«Renzi come il Duce», il responsabile Anpi di Latina si scusa con il premier.


 
 
 
 
 
La frase è stata pronunciata durante il corteo «fasciocomunista» in cui l’associazione partigiana ha contestato il presidente del Consiglio insieme alle…
roma.corriere.it|Di Michele Marangon




Il responsabile locale dell’Anpi di Latina fa marcia indietro dopo la frase: «Renzi è come il duce». Giancarlo Luciani si scusa per l’accostamento tra Mussolini ed il premier quando già i vertici provinciali e nazionali avevano preso le distanze da quella esternazione, senza però mollare di un millimetro sulla campagna portata avanti per il no al referendum.
I due cortei per il no al referendum
Sull’asse Latina-Treviso si consuma la guerra dei partigiani contro il fronte del sì alla riforma costituzionale. A riportare in auge le polemiche tra l’Anpi e Renzi - di fatto mai sopite nonostante vari tentativi di riconciliazione - ci ha pensato anche la sezione locale del capoluogo pontino lunedì 7 novembre in occasione di un comizio del premier. Qui l’Anpi si è trovata improvvidamente a manifestare in contemporanea ad alcuni gruppi di destra di fronte al cinema che ospitava il presidente del Consiglio. Due presidi distinti, quelli dei partigiani e di Forza Nuova, ma separati da pochi passi tanto da sembrare un unico - seppur variegato - sit in. Ma ancor più forte dell’accostamento a colleghi di protesta tutt’altro che partigiani, è stata la dichiarazione del presidente della sezione locale dell’Anpi Giancarlo Luciani, che intervistato dal giornalista Ivan Eotvos ha dichiarato: «Renzi è un ducetto, anzi è peggio del Duce». La vicenda a fatto il giro d’Italia in pochi minuti, rimbalzando sui social.
L’Anpi contro le derive, ma resta per il no
A stigmatizzare l’esternazione, peggiorata dall’esser stata pronunciata nel contesto di un corteo «fasciocomunista», è stata per prima la deputata Pd Alessia Morani. Di fronte al suo il tweet «Vedere l’Anpi in piazza con Forza Nuova fa rabbrividire» Luciani ha tentato di difendersi: «È tutto falso, è la macchina del fango», ma ormai la frittata era fatta. La segreteria nazionale dell’associazione ha preso le distanze dal presidente della sezione del capoluogo pontino, mai così famoso: «Il nostro unico obiettivo è impedire uno stravolgimento della Costituzione, la campagna referendaria deve essere civile e ordinata. Deploriamo che a Latina vi sia stato qualcuno che ha battuto una strada diversa, sia per dichiarazioni sbagliate e improvvide, sia per la presenza a un presidio che confligge con l’impostazione nazionale dell’Anpi; e deploriamo ancora di più che la nostra gloriosa bandiera si sia trovata esposta a contiguità e vicinanze assolutamente insopportabili e improponibili».
Le scuse di Luciani
La querelle si chiude con un comunicato a cui Luciani affida le sue scuse: «Io non penso che il premier possa essere equiparato a Mussolini. Mi scuso per il termine non adeguato e offensivo per definire una modalità comunque autoritaria per cambiare la carta costituzionale. In tutto ciò - conclude - rimangono pienamente valide le ragioni che portano la nostra associazione ad esprimere il proprio no a tale riforma».
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