Lettera aperta a ‘Invest in Peace’: prima della pace viene la libertà – Zeitun
Lettera
aperta a ‘Invest in Peace’: prima della pace viene la libertà
TOPICS:GerusalemmeoccupazioneBDSapartheid Posted By: carlo novembre 9,…
zeitun.info
A
settembre del 2016 il Freedom Theatre è stato contattato da ‘Invest in
Peace’, un’iniziativa statunitense impegnata nel “creare partnerships
economiche e da popolo a popolo tra palestinesi ed israeliani”, come
riporta il suo sito web.
’ Invest
in Peace’ si oppone al movimento BDS, di cui il Freedom Theatre è un
forte sostenitore. ‘Invest in Peace’ ha scritto per informarci che la
nostra organizzazione era stata prescelta per essere inserita nel suo
sito web. Noi abbiamo risposto il 21 settembre declinando l’offerta e
spiegandone il motivo. Non vi sono state ulteriori comunicazioni da
parte di ‘Invest in Peace’.
Questa la nostra risposta:
Cari membri del team di ‘Invest in Peace’
Ci
fa piacere leggere che apprezzate il lavoro del Freedom Theatre e che
intendete utilizzare la vostra piattaforma per promuovere il nostro
lavoro. Noi investiamo nella pace e crediamo in un futuro condiviso tra
tutte le persone che amano la pace nella nostra regione. Però crediamo
che prima della pace venga la libertà.
Purtroppo
nell’attuale situazione, in cui i palestinesi sono sottoposti ad una
combinazione di occupazione, apartheid e colonialismo, noi crediamo che
prima di ogni altra cosa debbano cessare l’occupazione, l’apartheid ed
il colonialismo. La coesistenza e la riconciliazione possono darsi solo tra eguali, non tra occupante ed occupato, o tra oppressore ed oppresso. Ciò
di cui crediamo ci sia bisogno adesso è un movimento forte ed unitario
che chieda la fine dell’occupazione israeliana, dell’apartheid e del
colonialismo e che gli stessi criteri giuridici vengano applicati a
tutti i cittadini della terra santa attualmente presenti ed a quelli che
ne sono stati espulsi. Solo allora potremo impegnarci in un percorso verso la riconciliazione.
Se
gli appelli alla riconciliazione e alla coesistenza vengono fatti prima
che siano stabilite la giustizia e l’eguaglianza, temiamo che possano
venire usati per alimentare la diffusa ed errata percezione della
situazione politica come un conflitto tra due parti uguali, o
addirittura tra due nazioni indipendenti, piuttosto che ciò che
veramente è: un’occupazione militare della terra e della sovranità della
Palestina.
Inoltre
noi pensiamo che uno dei più forti movimenti che unifica la società
civile palestinese (dimostrando al tempo stesso il potere della
non-violenza) e crea una vera partnership tra attivisti israeliani e
palestinesi contro l’occupazione, sia il movimento BDS. Il Freedom
Theatre, insieme alla grande maggioranza dei palestinesi impegnati
nell’ambito artistico, appoggia fermamente il boicottaggio culturale,
così come formulato dalla PACBI (http://pacbi.org).
Per
quanto noi rispettiamo il lavoro di alcune delle organizzazioni che
promuovete sul vostro sito web, e per quanto il Freedom Theatre investa
con tutto sé stesso nella pace, non possiamo approvare una terminologia
che può essere intesa nel senso di mettere sullo stesso piano
l’occupante e l’occupato, evitando di prendere una netta posizione a
favore del diritto internazionale e delle molte risoluzioni ONU che
chiedono la fine dell’occupazione, il diritto al ritorno per i rifugiati
palestinesi, Gerusalemme est come capitale di un futuro stato
palestinese, ecc. Crediamo che si possa veramente investire nella pace
se si ascoltano gli oppressi e non abbiamo la sensazione che il
linguaggio da voi usato rappresenti la voce della società civile
palestinese.
Saremmo
felici di collaborare con voi per riformulare i vostri obiettivi e il
vostro punto di vista, in modo che riflettano i desideri della società
civile palestinese, e quindi creare una piattaforma su cui gli attivisti
israeliani, come anche i fautori statunitensi di una pace giusta,
possano unirsi a noi in una lotta comune contro l’occupazione,
l’apartheid ed il colonialismo e per un futuro in cui possiamo vivere
insieme in vera pace ed uguaglianza.
Distinti saluti
Il Freedom Theatre
(Traduzione di Cristiana Cavagna per BDS Italia)
Commenti
Posta un commento