Il cardinale Fossati e gli ebrei torinesi durante le persecuzioni razziste

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7 ore fa - Il cardinale Fossati e gli ebrei torinesi. Su Avvenire un'anticipazione di un testo pubblicato dal settimanale cattolico La voce e il tempo 


Avvenire
Gian Mario Ricciardi
II caso. Il cardinale e il libraio, la rete segreta per gli ebrei della Mole
Anticipiamo qui ampie porzioni dell’articolo che viene pubblicato oggi da “La voce e il tempo”, settimanale cattolico dell’arcidiocesi di Torino, che rievoca un episodio sconosciuto della vasta attività in favore degli ebrei del cardinale Maurilio Fossati (187-1965), qui in collaborazione con il libraio Attilio Zanaboni. L’arcivescovo di Torino è stato chiamato in causa nei giorni scorsi da un articolo apparso su”La Stampa” in cui una ricercatrice lo accusava di antisemitismo sulla base di citazioni di una lettera inedita. Una tesi a cui ha risposto – pubblicando integralmente i documenti – l’ “Osservatore Romano” con un ampio articolo di monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano.
Dopo le leggi razziali l’arcivescovo torinese Fossati e Attilio Zanaboni produssero documenti falsi consegnati alla sinagoga
C’è una storia “segreta” nel-la vita del cardinal Maurilio Fossati. Una vicenda che si dipana negli anni delle leggi razziali, con discrezione e forza, con umiltà e concretezza. Io ne sono testimone unico avendola raccolta per i miei scritti e per la Rai. È una vera e genuina testimonianza dell’impegno della Chiesa di Torino, accanto agli ebrei. Eccola. Ogni giorno Attilio Zanaboni apriva la sua libreria in corso Vittorio Emanuele a Torino. L’ha fatto per una vita. Pochi sanno che, negli anni dell’occupazione nazista e delle leggi razziali, dietro quelle vetrine colme di romanzi e di trattati sono passati i documenti contraffatti che hanno permesso a centinaia di ebrei di scappare evitando deportazione e morte. Dunque, 1938, comincia la persecuzione degli ebrei. Il libraio non ha dubbi: qualcosa farà per aiutarli. Glielo dice il cuore, glielo dice la dignità. Da tempo stampa le lettere pastorali e gli scritti del cardinale Maurilio Fossati. Ha quindi un filo diretto con la curia. Lo adopera. Alla porta del vescovo bussano in molti per chiedere aiuto: un passaggio sicuro per la Svizzera, un nascondiglio nei seminari o nelle case della diocesi sparse per Torino e le località della provincia Il cardinale parla con il rabbino, il professor Disegni. Non è facile mettere a punto un sistema che non insospettisca i ferrei controllori nazifascisti e passi inosservato alle tante spie. Il piano c’è. Entra in scena Piera Zanaboni, la figlia. Così, una volta o due la settimana il padre la chiama e le dice: «Dovresti andare dal cardinale e consegnarle questa busta». Lei esegue, assolutamente ignara. Raggiunge la segreteria del vescovo, parla con monsignor Barale (oggi Giusto tra le nazioni, ndr) che la coordina, ma la busta la consegna esclusivamente nelle mani di monsignor Fossati. Deve pronunciare una frase che è la parola d’ondine: «Ci sono le bozze da correggere». «Grazie – è la risposta – torni tra tre giorni». Piera lo fa. Ritira la busta nella quale sacerdoti e suore che aiutano gli ebrei hanno inserito documenti ben contraffatti da abili amanuensi. Tornata in corso Vittorio, la giovane (aveva vent’anni), aspetta. Aspetta che suo padre avvisi il rabbino. La sinagoga è proprio dietro la libreria, in via San Pio V. Basta un bigliettino lasciato cadere oltre la cancellata. È quello il segnale che il pacco di passaporti sta arrivando. Piera si presenta all’ingresso della comunità ebraica La riceve il professor Disegni che però la fa uscire da un’altra porta su una strada sul retro. Solo allora Piera capisce. Capisce e continua la sua attività di staffetta nella Torino presidiata dalle camionette dei nazifascisti, ma soprattutto esposta ai sospetti di tanti delatori. «Non importa – ha raccontato – sapevo di fare una cosa rischiosa ma necessaria, vera, indispensabile». E va avanti così per anni: una due volte la settimana, sotto lo sguardo discreto ma vigile del padre. Porta le “bozze” che riprende trasformate in lasciapassare. Centinaia gli ebrei che grazie a questo corridoio hanno potuto evitare con le famiglie i rastrellamenti e le deportazioni nei campi di concentramento. Attilio Zanaboni, un uomo normale che ha fatto una scelta eccezionale, rischiosa, controcorrente. La sua è la storia di un uomo “giusto”condivisa con un uomo di Dio. Una storia dimenticata finchè la figlia Piera ha deciso nel 2002 di raccontarla. A me.

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