Noam Chomsky, :La Siria: una “difficile” serie di alternative
La
Siria: una “difficile” serie di alternative Di Noam Chomsky, Saul
Isaacson e Dan Falcone 28 ottobre 2016 Con il recente inserimento del
potere militare
znetitaly.altervista.org
Alla luce di questi sviluppi, gli insegnanti di New York, Saul Isaacson e Dan Falcone, di recente si sono incontrati con il Professor Noam Chomsky nel suo ufficio al MIT, per parlare della Siria e della politica estera statunitense.
Saul Isaacson: Alla luce dei recenti sviluppi, nel blitz di propaganda mediatica contro il Presidente siriano Bashar al-Assad, lei è preoccupato che una presidenza Clinton cercherebbe di affrontare la Russia, su suolo siriano – vediamo ora le salve iniziali?
Noam Chomsky: Ne dubito parecchio. I russi hanno una posizione inespugnabile. Ciò che stanno facendo è piuttosto orribile, ma non c’è modo di bloccarlo se non con una guerra nucleare che non si farà. Penso quindi che l’Occidente starà a guardare.
Lei non considera la Siria come il prossimo luogo dove installare una democrazia o cercare quello che definiscono il “cambiamento di regime?”
Soltanto se si vuole distruggere il mondo. C’è una considerevole presenza militare russa che non si può fronteggiare.
Quindi è la vecchia dottrina della Guerra Fredda: quando i Russi fanno un passo avanti, la politica americana deve essere pronta a muovere un passo indietro, e vice versa. C’è molta preoccupazione tra gli scrittori progressisti che questa dottrina provocherà uno scontro con i Russi.
NC: c’è preoccupazione, ma è in senso sbagliato. Voglio dire: non mi piace affatto la Clinton, ma penso che venga realmente demonizzata. Non è peggiore dei leader europei. Quindi, per esempio, in Libia è stata terribile, ma l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy e l’ex Primo ministro del Regno Unito, David Cameron, erano peggiori. Riguardo a certe cose, la Clinton è sorprendentemente pacifista…C’è una fuga di notizie circa una discussione privata che ha avuto con un paio di persone contrarie al nucleare, specialisti della sicurezza nazionale che criticavano l’incremento del nucleare – non il Segretario alla difesa con il Presidente Bill Clinton, cioè William Perry, ma l’ex funzionario del Dipartimento della Difesa, Andrew C. Weber – e lei è stata, probabilmente, accomodante con loro, ma le affermazioni che ha fatto non erano brutte – se le si fanno grosse pressioni e si fa in modo che persegua ciò ha detto, avrebbe un senso.
E quindi la Clinton ha espresso un po’ di scetticismo riguardo al piano di modernizzazione nucleare di Obama, da un trilione di dollari. Si è dichiarata contraria alla parte più pericolosa di questo – lo sviluppo di missili nucleari più piccoli a punta che possono essere adattati, ridimensionati per uso sui campi di battaglia. Si è opposta a questo e ha fatto un paio di altre osservazioni ragionevoli che erano probabilmente dette come reazione al pubblico presente, dato che i politici dicono ciò che la gente vuole sentire, ma era una cosa riguardo alla quale potevano farle pressione i movimenti popolari – “OK, siete noti per pensare questo, quindi basta così.”
Lei crede che anche la Siria e Assad stiano venendo demonizzati dalla stampa? Crede che i barili bomba, per esempio, siano fatte cadere da Assad?
NC: Ci sono prove consistenti di questo. E’ piuttosto orribile. In questo caso non penso che Assad sia realmente demonizzato. E’ abbastanza terribile.
Molti osservatori stanno difendendo Assad (per esempio, guardi la discussione di Mike Whitney sul “progresso” di Putin in Siria) e dicendo che questo non è un luogo per costruire un nuovo regime, e talvolta fanno l’esempio della Libia e dell’Iraq.
NC: Questa è una questione a parte. Neanche [Muammar] Gheddafi era una brava persona, ma non c’era motivo di distruggere il suo paese. Tuttavia, in questo caso, non è neanche una scelta; infatti, se tentasse qualsiasi cosa come quelle fatte in Libia, ci sarebbe una guerra mondiale.
Di recente, Obama ha inviato qualcosa come altre 250 truppe in Iraq. Penso che ora siano 5.000. Questo la preoccupa? Ovviamente, c’è questo incremento per attaccare Mosul.
NC: Mi preoccupa, ma per ragioni che in realtà sono state espresse bene in un editoriale sul New York Times, di Jamal al-Dhari. Il fatto è che quando le forze appoggiate dagli Stati Uniti attaccarono Ramadi e Fallujah, praticamente le distrussero. Queste sono le principali città sunnite. E Mosul è l’ultima città sunnita. Questo è ciò che ha detto al-Dhari: se voi annientate questo luogo, il fatto getterà le basi per un conflitto molto più violento. Se distruggete soltanto le cose senza guardare le radici di ciò che c’è qui, le cose peggioreranno. Ecco perché l’ISIS ha avuto origine da al-Qaida in Iraq. Distruggete una cosa, non occupatevi delle cause, e le conseguenze saranno peggiori.
Lei spera che avremo un approccio più ampio che soltanto quello militare con Hillary Clinton?
NC: Non realmente, ma non è facile dire che cosa fare. L’ISIS è piuttosto orribile, ma bisogna soltanto occuparsi delle sue radici…l’intero conflitto basato sulle etnie e sulle sette religiose, e che è stato un conseguenza della Guerra in Iraq. Le popolazioni sunnite si sentono davvero minacciate dalla maggioranza sciita e dalle milizie sciite. E a meno che non si faccia qualcosa per arrivare a un’intesa, laggiù la situazione sarà piuttosto violenta.
C’è una qualche speranza di operare con la Russia riguardo a questo?
NC: Potrebbero esserci delle speranze. Nel caso della Siria, semplicemente non ci sono alternative (nessuna alternativa realistica, a meno di distruggere la Siria) all’avere un qualche tipo di governo di transizione con Assad che certamente sarebbe coinvolto, forse al potere. E’ brutto, ma non c’è alternativa. Il mio buon amico Gilbert Achcar ha pubblicto un articolo sul settimanale The Nation dove dice – anche se lo ha scritto prima del cessate il fuoco – che questo non durerà mai, perché, fino a quando Assad rimarrà al potere, l’opposizione continuerà a combattere fino alla morte della Siria. Quindi dice che dobbiamo fare qualcosa per togliere Assad dal potere, ma non si può fare. Questo è il problema.
E’ una serie di alternative così difficile.
NC: E’ piuttosto difficile, sì. E per la Siria è proprio spaventosa. E l’unica salvezza è che, se si guarda alla storia, alla fine della Prima guerra mondiale, in Siria la situazione era più o meno brutta come quella di adesso, e probabilmente ha avuto le peggiori perdite per persona di qualsiasi paese del mondo durante la Prima guerra mondiale. E’ stata molto brutale , con centinaia di migliaia di persone uccise. Allora era un paese molto più piccolo, ma si sono ripresi in qualche modo, quindi è concepibile, ma è piuttosto tremendo. Ed è proprio molto difficile pensare a qualsiasi consiglio da dare. Voglio dire, non so che cosa avrebbe potuto fare Obama che possa essere migliore di quello che ha fatto.
Daniel Falcone è un giornalista indipendente, intervistatore, ricercatore, attivista e insegnante. Ha un master di primo livello in Stoia moderna americana e ha iniziato a intervistare intellettuali noti al pubblico come Howard Zinn e Noam Chomsky dopo l’11 settembre 2001. Scrive per varie pubblicazioni che trattano di vicende di attualità, scienza politica, stori e istruzione. Insegna e risiede a New York.
Saul Isaacson ha studiato alla Columbia University e all’ Università della Pennsylvania. Ha insegnato inglese alla Trinity School a New York per oltre 20 anni. A parte il suo interesse per le vicende di attualità, Isaacson è un avido sostenitore della cinematografia.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Originale: https://zcomm.org/znetarticle/syria-a-grim-set-of-alternatives/
Fonte: Truthout
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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