Gideon Levy: Pace è giustizia, e la giustizia non ha bisogno di un partner
di Gideon Levy
Haaretz – 16 ottobre 2016
Israele non è nelle condizioni di chiedere una controparte per porre fine all’occupazione.
Deve porre fine all’occupazione. Non ha il diritto di porre condizioni prima di farlo.
Uno
dei principali argomenti della propaganda israeliana – che non c’è una
controparte per la pace – è anche uno dei peggiori. Infatti c’era, c’è e
ci sarà un partner. Ma lasciamo perdere. Non c’è bisogno di nessun
partner.
Molti
israeliani ipocriti dicono di volere così fortemente i due Stati e di
essere così contrari all’occupazione, – e poi arriva lo straziante
lamento, che porta tutta la tristezza del destino ebraico – ma non c’è
una controparte. Se solo ci fosse. Se solo. E’ disposto a tutto per la
pace, ma non c’è nessuno con cui farla. E così egli deve, è obbligato
contro la propria volontà, vittima miseranda che non è altro, a
continuare l’occupazione. Negli ultimi anni questo discorsetto è
diventato un trucco centrale della propaganda di Sion. Con l’eccezione
dell’estrema destra, che afferma apertamente che vuole l’apartheid per
sempre perché la nazione ebraica è superiore, tutti l’utilizzano.
La
verità è che non c’è una controparte per continuare l’occupazione. Non
c’è una controparte per l’interminabile dilazione e per le tattiche di
rifiuto da parte di Israele. Non c’è una controparte per il ridicolo
discorso di Israele sulla richiesta di riconoscimento come Stato
ebraico, così come non c’è una controparte per le altre vuote richieste
di Israele. Non c’è una controparte per l’incredibile insolenza ebraica [chutzpah, in yiddish] della
richiesta di Israele per negoziati “senza precondizioni”, mentre la
madre di tutte le precondizioni, l’attività di colonizzazione, prospera
senza tregua.
Non
c’è una controparte per Gerusalemme eternamente unita, e non ci sarà
mai. Non c’è una controparte per le infinite richieste di sicurezza di
Israele, come se fosse la parte debole, vittima di violenza, la cui
sicurezza ed esistenza sarebbero in pericolo, piuttosto che il popolo
palestinese, contro cui le azioni di Israele possono essere solo
descritte come criminali.
E’
dubbio che si possa trovare un serio partner per la demilitarizzazione
unilaterale, nient’altro che un’insolenza ebraica: sicuramente non ci
saranno partner per lasciare la maggioranza dei coloni sul posto.
Non
c’era una controparte quando Israele si rifiutò per anni di parlare con
l’OLP e non ci sarà una controparte finché Israele continuerà a tenere
la gente di Gaza in una gabbia. Non c’era una controparte quando Israele
ha fatto tutto il possibile per schiacciare l’allora presidente
palestinese Yasser Arafat e non c’è una controparte dopo che Israele ha
fatto di tutto per trasformare il suo successore, Mahmoud Abbas, in una
penosa barzelletta agli occhi del suo popolo. Né ci sarà un partner,
finché continuerà l’occupazione – e non c’è niente di più violento – per
la richiesta di Israele che finisca la resistenza violenta.
In
breve, non c’è nessun partner. Come l’uomo che ha ucciso i suoi
genitori e poi chiede clemenza sulla base del fatto che è un orfano – la
classica definizione di insolenza ebraica- Israele ha fatto di tutto
perché non ci sia una controparte, e poi si lamenta perché non c’è un
partner.
In
effetti, non ce n’è bisogno. Per ristabilire la giustizia, non c’è
bisogno di una controparte. Israele non è nelle condizioni di chiedere
una controparte per porre fine all’occupazione. Deve terminare
l’occupazione. Non ha il diritto di fare richieste prima di farlo. Nella
nebbia della propaganda israeliana, queste fondamentali verità sono
state oscurate e dimenticate. Il semplice fatto che la vittima reale sia
il popolo palestinese è stato dimenticato. Sono loro in pericolo
mortale e loro vivono in condizioni disumane, il che dovrebbe essere
cambiato prima di qualsiasi altra cosa. Non dovrebbero essere poste
condizioni per restituire una parte della terra di un popolo, la sua
libertà e dignità. Deve essere esattamente il contrario. Prima
ripristinare la (parziale) giustizia per i palestinesi e poi parlare di
qualunque altra questione. Israele non ha mai avuto un uomo di Stato che
abbia cambiato tutto e si sia impegnato a porre fine all’occupazione
prima di qualunque altra cosa. Si è sempre iniziato con un calcolo delle
precondizioni poste da Israele. E’ sempre finita col dire che non c’è
una controparte.
La
controparte apparirà dopo. Dato che la maggior parte, non la totalità,
del popolo palestinese vuole vivere in pace con Israele – 30 anni di
copertura giornalistica dell’occupazione mi hanno persuaso di ciò, senza
ombra di dubbio – è molto probabile che si troverà una controparte per
porre fine all’occupazione. E sennò, tanto peggio per Israele. Ma
neanche questo può assolverlo dai suoi obblighi di porre termine
all’ingiustizia ed al male.
(traduzione di Amedeo R
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