Radio Vaticana : Incendi in Israele: p. Vasaturo, solidarietà dai palestinesi
Quarto giorno di incendi in Israele, con le
fiamme che hanno raggiunto le colline di Beit Meir a una decina di
chilometri da Gerusalemme, mentre a Haifa, particolarmente colpita nelle
scorse ore, la polizia ha annunciato che la situazione è tornata sotto
controllo. In tutto il Paese trasporti interrotti, case abbandonate,
scuole e asili chiusi, strade sbarrate, prigioni svuotate per motivi di
sicurezza. Decine di migliaia le persone evacuate, oltre 100 hanno avuto
bisogno di cure al pronto soccorso. Alcuni media israeliani hanno
riferito come a Gaza Hamas avrebbe “esultato” per gli incendi, mentre il
presidente palestinese Mahmud Abbas ha inviato aiuti allo Stato
ebraico. La polizia ha fatto sapere di aver fermato 12 persone, secondo
fonti locali in gran parte palestinesi dei Territori, sospettati di aver
contribuito alle fiamme o di aver istigato agli incendi sul web. Per
una testimonianza diretta, Giada Aquilino ha intervistato padre Arturo Vasaturo, francescano della Custodia di Terra Santa, direttore generale della Scuola italiana di Haifa:
R. – Ci sono stati degli incendi nella parte alta di Haifa. La città è sviluppata sul mare, ma buona parte, piano piano, si è estesa fin sulle catene montuose del Carmelo, per vari chilometri. Quindi la parte vicino al mare non ha sofferto granché, ma andando sulla montagna ci sono stati tanti focolai molto seri.
D. - Il monastero è stato toccato?
R. – Né il monastero né la scuola sono stati toccati. Noi siamo vicino al mare, nella vecchia città araba. Nel nostro quartiere sono tutte case e ci sono pochissimi alberi, per cui l’incendio si è sviluppato al Nord, dove al contrario ci sono moltissimi alberi.
D. – Che danni ci sono stati?
R. – I danni sono perlopiù alla vegetazione. Molte case sono state bruciate e circa 60 mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case. Infatti, in questi due giorni, soprattutto ieri, c’è stato un vento secco e fortissimo ed è bastato poco perché gli incendi si sviluppassero.
D. - Quali sono le cause? La siccità, i forti venti, il dolo?
R. – Si parla anche di dolo. Qui in Israele si è parlato subito di “terrorismo”, però ieri sera vedevo in televisione che questa questione si è un po’ calmata. Forse sono stati fatti degli sbagli, un mozzicone di sigaretta… Il guaio è che il fuoco si è sviluppato in varie parti della città e c’è stato un allarmismo forte.
D. – A livello politico il premier Netanyahu ha parlato appunto di incendi dolosi, come “atti di terrorismo” e come tali - ha detto - “saranno trattati”. Sarebbero stati anche arrestati dei palestinesi con l’accusa di aver contribuito all’emergenza…
R. – Non mi risulta. Sono state arrestate - ho sentito alla radio - delle persone, dei sospettati, ma non credo siano palestinesi. Al contrario, stamattina proprio si diceva che da parte della Palestina, dalla West Bank sono arrivati almeno 8 - 10 camion per spegnere il fuoco. Hanno collaborato, insomma, cercano di venire in aiuto a Israele, perché il fuoco è una disgrazia comune a tutti. La Palestina ha inviato degli aiuti non soltanto qui a Haifa ma anche verso Gerusalemme: lì c’è tanto verde e ci sono stati diversi incendi.
D. – Cosa racconta la gente? La paura è passata?
R. – La nostra scuola funziona normalmente, è tutto normale oggi. Però ieri è stato veramente molto difficile. Il municipio diceva cosa fare, le indicazioni erano molto chiare: a un certo momento ci hanno detto di mandare via i ragazzi, però scaglionati, un poco alla volta, perché non entrassero nel panico, non essendo abituati al fuoco e al fumo. Tutto è secco qui e l’incendio si è subito sviluppato ed è stato un momento molto difficile. Tra l’altro, una nostra alunna è stata colpita da un’auto a un passaggio pedonale: tutti correvano, la ragazza ha attraversato la strada, però tutto è andato a finire bene. Prima l’ha vista un medico, poi l’abbiamo portata all’ospedale, dov’è rimasta fino a questa mattina e adesso è casa sotto controllo.
D. – Ora la situazione qual è quindi?
R. – Mi risulta che in qualche scuola ancora oggi abbiano mandato via i ragazzi. Noi facciamo tutto normalmente perché nella zona in cui siamo la situazione è tranquilla.
R. – Ci sono stati degli incendi nella parte alta di Haifa. La città è sviluppata sul mare, ma buona parte, piano piano, si è estesa fin sulle catene montuose del Carmelo, per vari chilometri. Quindi la parte vicino al mare non ha sofferto granché, ma andando sulla montagna ci sono stati tanti focolai molto seri.
D. - Il monastero è stato toccato?
R. – Né il monastero né la scuola sono stati toccati. Noi siamo vicino al mare, nella vecchia città araba. Nel nostro quartiere sono tutte case e ci sono pochissimi alberi, per cui l’incendio si è sviluppato al Nord, dove al contrario ci sono moltissimi alberi.
D. – Che danni ci sono stati?
R. – I danni sono perlopiù alla vegetazione. Molte case sono state bruciate e circa 60 mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case. Infatti, in questi due giorni, soprattutto ieri, c’è stato un vento secco e fortissimo ed è bastato poco perché gli incendi si sviluppassero.
D. - Quali sono le cause? La siccità, i forti venti, il dolo?
R. – Si parla anche di dolo. Qui in Israele si è parlato subito di “terrorismo”, però ieri sera vedevo in televisione che questa questione si è un po’ calmata. Forse sono stati fatti degli sbagli, un mozzicone di sigaretta… Il guaio è che il fuoco si è sviluppato in varie parti della città e c’è stato un allarmismo forte.
D. – A livello politico il premier Netanyahu ha parlato appunto di incendi dolosi, come “atti di terrorismo” e come tali - ha detto - “saranno trattati”. Sarebbero stati anche arrestati dei palestinesi con l’accusa di aver contribuito all’emergenza…
R. – Non mi risulta. Sono state arrestate - ho sentito alla radio - delle persone, dei sospettati, ma non credo siano palestinesi. Al contrario, stamattina proprio si diceva che da parte della Palestina, dalla West Bank sono arrivati almeno 8 - 10 camion per spegnere il fuoco. Hanno collaborato, insomma, cercano di venire in aiuto a Israele, perché il fuoco è una disgrazia comune a tutti. La Palestina ha inviato degli aiuti non soltanto qui a Haifa ma anche verso Gerusalemme: lì c’è tanto verde e ci sono stati diversi incendi.
D. – Cosa racconta la gente? La paura è passata?
R. – La nostra scuola funziona normalmente, è tutto normale oggi. Però ieri è stato veramente molto difficile. Il municipio diceva cosa fare, le indicazioni erano molto chiare: a un certo momento ci hanno detto di mandare via i ragazzi, però scaglionati, un poco alla volta, perché non entrassero nel panico, non essendo abituati al fuoco e al fumo. Tutto è secco qui e l’incendio si è subito sviluppato ed è stato un momento molto difficile. Tra l’altro, una nostra alunna è stata colpita da un’auto a un passaggio pedonale: tutti correvano, la ragazza ha attraversato la strada, però tutto è andato a finire bene. Prima l’ha vista un medico, poi l’abbiamo portata all’ospedale, dov’è rimasta fino a questa mattina e adesso è casa sotto controllo.
D. – Ora la situazione qual è quindi?
R. – Mi risulta che in qualche scuola ancora oggi abbiano mandato via i ragazzi. Noi facciamo tutto normalmente perché nella zona in cui siamo la situazione è tranquilla.
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