Risoluzione Onu sulle colonie: Israele “riduce” i legami con le nazioni presenti al voto

Ridimensionato il programma delle visite e il lavoro con le ambasciate. Il provvedimento è di natura “temporanea”. Richiamati gli ambasciatori di Nuova Zelanda e Senegal. In dubbio il vertice col premier britannico a Davos. Incurante del voto Israele prosegue con la realizzazione di 618 nuovi insediamenti a Gerusalemme est.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Israele ha “ridotto” i legami diplomatici con le nazioni che, la scorsa settimana, hanno votato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la risoluzione che condanna le colonie israeliane in territorio palestinese. È quanto il portavoce del ministero degli Esteri Emmanuel Nahshon, chiarendo che non sono stati sospesi del tutto i rapporti ma vi è stato un “ridimensionamento” delle visite e del lavoro con le ambasciate; inoltre, il provvedimento è di natura “temporanea”.
“Fino a nuova comunicazione - spiega il portavoce - limiteremo i contatti con le ambasciate qui in Israele e non effettueremo visite di alti funzionari israeliani in quegli Stati, così come non vi saranno presenze in Israele di delegati provenienti da quei Paesi”. Intanto il governo del premier Benjamin Netanyahu ha già richiamato gli ambasciatori di Nuova Zelanda e Senegal per consultazioni e cancellato il programma di aiuti per le nazioni africane presenti al voto (Angola).
Si parla anche di una possibile cancellazione di un faccia a faccia fra Netanyahu e il Primo Ministro britannico Theresa May, che si sarebbe dovuto svolgere il mese prossimo a Davos, in occasione del World Economic Forum. Tuttavia, al momento non vi sono comunicazioni ufficiali in materia.
A scatenare l’ira di Netanyahu e dei falchi del governo la risoluzione votata il 23 dicembre scorso al

 

Risoluzione Onu sulle colonie: Israele “riduce” i legami con le nazioni presenti al voto





Consiglio di sicurezza Onu, approvata da 14 Paesi con l’astensione degli Stati Uniti. Per la prima volta dal 1979 Washington non ha bloccato in sede di Consiglio una mozione sfavorevole al Paese ebraico. Il premier ha accusato il presidente uscente Barack Obama di “collusione” con questa “vergognosa” risoluzione proprio nello scorcio finale del suo mandato.
Intanto Israele si prepara a costruire nuovi insediamenti nei territori occupati. Sfidando la risoluzione Onu, le autorità sono pronte a concedere il via libera alla realizzazione di 618 nuove unità abitative a Gerusalemme est. Il sindaco di Gerusalemme Meir Turjeman ha affermato che il voto Onu che impone la cessazione “di tutte le attività di colonizzazione dei territori” non cambia le politiche in tema di insediamenti.
Sotto il governo Netanyahu vi è stato un considerevole incremento delle colonie israeliane. Nel 2015 almeno 15mila nuovi coloni si sono trasferitisi nella West Bank.
Secondo l’organizzazione Peace Now nel 2016 l’amministrazione israeliana ha dato il via libera a 2.623 nuovi insediamenti. Fra questi vi sono 756 case abusive e “legalizzate” a posteriori. Ad oggi almeno 570mila cittadini israeliani vivono in oltre 130 insediamenti costruiti da Israele a partire dal 1967, data di inizio dell’occupazione e cresciuti a ritmo esponenziale negli ultimi tempi grazie alla politica espansionista del governo israeliano.
Agli insediamenti si aggiungono anche almeno 97 avamposti, considerati illegali non solo dal diritto internazionale ma dallo stesso governo israeliano.
I colloqui di pace si sono interrotti nel 2014, innescando una escalation di violenze.

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