Per Trump, gli Usa fuori dal Tpp. Spazio alla Cina, difensore del libero scambio

 

Per Trump, gli Usa fuori dal Tpp. Spazio alla Cina, difensore del libero scambio





Il neo-presidente eletto ribadisce la sua difesa per l’economia americana. I timori delle economie asiatiche, accresciutesi proprio con l’export verso gli Usa. Al raduno dell’Apec la Cina si offre come nuovo centro dell’economia del continente. Ma vi sono Paesi che temono la sua supremazia.
Hong Kong (AsiaNews) - Il neo eletto presidente Donald Trump ha dichiarato ancora una volta che gli Stati Uniti abbandoneranno l’accordo del Ttp  (Trans Pacific Partnership) dal suo primo giorno alla Casa Bianca.
In un video messaggio Trump ha anche ribadito che vuole ridurre le “restrizioni che uccidono posti di lavoro” riaprendo la produzione di carbone e bloccando gli abusi nei visti dei migranti. Non ha detto nulla sulla cancellazione dell’Obamacare (il programma di sanità per tutti voluto dal suo predecessore), né sul famoso muro che egli vuole costruire alla frontiera col Messico.
L’accordo sul Ttp era stato varato nel 2015 e prevede un quadro legale comune, riduzione dei dazi e movimento di merci fra 12 Paesi che insieme coprono il 40% dell’economia mondiale. Oltre agli Stati Uniti, i Paesi che si dicevano pronti a ratificarlo sono: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malaysia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam. I grandi esclusi dall’accordo erano la Corea del Sud, le Filippine e la Cina.
Il ritirarsi degli Usa dall’accordo fa sorgere dubbi sul suo valore anche ad altri membri, come il Giappone e il Vietnam.
Le promesse pre-elettorali di Trump di salvaguardare l’economia Usa con tariffe sulle importazioni, fa temere per le economie asiatiche, molte delle quali si sono accresciute proprio basandosi sull’export verso gli Usa.
Alla riunione dell’Apec (Cooperazione economica dell’area Asia-Pacifico), tenutasi a Lima (Perù) dal 18 al 20 novembre, sono risuonati gli slogan: “salviamo il libero scambio!”; “Lottiamo contro ogni forma di protezionismo!”. Fra tutti, il supremo difensore è stato il presidente cinese Xi Jinping che giunto con una folta delegazione a Lima, ha garantito che “la Cina non chiuderà le sue porte al mondo esterno, ma le aprirà ancora di più” e ha esortato i Paesi partner ad “approfondire ed estendere la cooperazione nella regione”.
Diversi Paesi, fra cui Giappone, Malaysia e Australia, sono interessati a rafforzare rapporti con la Cina, alla ricerca di nuovi e più facili mercati. In tal modo, vi è la possibilità che la Cina diventi ora il punto di riferimento dell’economia asiatica. Ma vi sono ancora molti Paesi che ne temono la supremazia. Il presidente dell’istituto Asia Centre, Jean-François Di Meglio, ha dichiarato al giornale Le Monde che “una leadership cinese, dopo quella degli Stati Uniti suscita inquietudine. Vi è sempre una grande diffidenza verso le prospettive commerciali della Cina”.

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