Rapporto OCHA del periodo 20 settembre- 3 ottobre
Il
25 settembre, in una prigione israeliana, dopo 13 anni di detenzione è
morto un detenuto palestinese di 40 anni, originario del villaggio di
Ya’bad (Jenin). Secondo fonti ufficiali palestinesi, la morte sarebbe da
attribuire al peggioramento dello stato di salute ed alla mancanza di
cure mediche;
tale versione viene contestata dalle autorità israeliane.
Il 29 settembre, a Beit Hanoun (Striscia di Gaza), un trentenne
componente di un gruppo armato palestinese è morto e altri tre sono
rimasti feriti, secondo quanto riferito, in conseguenza di un incidente
verificatosi in una galleria sotterranea. Il 27 settembre, nella
città di Nablus, nel corso di una operazione di ricerca-arresto, le
forze di sicurezza palestinesi hanno ucciso un palestinese e ne hanno
ferito altri tre.
Il 30 settembre, al checkpoint di
Qalandia, a nord di Gerusalemme, un palestinese ha aggredito con un
coltello le forze israeliane, ferendo un soldato. L’autore (28 anni),
proveniente dalla città di Kafr ‘Aqab (Gerusalemme), è stato ucciso nel
corso dell’episodio. Nelle due settimane di riferimento sono stati
registrati altri tre presunti attacchi palestinesi contro israeliani: un
16enne palestinese è stato ucciso, con armi da fuoco, ad un posto di
blocco volante all’entrata del villaggio di Bani Na’im (Hebron), dopo un
presunto tentativo di accoltellamento di un soldato israeliano; altri
due ragazzi palestinesi (14 e 15 anni) sono stati feriti, uno al
checkpoint di Jaljoulia (Qalqiliya) e l’altro presso l’insediamento
colonico di Kiryat Arba (Hebron), secondo quanto riferito, dopo aver
tentato di compiere aggressioni con il coltello. In entrambi i casi non
sono stati segnalati feriti israeliani.
In Cisgiordania, complessivamente, le
forze israeliane hanno ferito 75 palestinesi, soprattutto durante
scontri tra palestinesi e forze israeliane. Due soldati israeliani, a
quanto riferito, sono stati feriti da una bottiglia incendiaria durante
scontri nel campo profughi di Ad Duheisha (Betlemme). Inoltre, in un
episodio verificatosi nei pressi della Scuola Al Khalil, nella zona H2
di Hebron controllata da Israele, 40 studenti hanno inalato gas
lacrimogeno, subendo lesioni che hanno richiesto l’intervento medico.
Nella Striscia di Gaza, durante
scontri con lancio di pietre da parte palestinese, le forze israeliane
hanno ferito con armi da fuoco dieci civili palestinesi; gli scontri
erano scoppiati nei pressi della recinzione perimetrale tra Israele e
Gaza, nel corso di quattro diverse proteste. Inoltre, in almeno 28
occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento
verso persone presenti o in avvicinamento ad Aree ad Accesso Riservato
(ARA) di terra e di mare. Non sono stati segnalati feriti, ma è stato
interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori.
In Cisgiordania, durante il periodo
di riferimento, le forze israeliane hanno condotto quasi 200 operazioni
di ricerca ed hanno arrestato circa 300 palestinesi, tra cui 18 minori;
alcune delle operazioni hanno innescato scontri violenti. Nei
governatorati di Betlemme, Hebron e Gerusalemme sono stati registrati i
più alti numeri di operazioni e di arresti. A Gerusalemme, la polizia
israeliana ha emanato ordini di interdizione all’ingresso nel Complesso
di Haram al Sharif / Monte del Tempio per 19 palestinesi: sei mesi per
cinque di loro, due settimane per i rimanenti.
Il 22 settembre, al checkpoint di
Gilbert, nella città di Hebron, le forze israeliane hanno impedito a 23
studentesse di attraversare per recarsi a scuola. Inoltre, dopo una
presunta aggressione con coltello vicino al checkpoint, le forze
israeliane hanno dichiarato l’area “zona militare chiusa” e, per dieci
giorni, hanno negato a due famiglie l’accesso alle loro case. Le forze
israeliane hanno anche chiuso gli ingressi principali di sette villaggi
ed impedito l’accesso veicolare alla strada 60 a più di 40.000 persone,
soprattutto nel tratto compreso tra i checkpoint di Huwwara e di
Za’atara (Nablus).
In Cisgiordania, durante il periodo di riferimento, a
causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele,
le autorità israeliane hanno demolito 46 strutture, 16 delle quali erano
state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti
demolizioni; fra esse un’aula scolastica e un parco giochi nella
comunità beduina di Abu Nuwar (governatorato di Gerusalemme). Le
demolizioni hanno comportato lo sfollamento di 56 palestinesi, tra cui
25 minori, mentre altre 185 persone sono state coinvolte in modi
diversi. Due terzi di queste strutture sono state demolite tra il 26 e
il 28 settembre presso nove comunità palestinesi. L’episodio più grave
si è verificato a Khirbet Tell el Himma (Tubas), mentre 10 delle 16
demolizioni hanno avuto luogo nel governatorato di Gerusalemme.
Il 23, 29 e 30 settembre, 14 famiglie
palestinesi (73 persone, tra cui 30 minori) della comunità Humsa al
Bqai’a nella Valle del Giordano settentrionale (Tubas) sono state
evacuate dalle loro case per cinque ore al giorno, per dare spazio ad
esercitazioni militari israeliane. L’Amministrazione Civile israeliana aveva consegnato a queste famiglie gli ordini di evacuazione il 22 settembre.
In Al ‘Isawiya, zona di Gerusalemme
Est, a causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da
Israele, l’Amministrazione Civile israeliana ha consegnato nove ordini
di demolizione nei confronti di nove edifici, ponendo 40 famiglie
palestinesi sotto minaccia di sfollamento. Altri dieci ordini di arresto
lavori sono stati emessi a Khirbet ad Deir (Betlemme), Khallet Al Hajar
(Hebron), e nei villaggi di Al Funduq e Jinsafut, entrambi in
Qalqiliya.
Sono stati registrati cinque presunti attacchi di coloni israeliani che hanno provocato danni a proprietà palestinesi.
In particolare: ulivi palestinesi nei villaggi di As Sawiya e Yatma
(Nablus); altri 20 ulivi in Jinsafut (Qalqiliya); incendi di terreni
coltivati nel villaggio di Yanun e di materiali da costruzione nel
villaggio di Burin, entrambi in Nablus. Secondo i media israeliani,
si sono verificati anche tre episodi di lancio di pietre da parte
palestinese contro veicoli israeliani, con lievi danni alla
metropolitana leggera di Gerusalemme e ad altri due veicoli: uno vicino
al villaggio di Beit Liqya sulla strada 443, l’altro nei pressi della
Barriera di sicurezza dell’insediamento colonico di Psagot, entrambi in
Ramallah.
Durante il periodo di riferimento il
valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato eccezionalmente
aperto per tre giorni (21-23 settembre) in una sola direzione, secondo
quanto riferito, principalmente per consentire il rientro a Gaza di
2.290 pellegrini. Secondo le autorità palestinesi di Gaza,
dall’inizio del 2016, circa 27.000 persone sono registrate e in attesa
di uscire da Gaza attraverso Rafah.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
Associazione per la pace – Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it; Web: https://sites.google.com/site/assopacerivoli
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