Amira Hass : Invece di scortare i bambini palestinesi dalla scuola a casa, i soldati israeliani tirano pietre.
Usando
qui una fionda, costringendo con l’inganno due donne israeliane ad
andare su una strada vietata lì, questo è l’esercito israeliano nella
sua essenza.
Il
video immortala due persone che tirano pietre. Sui 18 o 19 anni, a viso
scoperto. Non vi facciamo più aspettare: possiamo dirvi subito che
entrambi sono soldati delle Forze di Difesa Israeliane [IDF] che tirano
pietre ad alcune ragazze vestite con l’uniforme scolastica. Il portavoce
dell’IDF dice che le pietre non erano dirette contro i bambini. Ciò è
discutibile, giacché almeno uno dei soldati stava di fronte ai bambini e
le sue pietre li hanno costretti a fermarsi sul loro percorso
Questo
è successo lo scorso giovedì 27 ottobre alle 13,30 circa. Il luogo: tra
i villaggi di Tuba e di Twaneh nelle colline a sud di Hebron, sulla
strada che passa sotto l’illegale e non autorizzato avamposto Havat
Ma’on I due tiratori di pietre, con la divisa dell’IDF, si trovavano
vicino ad un automezzo blindato in cui c’erano almeno altri due soldati.
I soldati hanno anche usato una fionda , per aumentare la gittata.
Stavano solo giocando, direte. Non
hanno ferito nessuno. Sono ragazzi anche loro. Erano annoiati,
[volevano] sfogarsi un po’. Osiamo sfidare il “political correct” e
annotare che uno di loro era nero, ovviamente etiope, per cui avrà avuto
un sacco di ragioni per essere arrabbiato e volersi sfogare.
In base all’accordo del 2004, l’IDF
ha il compito di scortare due volte al giorno gli scolari che vivono a
Tuba e che frequentano la scuola a Twaneh. La strada, lunga circa 2 km, è
stata sempre utilizzata dai residenti di Tuba e dagli altri villaggi
della zona. Dopo la costruzione dell’avamposto, i suoi abitanti hanno
cominciato a molestare i palestinesi sulla strada che passa sotto. I
bambini erano traumatizzati. Non potevano dormire la notte e i loro
genitori non potevano pagare il costo del trasporto su un percorso molto
più lungo per evitare le violenze dei coloni.
Grazie
alla tenacia dei genitori e agli sforzi di alcune organizzazioni
israeliane e internazionali, la lotta per il diritto dei bambini di Tuba
di andare a scuola non è stata inutile. [Il caso] è stato portato
dinanzi alla Commissione per i diritti dei bambini della Knesset. È
stato raggiunto un compromesso: lo Stato non avrebbe sanzionato i
coloni violenti, ma l’IDF avrebbe provato a tenerli lontano con la sua
presenza.
Il corto dei soldati che tirano le
pietre è stato spedito a Haaretz venerdì mattina ed è stato
immediatamente mandato al portavoce dell’IDF per una risposta, che è
arrivata molto presto: “I comandanti sono al lavoro per indagare sulla
faccenda” ci hanno risposto al telefono. Poi è arrivata la risposta
scritta: “Una prima indagine rivela che le pietre non sono state
lanciate verso i palestinesi e appena i soldati li hanno scorti, hanno
smesso di tirare, sono andati incontro ai bambini e li hanno riportati
indietro dalla scuola che si trova vicino a Havat Ma’on. Non è previsto
che i soldati tirino pietre durante una missione militare e quindi
l’incidente viene sottoposto a inchiesta.”
L’adulto che per un pezzo ha
accompagnato i bambini e che ha filmato l’incidente ha detto a Haaretz
che i soldati non sono andati incontro ai bambini, ma piuttosto hanno
aspettato che loro si avvicinassero prudentemente, cercando di capire il
motivo del lancio di pietre.
E in un altro incidente [accaduto]
due giorni fa, non collegato, due donne attiviste dell’ associazione di
base Machsom Watch sono partite per il loro turno al checkpoint della
barriera di separazione tra Qalqilyah e Tul Karm. Il loro compito:
assicurare che l’IDF non impedisca ai contadini di raggiungere le loro
terre, che sono separate dal villaggio a causa della barriera.
Le donne si sono fermate al
checkpoint nei pressi della colonia di Salit. Alle 16,15 con 15 minuti
di ritardo, quattro soldati sono arrivati con una macchina civile per
aprire il cancello per permettere il ritorno a casa dei palestinesi con
il trattore, con un carro, con l’asino o con un pulmino. Un soldato
sorridente, di nome Yuval, si è avvicinato e ha detto che la causa del
ritardo era dovuta a motivi di sicurezza. Questo è quello che i soldati
dicono sempre quando sono in ritardo per aprire il cancello chiuso con
un lucchetto.
Yuval ha chiesto alle due donne di
guidare attraverso il checkpoint aperto e di immettersi sulla strada di
sicurezza vietata a chiunque non abbia un permesso. Come le donne hanno
successivamente riferito, “due signore anziane con una grande esperienza
di vita hanno compiuto [il più grande] errore della loro esistenza
obbedendo a un giovane soldato gentile” che aveva detto di volere
parlare con loro. E poi, una volta che erano sulla strada, i simpatici
soldati, che erano in continuo contatto con il loro comando- le hanno
informate che le trattenevano in arresto fino all’arrivo della polizia a
causa della loro presenza in una zona proibita.
I
soldati erano dei simpatici giovanotti, come ho detto. Hanno perfino
offerto del caffè alle donne. Ma eseguivano gli ordini del comando di
arrestare le due donne e con il loro gentile comportamento le hanno
attirate nella zona proibita. “ I soldati hanno sostenuto che eravamo
arrivate dalla Cisgiordania” ha raccontato Shosh, una delle donne. “Gli
abbiamo detto:”Certo, da quale altra parte avremmo potuto venire? E da
quando è proibito viaggiare in Cisgiordania?”
Hanno anche tentato di dire ai
soldati che era una perdita di tempo, che la polizia sarebbe venuta e le
avrebbe rilasciate immediatamente e si sarebbe arrabbiata per il
disturbo.“ Era come parlare a un muro. Non abbiamo niente contro i
soldati. Il problema veniva dal’alto. Gli era stato ordinato di
arrestarci.” Dopo innumerevoli telefonate tra i soldati e i comandanti, e
siccome stava già diventando buio, hanno detto alle donne che erano
libere di andarsene. Così non sono state in grado di controllare la
situazione in altri due checkpoint. Forse era questo il vero motivo
della manovra?
(Traduzione di Carlo Tagliacozzo)
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