Morte di mons. Hilarion Capucci: Ambasciata Palestina in Italia, “un simbolo e un pezzo di storia del popolo palestinese”








Un amico, un simbolo e un pezzo di storia del popolo palestinese”. Così l’ambasciata di Palestina in Italia ricorda monsignor Hilarion Capucci, arcivescovo della Chiesa cattolica Greco-Melchita, morto a Roma il primo gennaio. “Si è spenta una luce per tutti noi. Era un costruttore di ponti, ponti di dialogo, ponti con i fratelli di fede islamica, contro il terrorismo” si legge in un comunicato dell’Ambasciata che offre anche un profilo biografico del presule: “nato ad Aleppo, in Siria, nel 1922, arcivescovo melkita di Gerusalemme dal 1965 fino al suo arresto da parte delle forze d’occupazione israeliana nel 1974, quando fu accusato di sostenere la resistenza palestinese di Al Fatah. Detenuto, torturato, processato e condannato a 12 anni di carcere, il suo divenne un caso internazionale: il popolo palestinese si rivoltò ovunque, vi furono manifestazioni di piazza in tutte le capitali del mondo, diversi governi si mossero e Israele fu costretta a rilasciarlo dopo meno di 4 anni di carcere, consegnandolo allo Stato del Vaticano, che aveva perorato la sua causa attraverso l’intervento personale di Papa Paolo VI. Fu così che si trasferì a Roma nel 1977, a condizione di non fare più ritorno nella sua amata Gerusalemme e nella sua amata Palestina”. In quei giorni, si legge ancora nel comunicato, “monsignor Capucci diceva: io non sono la straordinaria leggenda che descrivono, sono un semplice uomo che appartiene a un grande popolo combattente; un uomo che ha visto violare il bene, la ragione, il diritto e la giustizia, e che ha gridato per rifiutare questo male e questa ingiustizia. Non smetterò mai di santificare la terra di Palestina e la sua Gerusalemme”. La Palestina, conclude la nota, “perde con lui uno dei primi sostenitori della resistenza del suo popolo, una guida spirituale ostinata e tenace, amante di tutta l’umanità”.

Morte di mons. Hilarion Capucci: Ambasciata Palestina in Italia, “un simbolo e un pezzo di storia del popolo palestinese”

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