Essere gay a Gaza: quattro testimonianze dalla Striscia
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24 aprile 2017
In questi ultimi giorni di tensione politicamente satura di notizie
sconvolgenti sulle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali,
transgender, queer, intersessuali e asessuali) in paesi di maggioranza
musulmana, e tra le mille preoccupazioni per i civili che si trovano tra
l’incudine e il martello di potenze distruttive, uno dei pensieri
sfugge verso chi nella sua diversità sessuale subisce tanto quanto il
resto dei popoli più oppressi da anni a questa parte: i gay di Gaza.
Questa è la prima parte della traduzione di un articolo pubblicato a settembre dell’anno scorso su Dkhlak
che racconta la quotidianità di molte persone, non soltanto a Gaza,
attraverso testimonianze di uomini che non trovano modi per vivere
liberamente il proprio orientamento sessuale. La seconda parte sarà
pubblicata lunedì 1 maggio. L’autore dell’articolo ha deciso di non
rivelarsi per paura delle conseguenze che possono minacciare la sua
libertà, se non addirittura la sua vita.
L’omosessualità nella striscia di Gaza
L’obiettivo di questo articolo è fare luce sugli omosessuali
palestinesi, una parte emarginata della comunità che vive nella Striscia
di Gaza, raccontando le loro sofferenze, le loro esperienze e la loro
battaglia in rapporto all’omofobia radicata in una società devota
ipocritamente alla religione.
Sono centinaia quelli che vivono sotto un velo segreto che a malapena
li protegge dalle minacce di morte, che li costringe a reprimere la
loro vera identità e li obbliga a vivere nelle menzogne per garantirsi
il diritto di sopravvivenza. Questo e tanto altro fa sì che chiunque,
come me, voglia incontrarli e raccontarli, trovi la missione quasi
impossibile da compiere. D’altronde, chi cerca di dar voce ai più deboli
e supportarli non riconosce limiti al possibile e quindi raggiungerà i
propri obiettivi.
Incontrarli e conoscerli
Un giorno, mentre sfogliavo alcuni siti arabi di
cronaca e notizie internazionali, ho trovato un articolo che parlava di
un forum online specializzato in incontri tra uomini omosessuali, creato
da un ragazzo gay libanese. Questo nuovo social mi ha parecchio
incuriosito, perché includeva utenti da tutto il mondo. Ho deciso di
aprire un account per capire al meglio i suoi meccanismi.
Una delle opzioni era la ricerca degli utenti più
vicini usando il GPS: mi ha sorpreso quante persone della mia città
fossero iscritte, tutte da Gaza e di tutte le età. Ho chattato con molti
cercando di capire come facevano a incontrarsi e dove, soprattutto
perché se tu fossi eterosessuale e incontrassi una ragazza in segreto e
venissi scoperto anche una sola volta basterebbe per rinchiuderti in
prigione per anni.
Purtroppo per mancanza di testimonianze di sesso
femminile non ho potuto scrivere l’articolo includendo anche le ragazze
lesbiche di Gaza, anche perché su quel social ho trovato solo maschi.
L’incontro nel mondo virtuale
In questa parte dell’articolo vi riporterò alcune
storie che mi sono state raccontate nelle chat private avute con dei
ragazzi, vi illustrerò le loro vite, i loro rapporti familiari e le
sfide che affrontano.
M.T. 29 anni
“Sono sposato e vivo con mia moglie e i miei 3
figlioli. Sono stato costretto a sposarmi a 20 anni perché fa parte
delle nostre tradizioni e costumi in questa parte della Striscia. Non mi
sono rifiutato semplicemente perché non volevo dichiararmi omosessuale
in una famiglia molto religiosa… Penso che se avessi detto la verità
sarei stato lapidato in una fossa di fronte alla moschea dai miei stessi
fratelli.
“Ti racconto un episodio che non potrò mai
dimenticare, uno tra i tanti dipinti di paure e minacce: quattro anni fa
avevo una relazione con un uomo di cinquant’anni, di Gaza. Lo incontrai
in Egitto durante un viaggio. Quando tornai nella Striscia, era
difficile incontrarci e quindi passavamo molto tempo al telefono, ma
dopo qualche tempo le spie di Hamas lo avevano scoperto e indotto a
svelare il nostro rapporto.
“Mi convocarono per un interrogatorio, non mi
chiamavano mai con il mio nome: ‘Vieni, pervertito!’, ‘Siediti,
frocio!’, ‘Dio ti maledica, adultero, fai schifo’… Ammetto di aver
subito violenze anche fisiche da parte delle forze dell’ordine, però
l’unica mia preoccupazione era che non volevo che la mia famiglia e i
miei amici sapessero di me: se mia moglie fosse venuta a saperlo? Avrei
perso i miei figli, mi avrebbero allontanato da tutti i miei cari.
“Allora li pregai e mi inginocchiai chiedendo loro di
non dire nulla a nessuno. L’interrogatorio finì con una multa di 1300
sicli [circa 330 euro; ndr] pagati alle autorità in cambio del silenzio.
La somma era enorme rispetto a quello che guadagnavo, ma ero pronto a
vendere parti del mio corpo pur di pagarli e pur di garantirmi il loro
silenzio.
“Dopo quella volta e da quel giorno mi accontento
delle amicizie virtuali tramite i social, principalmente per non
sentirmi solo. Spero che un giorno le cose cambieranno, pur sapendo già
che sono a metà della mia vita, ma non so se resisterò ancora
nell’attesa di quel futuro”.
M.Q., 18 anni
La sua storia è stata per me la più difficile da digerire.
“Mio padre è un ingegnere informatico, mi controllava il computer
attraverso programmi che installava di nascosto sul portatile. Due anni
fa stavo scrivendo a un mio amico giordano non sapendo che mio padre
leggesse tutti i messaggi, quando all’improvviso e senza dire una parola
mio babbo mi ha picchiato, gridandomi ‘Mio figlio è gay? Non ti ho
saputo educare!’. Ma non bastava. Mi portò da imam che praticavano
l’esorcismo, sedute settimanali durante le quali venivo picchiato,
frustato e torturato.
“Durò un anno e mezzo questa situazione. Credevo sempre di più che
sarei morto presto, magari suicidandomi. Presi una manciata di pillole,
le ingoiai, ma fui salvato da mia madre che mi sentì tossire mentre
lottavo contro la morte.
“Il cuore di mio padre si addolcì e smise di portarmi alle sedute di
esorcismo, però mi fece seguire da uno psichiatra per curarmi
dall’omosessualità. Il medico mi dava varie medicine da assumere
giornalmente, ma non fidandomi di lui ho cercato gli effetti dei
medicinali prescritti: era un misto tra antidepressivi e alcune pillole
per placare la libido fino a togliermela del tutto, o almeno questo è
quello che credono i medici a Gaza.
“Mi viene da piangere. Non ho ancora raggiunto i vent’anni e già le mie sofferenze mi consumano la vita.
“Mi sono cancellato dai siti per un lungo periodo, fino a quando non
ho comprato segretamente un tablet che ora mi permette di condividere i
miei sentimenti con il mio amico giordano e di trovarmi nuovi amici come
me senza rischiare di essere spiato da mio padre. Il mio sogno è di
finire il liceo qui e continuare gli studi all’estero, dove potrò vivere
la mia vera natura liberamente e senza paura”.
Aymen, 36 anni
“Cerco di proteggere la mia identità sessuale il più possibile, anche
se quotidianamente i miei genitori cercano di convincermi a sposarmi
con una donna qualsiasi per costruire un mio nucleo familiare, così loro
potranno godersi i miei figli come già fanno con i nipoti dei miei
parenti e fratelli. Non li biasimo, perché un nativo di Gaza non può
rimanere single fino a quest’età: o è malato di mente o lo è
fisicamente, e chi più ne ha più ne metta.
“Ma non posso… Non posso mentire a una ragazza e sposarla senza
amarla. Il matrimonio non è un semplice contratto da firmare o una
saltuaria relazione sessuale, come mi insegna la società e la religione:
il matrimonio è serenità e scambio emotivo d’amore tra due persone e
non riesco a trovare ciò se non con un uomo. Ogni giorno spero di poter
abbandonare questo paese intellettualmente sterile, però non riesco a
lasciare i miei genitori anziani e bisognosi di assistenza. A volte
penso al suicidio, ma so che non è la soluzione.
“Sono musulmano e molto credente, tuttavia sprofondo nella
depressione quando sento parlare gli imam di omosessualità e di come gli
omosessuali dovrebbero essere lapidati e massacrati. Non credo che
Allah sia come dicono: Egli è misericordioso, non giudica qualcuno per
una caratteristica innata come l’orientamento sessuale. Sono stato
creato così e continuo a sperare nella misericordia di Allah che ci ha
fatti come siamo”.
S.H. 20 anni
Ho deciso di concludere questa prima serie di interviste con
quest’ultima storia, raccontatami da un ragazzo che successivamente è
diventato un caro amico.
“Ho scoperto la mia omosessualità da molto piccolo. Il mio modo
effeminato di essere mi faceva riconoscere. Ho subito un forte bullismo
dalla più tenera età, nonostante abbia cercato di cambiare.
“La mia vita a Gaza era letteralmente infernale, non potevo vestirmi
come desideravo né incontrare persone gay come me. A scuola ero
perseguitato dai bulli, che non erano soltanto studenti, ma anche alcuni
insegnanti che facevano parte dell’organizzazione di Hamas: avevano la
barba come segno di estremismo religioso ed erano duri nei loro
trattamenti.
“Dopo che Hamas ha preso il controllo sulla Striscia, la maggior
parte degli insegnanti ha lasciato il lavoro nelle scuole statali ed è
stata sostituita da persone appartenenti all’organizzazione di stampo
religioso. Infatti tra i primi cambiamenti adottati nelle scuole statali
c’erano le lezioni di educazione fisica trasformate in addestramento
militare. Mi ricordo ancora tutti i nomignoli dispregiativi che usava un
poliziotto per chiamarmi al mio arrivo a scuola e durante
l’addestramento…
“Ho resistito fino a che ho potuto e poi ho chiesto a mia madre di
trasferirmi in una scuola privata, sapendo che il problema non sarebbe
mai cessato di esistere, però almeno mi sarei allontanato dall’eccessivo
bullismo.
“Finii il liceo con il massimo dei voti, guadagnandomi una borsa di
studio negli Stati Uniti. Fin dal primo giorno che ho messo piede negli
USA mi sento libero, mi vesto come voglio e non subisco più aggressioni e
violenze. Sono fiero di essere omosessuale, sono out and proud. La cosa
più importante che ho fatto qui finora è stata quella di dire la verità
ai miei genitori: mio padre fa ancora molta fatica ad accettarmi,
mentre mia madre mi ha espresso il suo supporto dicendomi che mi amerà
comunque io sia”.
* * *
Concludendo, penso che la sofferenza dei gay palestinesi di Gaza sia
la regola del giorno di tutti gli omosessuali nei paesi arabi, ma spero
che l’alba della libertà sia vicina. Spero che cadano i nostri
dittatori, così potremo finalmente vivere senza paura le nostre libertà.
Se ciò non accadrà, continueremo ad abbandonare i nostri paesi,
lasciandoli nelle mani sporche di questi governi che scelgono solamente
guerre e isolamento, per dirigerci verso il mondo occidentale che sarà
sicuramente più misericordioso di noi.
autore anonimo per Dkhlak
introduzione e traduzione di Lyas
©2017 Il Grande Colibrì
introduzione e traduzione di Lyas
©2017 Il Grande Colibrì
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