Haaretz : il decreto contro il BDS per dire al mondo : andate via se non state con noi
Haaretz : Israel's Ugly New Travel Ban Tells the World: Stay Away if You Don't Agree with us
Allison Kaplan Sommer – 8 marzo 2017, Haaretz
La
nuova legge contro il BDS segna un drastico cambiamento nelle relazioni
di Israele con il resto del mondo, inviando il messaggio che molti di
quelli che sono in profondo disaccordo con l’occupazione non sono più
ospiti graditi.
A
prima vista il radicale divieto di ingresso in Israele approvato lunedì
notte dalla Knesset non cambia essenzialmente niente. Le autorità
israeliane sui confini o negli aeroporti hanno già una totale
discrezionalità nel tenere fuori chiunque e molti potenziali visitatori
sono stati messi su una lista nera e rimandati indietro perché ritenuti
ostili ad Israele.
Non
c’era bisogno di questa legge, che definisce l’appoggio al boicottaggio
di qualunque istituzione israeliana o di qualunque area sotto il suo
controllo come criterio per impedire l’ingresso come visitatori.
Ma
in realtà cambia tutto. La dichiarazione che fa e il messaggio che
manda – che quelli che sono talmente contrari all’occupazione da
scegliere di non comprare prodotti delle colonie non sono più visitatori
graditi per vedere e conoscere il Paese – segnano un drastico
cambiamento nei rapporti di Israele con il resto del mondo.
Storicamente
quelli che credono nell’importanza di Israele per il mondo, nonostante i
conflitti ed i problemi, hanno sempre sostenuto “vedere per credere”.
Mi
includo in quel gruppo. Quando ho incontrato chiunque nel mondo che
volesse discutere delle politiche di Israele, persino quelli che
facevano obiezioni sulla stessa esistenza dello Stato come risultato
dell’occupazione, la mia risposta è sempre stata la stessa: una sfida e
un invito.
“Beh,
sei stato in Israele?” chiedo loro nel momento opportuno di una
conversazione, che la mia controparte sia di destra o di sinistra,
appassionatamente a favore delle colonie o contro l’occupazione.
Il
più delle volte la risposta è “no”: la persona in questione non è mai
stata né in Israele né in Palestina e basa la sua posizione politica su
quello che è stato visto da altri o gli è stato raccontato. Allora gli
dico: “Bene, vieni e guarda con i tuoi occhi. Poi decidi.”
La
mia convinzione è che finché uno non è stato qui, non ha visto e
provato quello che succede in questa nazione disperatamente complessa e
non arriva alle sue conclusioni in base a quello ha visto con i propri
occhi e ascoltato da israeliani e palestinesi reali nel loro contesto
domestico, il valore della sua opinione è limitato.
In
più, il solo fatto che spenda tempo e denaro per fare il viaggio mi
convince che gli importi veramente. In fin dei conti il contrario
dell’amore non è l’odio – ma sono la presa di distanza e l’indifferenza.
Finora
il governo israeliano e quelli che lo appoggiano hanno condiviso questo
approccio. Il governo israeliano e le organizzazioni non governative
che lo appoggiano hanno investito milioni – probabilmente miliardi – con
l’assunto che il Paese ed i suoi cittadini raccontano la loro storia al
meglio e quelli che vogliono convincere devono essere portati qui.
E’
la convinzione che sottolinea “Birthright Israel” [“Eredità Israele”,
organizzazione no profit che propone 10 giorni gratis in Israele a
giovani di origine ebraica] ed è la ragione per cui il governo finanzia
viaggi per opinionisti, celebrità dello spettacolo e dello sport in
visita.
Questa
è la ragione per cui le organizzazioni di ebrei americani dell’AIPAC,
le federazioni ebraiche e J Street [organizzazione di ebrei statunitensi
moderatamente critica verso il governo israeliano. Ndtr.] portano
mediatori politici da Washington per visitare il Paese e parlare con la
gente, invitandoli a testimoniare e a partecipare ai liberi, aperti e
dinamici dibattiti nella società israeliana.
Tutti
questi programmi si basano sull’assunto che quello che sta succedendo
sul terreno è molto più ricco di sfumature degli slogan urlati nelle
manifestazioni nei campus americani o nelle riunioni delle
organizzazioni.
Mentre
la nuova legge colpisce tutti – ebrei e non ebrei – i suoi effetti
sulla nuova generazione nella relazione Israele-Diaspora saranno di
certo particolarmente profondi.
Riconoscendo
che molti nella loro comunità sono in contrasto con le politiche del
governo israeliano, molte delle principali organizzazioni ebraiche
americane hanno spostato il proprio discorso dalla “difesa di Israele”
all’ “impegno per Israele”, nel tentativo di avvicinare le persone di
ogni tendenza ideologica al Paese.
Pochi
anni fa, durante una sessione sull’ “Impegno per Israele” in una
conferenza di un’organizzazione ebraica, ho parlato di questo con Akiva
Tor, capo dell’ufficio di questioni ebraiche mondiali al ministero degli
Esteri.
Mi
ha detto che, anche se “impegnarsi” non è sempre un’esperienza
armoniosa e piacevole, lui pensava che molti israeliani preferissero
questo piuttosto che la distanza e la disaffezione.
“Ci è del tutto chiaro che questo è il significato della parola “relazione”. Non sempre è facile:”
Ora
per la prima volta Israele sta rifiutando gli ebrei della Diaspora che
sono impegnati, che hanno un rapporto con Israele, che si preoccupano
del suo destino in modo così profondo che stanno cercando di fare
qualcosa in proposito, nella forma della scelta attiva di non appoggiare
le colonie.
Con
questa nuova legge il messaggio ai giovani ebrei ed al resto del mondo
non è più: “Venite, guardate con i vostri occhi, discutiamone – anche
con una discussione in cui io cerco di cambiare il vostro punto di
vista. Sappiamo che è complicato, ma non interrompiamo la nostra
relazione.”
Invece è: “Statevene lontani. Se non siete d’accordo con noi, qui non c’è posto per voi.”
(traduzione di Amedeo Rossi)
La nuova legge contro il BDS segna un drastico cambiamento nelle relazioni di Israele con il resto del…
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