Gideon Levy : Uccidili, sono un facile bersaglio
Uccidili,
sono un facile bersaglio TOPICS:apartheidcheckpointesecuzioni
extragiudizialiHaaretzLevy Posted By: carlo gennaio 22, 2017 Per la
maggioranza degli ebrei israeliani gli arabi non sono esseri umani come
noi. Questa disumanizzazione fa sì che i soldati e i poliziotti abbiano
il grilletto fac...
zeitun.info
Per la maggioranza degli ebrei israeliani gli arabi non sono esseri umani come noi. Questa disumanizzazione fa sì che i soldati e i poliziotti abbiano il grilletto facile.
Gideon Levy, 20 gennaio 2017 Haaretz
I
palestinesi e gli arabi israeliani sono un bersaglio facile. Lo sono
nei territori occupati ed in Israele. Lo sono perché il loro sangue vale
poco. Vale poco a Umm al-Hiran e vale poco al checkpoint di Tulkarem.
Vale poco nei cantieri edili [molti palestinesi lavorano come muratori
in Israele, ndtr] e vale poco ai posti di blocco.
Quando
le persone uccise sono arabe, a nessuno importa. Quando un soldato
viene ucciso in un incidente, è una notizia da prima pagina. Ma quando
un palestinese viene ucciso mentre sta camminando verso casa sua, a
nessuno importa.
Nessuna
delle persone uccise negli ultimi giorni sarebbe stata colpita a morte
se non si fosse trattato di un palestinese o di un beduino. Ci sono
dubbi sul fatto che ognuno di loro meritasse di morire. E’ stata una
strage al fine di spostare l’attenzione da altre vicende, come è già
successo in Israele e come è normale nei regimi poco trasparenti?
Difficile dirlo. Ma si può con certezza dire: sono un facile bersaglio.
Lo
sono stati mercoledì nel Negev. Ecco il sionismo del 2017 – la
distruzione di una comunità di rifugiati beduini per costruire al suo
posto una comunità ebraica. E’ la violenza che sta alla base del
sionismo, nazionalista e razzista. Se si confronta questo caso con
quello dell’avamposto di Amona (insediamento di coloni che doveva essere sgomberato in base ad una sentenza dell’Alta Corte israeliana, ndtr.) si ha la prova evidente dell’apartheid: negoziati e risarcimenti per gli ebrei, brutalità per gli arabi.
In
nessuna situazione di espulsione di ebrei la polizia avrebbe sparato in
quel modo. A Umm al-Hiran lo si può fare. E’ anche consentito ferire il
capo della Lista Unita Ayman Odeh, perché la polizia è stata addestrata
a pensare che i membri arabi della Knesset sono dei traditori. Questo è
quanto hanno sentito dire dal loro ministro della pubblica sicurezza,
Gilan Erdan (del partito di destra Likud, ndtr.).
Yakub
Abu al-Kiyan, un insegnante, è stato colpito a morte nella sua macchina
perché l’avrebbe lanciata di proposito contro un poliziotto.
Immediatamente le autorità hanno diffuso le loro menzogne su di lui.
Hanno detto che era legato allo Stato Islamico e che aveva quattro
mogli. (Il deputato Ahmad Tibi [della Lista Unitaria, coalizione di
partiti palestinesi di Israele, ndtr.] afferma che l’unica moglie di Abu
al- Kiyan ha un dottorato di ricerca, e che suo fratello è un ispettore
del Ministero dell’Educazione [i cui funzionari arabi sono selezionati
in base alle informazioni dei servizi di sicurezza, ndtr.]).
Dopo
questo, come si può credere alla polizia, che si è affrettata a
dichiarare che lui stava deliberatamente lanciando l’auto contro un
poliziotto? Almeno un testimone, Kobi Snitz, ha detto ad un sito web di
aver visto il contrario. Prima la polizia ha sventagliato di proiettili
l’auto di Abu al-Kinyan, e poi lui ha perso il controllo della vettura.
Anche un video postato mercoledì solleva pesanti sospetti su quanto
accaduto. Si ha l’impressione che gli spari siano stati precedenti
all’investimento.
Ma
molto altro nel corso della settimana scorsa ha preceduto gli
avvenimenti di Umm al-Hiran. Nel campo profughi di Fara i soldati hanno
ucciso un uomo che si era appena svegliato: 11 pallottole a bruciapelo
di fronte a sua madre; i soldati affermano che stava cercando di
aggredirli. Mohammed al-Salahi era figlio unico e viveva con la madre in
un’unica stanza.
Nella
città palestinese di Tuqu la polizia di frontiera ha ucciso un
diciassettenne, Qusai al-Amour, che aveva lanciato pietre – ovvia
vendetta. Poi hanno trascinato il ragazzo morente per terra come un
sacco di patate. Mentre lo facevano, ha battuto la testa sulle pietre,
mentre le telecamere filmavano la scena.
Il
giorno dopo le telecamere hanno documentato anche l’uccisione di Nadal
Mahadawi, di 44 anni, al checkpoint di Tulkarem. Una scena orribile. Lo
si vede tranquillamente fermo in piedi quando i soldati sparano senza
apparente ragione. Quando cerca di fuggire, in quella che sembra una
corsa per salvarsi, loro lo uccidono.
Ma
nulla di grave, il “terrorista” è stato ucciso. Così i media hanno
descritto il fatto. Il modo in cui è stato trascinato il giovane ferito a
Tuqu e l’esecuzione al checkpoint dovrebbero sconvolgere chiunque.
Soprattutto dovrebbero sconvolgere tutti gli israeliani, perché chi ha
fatto questo sono i loro figli, i loro soldati e i loro poliziotti. Ma
le vittime erano palestinesi.
Un
unico filo unisce Umm al-Hiran, Tuqu, Fara e Tulkarem – il filo della
disumanizzazione che guida soldati e polizia. Inizia con le campagne di
istigazione e finisce con le truppe dal grilletto facile.
Le
radici sono profonde; devono essere riconosciute. Per la maggioranza
degli israeliani tutti gli arabi sono uguali e non sono esseri umani
come noi. Loro non sono come noi. Loro non amano i propri figli o la
propria vita come facciamo noi. Sono nati per uccidere. Non c’è nessun
problema ad ucciderli. Sono tutti nemici, oggetti sospetti, terroristi,
assassini – la loro vita e la loro morte valgono poco.
Quindi uccideteli, perché non vi succederà niente. Uccideteli, perché è l’unico modo di trattarli.
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