Amira Hass : I palestinesi temono che Abbas stia sempre più diventando un dittatore
I
palestinesi temono che Abbas stia sempre più diventando un dittatore
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zeitun.info
11 novembre 2016 Haaretz
La Corte Costituzionale Palestinese ha stabilito che il presidente palestinese Mahmoud Abbas possa revocare l’immunità parlamentare dei membri del Consiglio Legislativo Palestinese (Parlamento provvisorio nei territori occupati,ndtr.), consentendogli così di emarginare i suoi rivali.
Un
accademico della Striscia di Gaza ha scritto su Facebook in risposta
alla vittoria elettorale di Trump: “Come primo provvedimento, Trump
ordinerà di redigere dei rapporti di sicurezza riguardo ai traviati del
suo partito che hanno votato per Clinton, e istituirà una corte
costituzionale pronta ad eliminare i membri che non hanno votato per
lui.”
Il
palestinese comune non ha difficoltà a cogliere la frecciata. Il
presidente Mahmoud Abbas ha condotto per anni un’epurazione e una
campagna per tacitare coloro che considera sostenitori di Mohammed
Dahlan (dirigente di Fatah a Gaza ed espulso dall’organizzazione, ndtr.),
o che dissentono dalla linea ufficiale del partito. Persino Nikolay
Mladenov, coordinatore speciale dell’ONU per il processo di pace in
Medio Oriente, ha fatto allusione in pubblico ai tentativi di Abbas di
mettere a tacere (gli avversari).
Mercoledì
sera si è tenuta a Ramallah una cerimonia solo su inviti per l’
inaugurazione del museo “Yasser Arafat”. Il museo ha aperto al pubblico
ieri (10 novembre, ndtr.), nel 12^ anniversario della morte
di Arafat. Mladenov, che era tra i relatori, ha sottolineato le tappe
fondamentali della vita del “leader che ha trasformato i rifugiati in
una nazione.”
“Era
un uomo che rispettava le opinioni dei suoi avversari”, ha detto.
Giusta o sbagliata che sia, questa affermazione è in linea con il modo
in cui l’OLP e Fatah ricordano Arafat, quando mettono a confronto la sua
leadership con quella di Abbas.
Il
3 novembre la Corte Costituzionale palestinese ha stabilito che Abbas
possa revocare l’immunità parlamentare dei membri del Consiglio
Legislativo Palestinese, permettendogli così di emarginare i suoi
rivali. Nel breve termine questo significa la conferma dell’ordine di
Abbas del 2012 di revocare l’immunità parlamentare a Dahlan.
La
Corte Costituzionale non interveniva in ambito legislativo dal 2006. La
vibrata protesta dei suoi membri e dei gruppi palestinesi per i diritti
umani contro questa sentenza non deriva dalla preoccupazione per la
reputazione e per la sorte di Dahlan. Egli, che era negli anni ’80 un
focoso attivista contro l’occupazione e capo delle forze di sicurezza
dell’Autorità Nazionale Palestinese, si è trasformato in un uomo
d’affari con interessi globali. Se le voci sono vere, Dahlan spende
decine di milioni di dollari per garantirsi la fedeltà dei palestinesi
di Cisgiordania e Gaza e la loro opposizione alla fazione di Abbas.
I
contestatori vedono la sentenza della corte come un altro passo nella
direzione di quella che sembra essere la strategia di Abbas verso un
regime dittatoriale.
La
legge istitutiva della Corte Costituzionale è stata emanata nel 2003,
al fine di esprimere pareri ed interpretare norme costituzionali poco
chiare in caso di disaccordo tra l’autorità esecutiva e legislativa.
Nel
gennaio 2006, alla vigilia della vittoria elettorale di Hamas, quando
Abbas era già presidente, la legge è stata drasticamente modificata.
Sono state revocate la partecipazione della Corte Costituzionale nella
nomina dei giudici e l’autorità della Corte nel monitorare e
supervisionare l’attività del presidente. Ciononostante la Corte
Costituzionale è rimasta inattiva, perché nessun giudice è stato
nominato.
Lo
scorso aprile sono stati nominati nove giudici della Corte
Costituzionale. Le nomine sono state immediatamente contestate da 18
gruppi palestinesi per i diritti umani, che denunciavano che tutti i
giudici erano membri di Fatah o vicini ad essa. Hanno anche sostenuto
che, benché i giudici dovessero ricevere il mandato da parte dei vertici
dei tre poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario), lo hanno
ricevuto in assenza di quello legislativo.
In
un’ulteriore dichiarazione diffusa questa settimana, le stesse
organizzazioni per i diritti umani hanno contestato la sentenza della
Corte che autorizza il presidente a revocare l’immunità ai membri del
Consiglio Legislativo. Sostengono che la Corte (prima di diventare la
Corte Costituzionale) ha affermato che la Legge Fondamentale Palestinese
( costituzione provvisoria in attesa di uno stato palestinese, ndtr.)
non è superiore alle altre leggi. Hanno anche detto che lo stato di
emergenza, in base al quale l’ANP ha operato a partire dal 2007,
conferisce al presidente poteri quasi illimitati.
Un
membro di una delle organizzazioni ha detto che questi passi segnalano
una tendenza verso una Corte sottomessa al potere esecutivo. Ha
affermato che, sulla base della bozza di costituzione dello “Stato di
Palestina”, che è stata emanata pochi mesi prima dell’insediamento della
Corte Costituzionale, l’obiettivo è autorizzare questa Corte a decidere
chi sarebbe nominato nelle funzioni di presidente, se dovesse morire
quello in carica.
Allo
stato di cose presente, questo significa una sola cosa, impedire che il
portavoce del Consiglio Legislativo Palestinese Aziz Dweik, di Hamas,
diventi presidente ad interim, come stabilito dalla Legge Fondamentale
dell’ANP. Ma la decisione consentirà anche di revocare l’immunità ad
altri parlamentari critici verso il governo palestinese. Anche se la
loro immunità non venisse revocata, la sentenza produrrebbe comunque un
effetto che potrebbe mettere a tacere le critiche.
Questa
settimana un giornalista palestinese ha osato scrivere su Facebook: “Il
sogno palestinese è svanito ed è iniziato l’incubo. Il sogno di uno
stato palestinese indipendente è scomparso, perché il potere politico ha
trasformato il progetto nazionale in un progetto personale e di parte.”
E’
una dimostrazione di coraggio, in un momento in cui, secondo quanto
riferito da fonti palestinesi, le forze di sicurezza palestinesi stanno
arrestando gli autori di post critici.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
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