Rapporto dal campo per i rifugiati “la Giungla” a Calais, Francia

 
 
 
 
 
Rapporto dal campo per i rifugiati “la Giungla” a Calais, Francia Di Sabia Rigby 26 ottobre 2016 “Ero in carcere con un libico, i suoi amici sono arrivati
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Di Sabia Rigby
26 ottobre 2016
“Ero in carcere con un libico, i suoi amici sono arrivati e hanno fatto irruzione lì e ci hanno lasciato  andar via. C’erano combattimenti dappertutto. Auguratevi di stare in prigione con i libici perché non riconoscono il governo attuale e faranno quello che vogliono.” (parole dette da un rifugiato nella “Giungla”).
Il 42% delle persone che sono arrivate nella  Giungla provengono da varie parti del Sudane del Sud  Sudan che sono in guerra; il 32 viene dall’Afghanistan. Altri dalla Siria, dallo Yemen, dal Kurdistan iracheno, dal Pakistan, dall’Eritrea, dall’Etiopia, dall’Egitto, e da altri paesi; hanno  attraversato  un numero di paesi compreso tra i 6 e i 13 per arrivare a Calais, con l’obiettivo finale di raggiungere il Regno Unito. Una coppia stava cercando di  attraversare in treno. Il fidanzato era riuscito  a salire, lei è saltata,  ha   le braccia attorno  a lui, ma non è riuscita a mettere sul treno la metà inferiore del corpo, ed è stata tagliata a metà. Il ragazzo è stato traumatizzato dalla sua tragica morte. In un altro caso un fratello e una sorella tentarono  di passare nel Regno Unito su un camion, ma sono stati entrambi investiti sulla strada; il fratello è morto e lei è all’ospedale. La maggior parte delle persone  provenienti dalla Giungla, e che sono in ospedale, sono stati feriti in incidente mentre tentavano di arrivare nel Regno Unito. Fratture delle ossa e profondi tagli sulle braccia, le gambe e  le dita, sono le ferite più comuni. Le squadre di volontari  hanno continuato a fare visita ai rifugiati; ne abbiamo visitati 16 ogni volta, e durante una normale settimana li andiamo a trovare due volte a settimana. Portiamo a loro cibo e articoli per l’igiene personale e, a quelli che abbiamo conosciuto di più, cerchiamo di portare un regalino. La settimana scorsa abbiamo passato del tempo nella Giungla, dando informazioni a ogni comunità. Per prima cosa il governo di Calais ha ottenuto il diritto di chiudere qualsiasi attività commerciale nella Giungla: ristoranti, negozietti di barbieri, bancarelle di verdura, e negozi di sigarette. Seconda cosa, chiunque continui a svolgere un’attività commerciale, potrà essere  e sarà arrestato.  Con l’aiuto di altre persone appartenenti a oltre venti organizzazioni, tra le quali: L’Auberge des Immigrants, Secour Catholique, Refugee Youth Center e The Migrants’ Law Project, abbiamo condiviso degli opuscoli che contengono informazioni sui diritti legali che ha ogni persona in caso venga arrestata o maltrattata. Queste informazioni sono state tradotte e stampate nelle lingue araba, inglese, amarica, farsi e pashtu.
Si ipotizzava che il campo La Giungla venisse smantellato il 17 ottobre. Invece il governo ha spostato la data al 24 perché questo dato loro il “tempo” di capire che cosa fare  con i minori non accompagnati. L’idea è di registrare il maggior numero di minorenni. Alcuni giovani hanno aspettato più di un anno per riunirsi alla famiglia.
Un volontario ha paragonato questo modo di procedere a un bambino che fa i compiti sull’autobus che lo porta a scuola, dopo aver avuto settimane di tempo per farli.
Il 24 ottobre sono state messe in atto le file per la registrazione: minori, famiglie, persone vulnerabili che soffrono di problemi fisici e mentali, e infine coloro che desiderano cercare asilo in Francia, sono tutti messi in fila. Il governo pensava che ne avrebbe registrati 3000, ma è riuscito a fare soltanto 1200 registrazioni. Si suppone che oggi la polizia sia inglese che francese inizi a smontare tutte le abitazioni  nella Giungla. Hanno iniziato a distruggere le abitazioni  nel quartiere sudanese. Le file per la registrazione continueranno fino a un nuovo avviso.
Abbiamo chiesto a dei minori che conosciamo meglio, informazioni sul loro iter per la registrazione. Molti si sono registrati e ora stanno nei container che si suppone non vengano demoliti. Uno dei bambini a cui mi sono affezionata soffre di forti ansie. Ogni giorno mi ricorda il suo viaggio a Calais e le situazioni orribili che ha affrontato in Libia, quando i suoi terrori sono cominciati. Le file sono troppo lunghe. Oggi non ha fatto la registrazione. Proverà di nuovo alla fine del pomeriggio o domani mattina. Sono nervosa per tutti. C’è così tanta disinformazione; i rifugiati della Giungla e di alti campi, come quello di Isberg, ascoltano rapporti diversi che poi condividono tra di loro. Le tensioni crescono perché neanche noi possiamo garantire loro nulla. Anche a noi danno informazioni limitate. Vi fidereste di qualcuno che non può darvi nessuna garanzia?
Sabia Rigby coordina Voices for Creative Nonviolence (www.vcnv.org). Fa la volontaria presso  la Residenza Cattolica per i lavoratori, Madre Maria Skobstova, fondata da  Padre  Johannes Maertens, a Calais.
Nella foto: inizia lo sgombro della Giungla
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/report-from-the-refugee-camp-in-calais-france-the-jungle
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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