Umberto De Giovannangeli: " Una cosa di sinistra? Riconoscere subito lo Stato di Palestina "
da Left
Discontinuità in politica estera? Un atto di sinistra che riconnetta
idealità e concretezza, riattualizzando una storia che viene da lontano,
per la quale e nella quale "essere di parte" non era, e non è,
espressione di un pregiudizio ideologico ma saper distinguere tra
carnefici e vittime, oppressi e oppressori. Essere "per" e non "contro".
Una sinistra che non crede in una pace senza giustizia, una sinistra
sanamente internazionalista, o i ha un atto da compiere. In Parlamento e
nelle piazze: chiedere al governo italiano di riconoscere, subito, lo
Stato di Palestina. Riconoscerlo unilateralmente come hanno fatto, da
tempo, altri governi e Parlamenti europei. Unilateralmente.
Perché di
fronte alla deriva etnocratica d'Israele, a un fondamentalismo ebraico
che nega diritti, rapina terre, calpesta dignità e uccide speranze, a
una destra ultranazionalista e annessionista che realizza un regime di
apartheid nei Territori occupati, l'Italia deve riconoscere ai
Palestinesi il diritto di poter vivere, da donne e uomini liberi, in uno
Stato indipendente: lo Stato di Palestina, con Gerusalemme Est come sua
capitale. Come si è impegnato a fare il candidato dei socialisti
francesi, Benoît Ha-mon, se dovesse essere lui il nuovo inquilino
dell'Eliseo. Come ha chiesto negli Usa il socialista ebreo Bernie
Sanders e in Gran Bretagna il segretario del Labour Jeremy Corbin, come
ha ribadito il leader di Podemos Pablo Iglesias: «Il governo del Pp deve
riconoscere in modo unilaterale e incondizionato da parte della Spagna,
uno Stato palestinese come primo, indispensabile passo per dare
soluzione al conflitto».
I:Italia non può restare prigioniera della
"lobby israeliana", per la quale ogni critica di merito agli abusi
perpetrati nei Territori da un esecutivo di falchi, significa essere
"antisemiti", né può rimandare un atto di giustizia alla improbabile
ripresa di un negoziato diretto tra le parti. Col sostegno
dell'inquilino della Casa Bianca, Netanyahu sta realizzando lo "Stato
dei coloni", edificato di fatto in Ci- Left chiede ai parlamentari delle
sinistre una mozione unitaria che impegni il governo ;14: sgiordania.
«Diversi Paesi hanno riconosciuto lo Stato Palestinese, come la Svezia e
il Vaticano, ci sono anche 12 parlamenti nazionali, compreso quello
italiano, che hanno chiesto ai propri governi di riconoscere il nostro
Stato... Chiediamo ora che questi governi, compreso quello di Roma,
riconoscano la Palestina». Così aveva affermato il presidente
dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, poco prima del suo
incontro a Bedemme con il Capo di Stato italiano, Sergio Mattarella. Era
il 1 novembre 2016. E tempo di realizzare questa aspettativa.
E ciò che
Left si sente di chiedere ai parlamentari delle sinistre: una mozione
unitaria che impegni il governo e che sia alla base di una mobilitazione
della società civile organizzata.
Agire in questa direzione significa
anche sostenere l'altra Israele, l'Israele del dialogo, quella che nel
cinquantenario della Guerra dei Sei Giorni (giugno 1967-2017) ha
rilanciato, attraverso il movimento Siso (Save Israel Stop Occupation),
una petizione firmata da oltre cinquecento personalità israeliane: dagli
scrittori David Grossman, Amos Oz, Orly Castel Bloom, Savyon Liebrecht,
Ronit Matalon, Yael Dayan, al premio Nobel Daniel Kahneman, alla
cantante Noa, e poi il musicista David Broza, il filosofo Avishai
Margalit e la sociologa Eva Illouz, per continuare con l'ex presidente
del Parlamento, venti ex ambasciatori, docenti universitari, storici,
parlamentari, drammaturghi, artisti, ex generali e alti gradi
dell'esercito e dell'intelligente, ex ministri.
«Noi crediamo -
rimarcano i firmatari - che le aspirazioni ebraiche di istituire uno
Stato siano state realizzate e debitamente riconosciute dalla comunità
internazionale attraverso il Piano di spartizione adottato nel novembre
1947 dalle Nazioni Unite e successivamente da molti dei suoi membri.
Tuttavia, mentre le aspirazioni ebraiche sono state esaudite, così non è
stato per le parallele aspirazioni dei palestinesi, frustrate poi
dall'occupazione di Israele dei Territori palestinesi dal 1967 e dalla
negazione dei diritti nazionali del popolo palestinese...
Noi crediamo
che, una volta sollevato dalla piaga dell'occupazione, Israele diventerà
realmente uno Stato ebraico e democratico, con pari diritti umani e
civili per tutti i suoi cittadini, libero di sprigionare tutto l'enorme
potenziale economico, culturale, educativo del suo popolo e capace di
godere pienamente del suo ruolo legittimo fra le Nazioni del mondo,
vivendo in pace e sicurezza con i suoi vicini...».
E per raggiungere
questo obiettivo, oggi occorre riconoscere lo Stato di Palestina.
Unilateralmente. Chi è d'accordo, batta un colpo. In Parlamento. Nel
Paese. Lift ne darà conto. Di adesioni e silenzi. Mai come in questo
caso "essere di parte" è doveroso. E di sinistra
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