una festività che per qualche motivo viene
chiamata la festa della libertà, non fa altro che aggiungere una tocco
grottesco a una situazione che non è affatto divertente. E quello che
succede nella pratica è anche meno divertente: infatti la gente porta di
nascosto cibo in ospedale. Una coscia di pollo in tasca; pesce gefilte nella giacca; hummus,
patate fritte e insalata nel doppio fondo della borsa per la doccia.
Questa settimana ho portato di contrabbando un quarto di pollo avvolto
nei pantaloni del pigiama. Per alcuni pazienti, il cibo fatto in casa è
il loro maggior conforto.
Potreste dire: ma insomma, è solo per
una settimana all’anno. Oppure potreste dire: non è così terribile, alla
fine si tratta solo di cibo. E ci vogliamo dimenticare la tradizione?
Ma non si tratta solo di una settimana, la cosa è molto peggiore di
quanto sembra. Perché mentre Israele si vanta di essere tanto
progressista, non si accorge di come sta andando giù per la china verso
le tenebre. Proprio così: un paese che si comporta in questo modo è
nelle tenebre. Le tradizioni non si trasmettono con le guardie armate.
Il giorno in cui Israele sarà un po’ più
democratico e un po’ meno ebraico, inshallah, ognuno potrà mangiare
quel che gli pare, dove gli pare. Sembra una cosa irrealizzabile? In
effetti, nell’Israele del 2017 è un’utopia.
(http://www.haaretz.com/misc/article-print-page/.premium-1.783140)
Traduzione di Donato Cioli
http://www.assopacepalestina.org/
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