Amra Hass: risposta dei Palestinesi all'incendio che devasta Israele :"se intenzionale è follia"
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“Cosa
pensate del fatto che l’incendio sia scoppiato vicino a voi, accanto
alla base militare di Neveh Yair?” ho chiesto per telefono, parlando ad
amici del villaggio di Nabi Saleh, in Cisgiordania, dopo essermi
assicurata che il fuoco fosse sufficientemente lontano e loro fossero in
salvo.
“Oh,
è l’esercito.” ha detto un amico – ancor prima che fosse data la
notizia che un soldato sbadato potesse aver gettato via una sigaretta
accesa.
La
gente del villaggio ha smesso di contare quante volte i loro campi
hanno preso fuoco a causa di granate assordanti e di lacrimogeni
lanciati dai soldati per reprimere manifestazioni contro il furto di una
sorgente da parte dei coloni.
Aggiornamenti in tempo reale: incendi imperversano in Israele da quattro giorni
“Siete
sicuri che non siano intenzionali?” ho chiesto; era chiaro che mi stavo
riferendo alla possibilità che un palestinese avesse appiccato il
fuoco.
Un
amico ha affermato: “E’ impossibile. E se qualcuno lo avesse fatto di
proposito, sarebbe folle, irrazionale e sbagliato. Sono la natura e
l’ambiente ad essere danneggiati: alberi ed animali.”
C’erano
informazioni su un incendio scoppiato nei pressi della colonia di Mevo
Horon, e sull’evacuazione di escursionisti dal “Canada Park”
nell’enclave di Latrun. Ho chiamato un conoscente che vive nel villaggio
di Beit Liqya, al di là della barriera di separazione [cioè in
territorio israeliano. Ndtr.].
“Cosa
pensi che sia accaduto?” chiedo dopo essermi assicurata che stesse
bene. “Qualcuno ha buttato una sigaretta da un’auto di passaggio,” ha
sostenuto.
Il
mio conoscente è originario di Beit Nuba. L’esercito espulse i
residenti di questo villaggio e dei villaggi circostanti di Yalo e Imwas
subito dopo che furono conquistati nella guerra del 1967. Mevo Horon fu
costruito sulle terre di Beit Nuba. Il Fondo Nazionale Ebraico
[organizzazione che promuove la colonizzazione della Palestina. Ndtr.]
ha costruito il “Canada Park” sulle rovine di Yalo e Imwas. Il nome
commemora gli ebrei canadesi che hanno donato fondi per crearlo.
”
Secondo te l’incendio non è intenzionale?” ho chiesto. Il mio
conoscente ha pensato che mi stessi riferendo ai sospetti che i
palestinesi avessero appiccato il fuoco.
“In
primo luogo, nessun palestinese ha il permesso di entrare in
quell’area, salvo gli operai che si guadagnano lo stipendio nella
colonia,” ha detto. “Secondo, ci sono i nostri alberi là, i nostri morti
sepolti nei cimiteri, le cisterne d’acqua scavate dai nostri nonni. Ci
ritorneremo, perché distruggerli?”
Le
informazioni sui siti di notizie arabi sono deliranti. Ci sono commenti
secondo cui l’entità (sionista) sarà bruciata – come punizione per la
legge che proibisce di diffondere il richiamo alla preghiera con
altoparlanti, la mano di dio. Ci sono citazioni dal Corano che
avvalorano questo, come anche critiche all’Autorità Nazionale
Palestinese, che vorrebbe ancora una volta offrire le proprie
attrezzature per combattere gli incendi.
Un
esame approssimativo mostra che molte delle persone che si rallegrano
risiedono in Paesi limitrofi (Egitto, Giordania). Gli abitanti di Gaza
che tifano per gli incendi rivelano solo quanto il blocco israeliano
della Striscia li abbia separati dal resto del loro popolo. Non sanno
che ci sono palestinesi che vivono ad Haifa e nei dintorni? Non sanno
che ci sono carcerati palestinesi nella prigione di Damon (costruita sul
villaggio di Damon distrutto nel 1948)?
Ovviamente
ci sono molti altri post, scritti da palestinesi, che si prendono gioco
di quelli che plaudono e sono furiosi contro di loro perché dimenticano
che “gli alberi sono i nostri, la terra è la nostra, il Paese è il
nostro.”
Qualcuno
ha scritto: “Smettetela con le fesserie. Gli incendi sono scoppiati
anche in Giordania. Per che cosa dio la starebbe punendo?” I sospetti
comuni contro i palestinesi espressi dal ministro dell’Educazione
Naftali Bennett e dal primo ministro Benjamin Netanyahu si diffondono
nel sottobosco israeliano di arroganza e pregiudizio.
“Il
sospetto automatico nasconde una profonda, sorprendente visione, non
solo ignoranza e razzismo, ” ha affermato un amico palestinese della
Galilea. ” A quanto pare gli ebrei israeliani si rendono conto che
l’oppressione e l’espropriazione del popolo palestinese da parte di
Israele e la nostra perdita della speranza stanno prendendo dimensioni
apocalittiche. Gli israeliani si aspettano che la nostra risposta
all’oppressione sia anch’essa apocalittica. E non lo è.”
(traduzione di Amedeo Rossi)
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